Il processo creativo

fa-parte-di-me-questa-notteTutte le idee del mondo possono maturare nella testa di uno scrittore, anche di bellissime. Ma rimarranno imprigionate a vita se egli non decide di imprimerle su carta.

 

È solo questione di creatività?

Chi scrive, anche solo per dilettarsi e non per professione, afferma che la propria attività sia gratificante al massimo perché molto creativa. Non a caso i mestieri creativi sono quelli a cui si aspira fin da piccoli. Un bambino non dirà mai che da grande vuole fare l’operaio in una catena di montaggio, anche se piccolo infatti, comprende  che non si tratta di un lavoro creativo.

La scrittura ha questo enorme potenziale: esprime il patrimonio creativo che come un seme è stato gettato dentro di noi.

Su questo argomento però sono fiorite molte leggende metropolitane: la creatività non può essere imbrigliata, non accetta regole e orari, etc.

Bene, questo post vuole proprio affermare il contrario: ogni processo creativo, per esplicarsi, necessita di un metodo ben definito e preciso.

Il processo creativo

Si tratta di mettere a punto un metodo e di rispettarlo per raggiungere lo scopo che ci prefiggiamo.

Quale scopo vogliamo raggiungere? Scrivere per quale motivo? Lo dobbiamo avere ben chiaro in mente, prima di cominciare l’attività. Se non abbiamo uno scopo, verrà meno il principio di base su cui puntare la nostra motivazione. Sarà meglio che vi troviate uno scopo, se non volete abbandonare il vostro lavoro a metà. Non vi svelerò il mio, per questioni di opportunità, ma vi posso dire che è una motivazione piuttosto potente.

Deciso lo scopo, stabiliamo un orario in cui scrivere e prefiggiamoci delle mete. Non si può partire avendo in testa l’obiettivo di scrivere centocinquanta pagine. Un obiettivo così, soprattutto all’inizio, è molto scoraggiante.

Inizialmente la meta a cui aspirare è scrivere una pagina intera al giorno, cioè 1600 battute; se rispettassimo l’obiettivo, in capo a un anno, avremmo un libro di 350 pagine, cioè un romanzo strutturato.

Scrivere in orari in cui la mente sia fresca e non risenta di cali di concentrazione, il che si traduce: utilizzare le prime ore del mattino. Molti scrittori professionisti si svegliano alle prime ore dell’alba per scrivere due o tre ore di filato. Noi comuni mortali che forse dobbiamo correre a lavoro, potremmo scegliere un orario più confacente alle nostre esigenze, purché sia sempre lo stesso, per dare modo alla nostra mente di trovare un punto di riferimento temporale ; oppure potremmo dedicare alla scrittura periodi dell’anno in cui siamo liberi da impegni lavorativi.

Scrivere ogni giorno: lettere, post, articoli, racconti, diario… ogni attività creativa seria, passa attraverso la manualità e l’esercizio. Non si può pensare di dedicarsi per periodi più o meno lunghi, alla stesura di un romanzo e poi rimanere inattivi per mesi. Nella scrittura creativa l’esercizio quotidiano è fondamentale. A questo proposito, tempo fa ho parlato dell’opportunità di creare un blog. Per chi come me ama scrivere, è un laboratorio continuo che al momento opportuno può trasformarsi in un ricco serbatoio di idee e di risorse.

Utilizzare il computer invece che carta e penna. La videoscrittura è pulita e chiara, il cervello ha tempo tra una battuta e l’altra di assestare concetti e idee. II vecchio, ormai obsoleto, metodo di scrivere su carta, possiamo circoscriverlo agli appunti e ai pensieri di passaggio.

Leggere sul monitor, poi stampare e correggere. Per una correzione più efficace è importante leggere sulla carta stampata, gli errori vi appariranno come i funghetti in una giornata autunnale.

Finire un capitolo e revisionarlo subito: non sarà la revisione definitiva, certamente, ma se procederete nella correzione sistematica dei capitoli, si allevierà la fatica della revisione totale a fine stesura.

Non diventare ossessivi nella correzione: tutto è perfettibile, si sa. Ma se un’idea è buona e l’avete scritta nel modo più efficace possibile, non ha bisogno di altro.

Distaccarsi dalla propria opera: stare dei mesi senza leggere una sola riga di quello che avete scritto. Pensare a un altro progetto, concentrarsi sulla scrittura quotidiana di racconti o pensieri. In seguito ritornate sul manoscritto. A quel punto avrete il distacco necessario per ritentare l’ultima revisione.

Dal cassetto al mondo

Umberto Eco, ripete sempre un paradosso: l’autore, pubblicato il suo romanzo, dovrebbe togliersi di mezzo, non disturbare il cammino del testo. Quando pubblicate qualcosa di scritto da voi smette di appartenervi, per appartenere al mondo.(R. Cotroneo)

In fondo non è questo l’obiettivo di chi scrive? Allora abbiamo il coraggio di tirare fuori le nostre opere dai cassetti, optiamo per l’invio del manoscritto alle case editrici, ai concorsi letterari, alle agenzie di editing. In ogni caso è importante che vi rendiate conto dell’affermazione di Eco: quello che avete scritto non vi appartiene più, lasciatelo andare, senza sofferenza, né timore di eventuali critiche.

Siete d’accordo? Avete qualche altro consiglio per ampliare il metodo del processo creativo?

 

 

 

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

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