I grandi libri (prima parte)

bambino libri‘Non lascerai che passi giorno senza rileggere qualcosa di grande’ Stephen_Vizinczey

Ecco un’affermazione che fa riflettere. E diventa un prezioso monito per l’anno nuovo.

Piccolo esercizio di sincerità: da quanto tempo non sfogliate una pagina dei  grandi libri del panorama mondiale?

Se ogni giorno avete l’abitudine di rileggere un brano dei classici che pullulano di vita, nonostante il tempo, nella vostra libreria, questo post non fa per voi! La strada per il successo è tracciata. Uno scrittore, infatti, non può prescindere da un solido bagaglio di letture quotidiane, lo sappiamo bene.

Per tutti gli altri, ecco di seguito alcuni estratti di grandi libri che hanno lasciato una traccia nel mio immaginario e che spesso torno a leggere per non dimenticare.

Anna Karenina (L. Tolstoy)

Era come se tutte quelle tracce del suo passato lo avessero afferrato dicendogli: “No, non ci lascerai, non diventerai un’altra persona, resterai quello che eri: coi tuoi dubbi, con la continua insoddisfazione personale, coi vani tentativi di correggerti, con le cadute e l’eterna attesa della felicità che non ti è stata data e che per te non è possibile”.

 

Piccole donne (L.M. Alcott)

 Sempre si giravano indietro prima di svoltare l’angolo, poiché la mamma sempre era alla finestra ad annuire e a sorridere, facendo cenni con la mano.In un certo senso era come se fosse loro impossibile trascorrere la giornata senza quel gesto, poiché, qualunque fosse il loro umore, l’ultima occhiata al quel volto materno, influiva su di loro come la luce del sole.
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Jane Eyre (Charlotte Brontë)

Le mani della signora Reed giacevano ancora sul lavoro inattive. Il suo occhio di ghiaccio stava fisso su me.
«Che altro hai da dire?», chiese in un tono che si adopera comunemente con un avversario adulto e non con una bambina.
Quello sguardo e quella voce eccitarono tutta l’avversione che sentivo.
Tremando dalla testa ai piedi e in preda a una forza irrefrenabile, continuai:
«Sono contenta che lei non è mia parente. E non la chiamerò più zia finché vivrò.
Non verrò mai più a trovarla, quando sarò grande. E se qualcuno mi chiederà se la amo e come lei mi ha trattata, gli dirò che solo il pensiero di lei mi fa ammalare, e che mi ha trattata con crudeltà indegna».
«Come osi affermare questo, Jane Eyre?»
«Come oso affermarlo, signora Reed? Perché è la verità. Crede che non abbia sentimenti, che possa vivere senza un poco di affetto e di bontà? Ma non posso vivere così! E lei non ha pietà.
Ricorderò fino all’ultimo giorno di vita come mi respinse, con che durezza e violenza mi respinse, nella camera rossa, e mi ci chiuse, nonostante la mia angoscia, nonostante gridassi e invocassi disperata: “Abbia pietà! abbia pietà, zia Reed!”.
E quella punizione me la diede perché quel cattivaccio di suo figlio mi aveva picchiata e gettata per terra per nulla!
Dirò tutto a tutti quelli che me lo chiederanno.
La gente crede che lei è una donna buona, ma invece è cattiva, senza cuore.
Lei, sì, è finta.
La coscienza di Zeno  (I. Svevo)

Mi colse un’inquietudine enorme. Pensai: “Giacché mi fa male non fumerò mai più, ma prima voglio farlo per l’ultima volta”. Accesi una sigaretta e mi sentii subito liberato dall’inquietudine […] Finii tutta la sigaretta con l’accuratezza con cui si compie un voto. E, sempre soffrendo orribilmente, ne fumai molte altre durante la malattia. Mio padre andava e veniva col suo sigaro in bocca dicendomi: – Bravo! Ancora qualche giorno di astensione dal fumo e sei guarito! Bastava questa frase per farmi desiderare ch’egli se ne andasse presto, presto, per permettermi di correre alla mia sigaretta.

https://www.amazon.it/coscienza-Zeno-Italo-Svevo/dp/8806222449

Spero di avervi motivato a leggere i quattro grandi libri proposti, o almeno, a ripercorrere le pagine che hanno lasciato qualcosa di grande in voi. Tornerò ancora sull’argomento presentandovi estratti di altri noti capolavori. Vi auguro un 2017 pieno di letture importanti!

 

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

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