L’ambientazione perfetta

citta-sul-ponteA distanza di due anni dall’articolo A come ambientare ritorno a parlare di un aspetto fondamentale della narrazione: l’ambientazione perfetta.

Intanto chiariamo cosa intendo con il termine “perfetta”, non vorrei indurvi a credermi una perfettina nell’accezione negativa del termine. Niente di più lontano.  In ogni ambito,  da sempre, perseguo il fascino discreto dell’imperfezione.

Per quanto riguarda l’ambientazione delle mie storie, invece, ogni volta devo riflettere e soffrire molto, occupando la gran parte del tempo in ricerche estenuanti, prima di  scegliere quella che secondo me potrebbe essere l’ambientazione che calza a pennello.

La potenza dell’immaginazione

Io amo scrivere racconti. Sul blog, in una pagina dedicata, ne ho pubblicati alcuni, molti altri li riservo a concorsi e contest. I pochi che ho inserito credo abbiano l’ ambientazione giusta . Dove avrei potuto ambientare la storia dello scrittore semi fallito e ubriacone se non nella Dublino di Joice? O la ghost-story dalle tinte decisamente noir, se non in una brumosa città old America? Per trovare l’ambientazione più adatta non mi scoraggio di fronte  ai confini naturali e politici del Pianeta Terra. So che questo farà inorridire i sostenitori dell’ambientazione nostrana della serie “Scrivi come mangi…”. Io la penso esattamente al contrario: nessun limite alla potenza dell’immaginazione, soprattutto in un contesto, quello attuale, che non lesina metodi per reperire montagne di informazioni. Il grande Salgari, che qualcuno immagina esploratore, in realtà non si mosse mai dall’Italia. Ambientò le sue opere nell’esotico oriente  contando esclusivamente su atlante, enciclopedia e una straordinaria fantasia. Non per niente è  annoverato tra i più grandi scrittori italiani!

Come creare l’ambientazione perfetta?

Prima di tutto armandoci di tanta passione. D’altra parte chi scrive non potrebbe farlo se non ne possedesse una smisurata. La passione è un motore efficace in ogni impresa, ci guiderà presto e bene a capire in quale ambiente collocare i nostri personaggi. A quel punto immaginiamoli usare la lingua del posto, abbracciare la mentalità del popolo che vi abita dotandoli  di vita, non di una vita qualsiasi, ma di quella particolare esistenza che solo in un luogo specifico si può vivere. Capite? Non è come mettere il dito su un mappamondo  e lasciare la scelta al caso. Dietro vi è una lunga ricerca, un profondo studio, niente deve essere improvvisato. Se i nostri eroi sono di origine calabrese, dobbiamo,  dopo la scelta di una città e di un piccolo paese, approfondire la toponomastica del luogo, i nomi e i cognomi più ricorrenti, il tipo di dialetto usato, per inserire di tanto in tanto un modo di dire o un proverbio. Le nostre ricerche dovranno includere feste, tradizioni particolari, cibi e vini, insomma uno studio a 360 gradi che renda la storia più verosimile possibile.

 E la geografia?  

Ha la sua importanza, naturalmente. Se Manzoni non avesse conosciuto il territorio di Lucia Mondella, non avrebbe potuto scrivere così dettagliatamente  l’Addio ai monti (Cap.VIII de I Promessi Sposi). Certo, conoscere dal vivo il luogo che intendiamo descrivere ha i suoi vantaggi, ecco perché uno scrittore oltreché leggere dovrebbe viaggiare molto. Ma per quanto si possa viaggiare, non arriveremo mai a conoscere tutto il mondo. E siccome, ripeto, non intendiamo porre limiti alla potenza dell’immaginazione, sopperiremo alle scarse conoscenze di un paese con Internet e pubblicazioni specializzate. Il magnifico libro Seta di Baricco  , in cui il protagonista attraversa il mondo alla ricerca di un luogo, è illuminante per capire come lavorare sull’ambientazione.

Conclusioni

Sono appena rientrata da un breve viaggio in una città dai mille volti: Napoli. Poche volte sono rimasta così impressionata da un luogo: Napoli è di una bellezza struggente, piena com’è di contraddizioni, di meraviglie ma anche di ferite. E le città ferite colpiscono al cuore. Potrebbe diventare l’ambientazione perfetta per il prossimo racconto. Ne sento già il richiamo e qualcosa dentro comincia a muoversi. La preziosa moleskine con gli appunti di viaggio, le foto dello smartphone e una bella dose di fantasia mi saranno di aiuto.

Cari scrittori, fate che ogni viaggio non sia un insensato girovagare, bensì un tesoro d’ispirazione, ma non dimenticate mai di condire tutto con un’inesauribile fonte: la vostra immaginazione!

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

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