Molti di noi, affetti dall’inguaribile malattia dello scrivere, partecipano ai concorsi letterari. Ogni anno ve ne sono tanti e per tutti i gusti: una giungla. Nonostante gli insuccessi o i successi parziali, i soliti di prima continuano a parteciparvi. Perché?
Premessa
Non tutti i concorsi sono validi. Per esempio tra quelli a pagamento, alcuni sono solo concorsi fittizi organizzati per estorcere soldi ai partecipanti. Per evitare imbrogli, se davvero si vuol partecipare, si prenda in considerazioni solo i concorsi banditi da una solida e comprovata organizzazione: una casa editrice, un’associazione culturale o una fondazione riconosciute a livello nazionale.
Perché partecipare?
Torniamo alla domanda originaria a cui risponderemo con un decalogo semiserio
- Ho un’opera nel cassetto che sta facendo la muffa, finalmente ho un buon motivo per rispolverarla
- Desidero che il mio manoscritto sia letto da altri che non siano i miei soliti quattro amici
- Cerco un riscontro sulla bontà di ciò che ho scritto. Si sa che ogni scarrafone… ora è giunto il momento di conoscere un giudizio obiettivo
- Devo crescere nello stile e nella qualità dei contenuti: quale occasione migliore per provare a fare una revisione seria dell’opera con le annesse e temute “sforbiciatine”?
- Ricordo che sono il signor nessuno e probabilmente tornerò a esserlo anche alla scadenza del concorso
- Tento un percorso diverso da quello canonico del contattare le Case Editrici che poi è come vincere alla lotteria
- C’è in palio la pubblicazione in versione digitale, meglio che nulla…
- C’è in palio la pubblicazione cartacea, hai visto mai?
- C’è in palio un gruzzoletto: sarebbero i primi soldi che ho guadagnato con la scrittura. Pochi ma densi di valore
- Non c’è in palio niente: comunque ho tirato fuori il manoscritto e l’ho revisionato. Mi sentirò meglio.
Concludendo:
Siete anche voi dei partecipanti assidui dei concorsi letterari? Perché vi partecipate?
Scrivete il vostro personale decalogo