Il potere segreto dei nomi

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La scelta del nome da affidare  ai personaggi o ai luoghi di un racconto è uno degli elementi per il quale lo scrittore si arrovella di più. In inglese, questa ricerca si chiama naming e ai nostri tempi si riferisce soprattutto al settore del marketing specializzato nella ricerca dei nomi da dare a un prodotto industriale.

Nel caso dei prodotti, il naming è un’operazione fondamentale in quanto il successo di un’auto o di una merendina  passa attraverso il nome e una scelta infelice può determinarne il fallimento.

In narrativa la questione non è così estrema, un personaggio di nome Selvaggia, che come mestiere fa la commessa di un supermercato, può turbare sì il lettore catapultandolo in un contesto ambientale di altro tipo; in ogni caso non lo sconvolgerà al punto da fargli abiurare il libro. Nonostante questo, il naming non va sottovalutato.

In psicolinguistica i nomi sono delle entità che hanno il potere segreto di evocare immagini e sensazioni, in base alle lettere che lo costituiscono.

Il potere segreto dei nomi

Come entrando in un antro misterioso non si sa cosa ci aspetti, così è l’attesa provocata da un nome, sia esso di persona o di luogo. Il suono anticipa quello che ci aspettiamo dal personaggio perché il suo nome è capace di evocare nella nostra mente delle immagini. Saprà essere all’altezza delle aspettative del lettore?

La legge della psicolinguistica, infatti, ci mette in guardia sui legami che correlano i suoni e le immagini da esse evocate.

Le vocali EI  sono dinamiche e lievi, danno l’idea di movimento e di precarietà; la O, la A e la U, invece, proprio perché piene e rotonde, evocano pesantezza e staticità, ma anche durevolezza. Alcune consonanti, MN, evocano la tenerezza, RG, rigore, BP, fermezza e autorità e così via. Lo studio della psicolinguistica ci viene dunque in aiuto nella ricerca dei nomi da dare ai nostri personaggi. Il nome  di cui dotiamo il protagonista, proprio per le particolari caratteristiche sonore che detiene, è capace di scaturire nell’immaginario del lettore sensazioni che esulano dal contesto  narrativo e sono collegate al potere nascosto del nome stesso.

L’ onomastica

La disciplina che studia i nomi, la loro derivazione etimologica e culturale prende il nome di Onomastica. Le curiosità che emergono dallo studio etimologico dei nomi sono molteplici.

Adamo , nome biblico che per molti starebbe a indicare il significato di primo uomo, secondo gli studi di onomastica, invece, sarebbe generato dalla parola Humus, terra, a indicare che il primo uomo era modellato con il fango.

Nel Promessi Sposi c’è il famoso caso del renaming di molti dei suoi personaggi. Nelle prime edizioni i protagonisti si chiamavano Fermo Spolino e Lucia Zanella; nell’edizione definitiva diventeranno Renzo Tramaglino, tessitore di seta e Lucia Mondella. Un caso di naming e di renaming, a ben vedere, che è parte integrante del processo di rielaborazione del Romanzo. Nel momento in cui il Manzoni “risciacqua nell’Arno” la sua opera e provvede alla fiorentinizzazione della lingua, il nome Fermo, troppo lombardo, non va più bene. Manzoni ricorre a un nome, meno regionale, Renzo, appunto. Eppure nella scelta del nuovo nome, mantiene quelle che erano le caratteristiche iniziali. Fermo così come Renzo sono nomi brevi, hanno entrambi la consonante R e la vocale E le cui sonorità si sposano con la personalità del protagonista, sempre in spasmodico movimento.

Il nome determina il controllo

Il nome rende familiare un personaggio. Nel momento in cui lo si nomina, egli diventa parte della sfera esistenziale e su di esso vi s’imprime un controllo. D’altra parte nella Genesi non si scopre, che al momento della creazione, Dio nomina di volta in volta le Sue creature?

Nominare è più di un semplice affibbiare un nome qualsiasi; è, altresì, delineare la personalità o la natura delle persone o delle cose ai quali si dà vita.

La scelta dei nomi

La scelta del nome giusto, avrete senz’altro capito, non è cosa da poco. Dobbiamo tenere conto di tanti aspetti, tra i quali quelli messi in luce dalle riflessioni che abbiamo appena fatto. Vi sono delle linee guida che potremmo riassumere così:

  • tenere presente la personalità del personaggio (vedi qui) e scegliere per ognuno un nome evocativo a livello sonoro
  • anche senza estremizzare tra buoni e cattivi, i personaggi positivi dovrebbero contare su un nome che dia serenità, quelli negativi al contrario contenere suoni gutturali, sonoramente più decisi.
  • scegliere nomi corti per i personaggi con una personalità dinamica e volta al cambiamento, lunghi per i personaggi statici.
  • il nome e il cognome devono suonare bene nella loro globalità, cerchiamo di evitare le brutte allitterazioni come Rosa Rasi o Fabio Banfi.
  • fare attenzione anche agli effetti comici di scelte infauste di nome e cognome insieme – e gli esempi abbondano anche nella realtà – che al di fuori di un contesto umoristico, stonano.

Per concludere

In conclusione, il naming non è un elemento secondario della costruzione dei personaggi, è errato sottovalutarlo, ricorrendo per esempio, come ha sostenuto un famoso scrittore in un’intervista televisiva, ai titoli di coda di un film.

D’altra parte illustri predecessori come Manzoni, Pirandello e Svevo ce lo insegnano. Quest’ultimo, per esempio, chiamò il protagonista della Coscienza, Zeno Cosini. Non fu una scelta casuale: Zeno, nome breve, doveva incarnare la dinamicità delle diverse sfaccettature della personalità del protagonista e incarnarne la precarietà. Inoltre la lettera Z doveva anteporsi alle A dei nomi delle protagoniste femminili, tra cui la moglie Ada. Infine il cognome: Cosini, pare riferirsi a quella perdita d’identità che proietta il personaggio nel mondo indifferenziato delle cose.

E voi, come scegliete il nome da dare ai personaggi dei vostri racconti?

#naming #personaggi #nomi in un racconto

 

 

 

 

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

2 Risposte a “Il potere segreto dei nomi”

  1. Per me quello dei nomi è sempre un cruccio! In questo momento sto scrivendo un romanzo ambientato nella mia terra. Partendo da un’antica leggenda mi sto inventando tutta una storia, ma ho seri dubbi sull’uso di cognomi locali…

    1. Ciao Kinsy. In genere i cognomi della propria terra sono i più familiari.
      Quello dei nomi è un aspetto che non va sottovalutato, fai bene ad approfondire.

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