Sarà davvero Natale?

La società attuale ha svuotato la  tradizione  natalizia del suo significato originario. La festa cristiana dedicata alla nascita di Gesù Cristo è diventata la celebrazione di un personaggio panciuto creato dalla Coca- Cola nel 1920 . Ma guai a dirlo ai bambini! È molto più “politically correct”  lasciare che credano  a un uomo capace di volare sulla slitta trainata da renne, piuttosto che spiegare loro cosa significhi davvero Natale.

Ma che paura potrà mai fare un bambino innocente?

Anche per i non credenti  Gesù bambino è il simbolo della mitezza e dell’umiltà. Molti filosofi e intellettuali atei, nei secoli,  hanno abbracciato la simbologia del Natale sposandone il messaggio profondo, quello, cioè,  della vittoria dei piccoli e degli innocenti   sui prepotenti della Terra. Un significato che ritroviamo intatto nell’omaggio dei Re Magi, ricchi sapienti d’Oriente, al povero bambino nudo deposto in una mangiatoia.

Babbo Natale, al contrario, è la rappresentazione del consumismo capitalistico, la più tracotante espressione dei potenti .  Qualcuno obietterà che dietro il volto rassicurante di babbo Natale c’è un certo San Nicola, detto anche Santa Claus.  Nella poesia: “Visita di San Nicola” datata 1822, si parlava di un paffuto e piacevole vecchio, Santa Claus appunto,  che portava doni ai bambini buoni.  Un’innocua storiella che è stata depredata  dalle multinazionali per spingere le masse al consumismo sfrenato. Una strumentalizzazione, d’altra parte, che riguarda tutte le tradizioni più importanti e non solo il Natale. Il business legato alle feste è supportato a dovere dalle strategie pubblicitarie che hanno trasformato i  nostri desideri in bisogni.

Negli spot si sente parlare della magia del Natale.  Ma questa festa svuotata  del suo significato cos’ha di veramente magico?  Può bastare a un’umanità in crisi di valori questa insensata messinscena per accontentare bambini insoddisfatti di tutto , per  strafogarsi all’eccesso e per illuminare a giorno intere città con  miliardi di luci?

A me  un Natale così non solo non basta, ma  rattrista proprio tanto.

Il Natale che vorrei  è ancora quello del muschio e del sughero per realizzare il presepe dove deporre Gesù Bambino  alla mezzanotte del 24.

È quello degli abbracci tra genitori e figli alla luce fioca delle candele, o quello dello scambio di regali di valore affettivo, più che economico, da scartare in pigiama il mattino del 25.

Il Natale che vorrei è quello della famiglia che cerca di superare le difficoltà riunendosi  solo per il piacere di regalarsi l’un l’altro un po’ di tempo.

Non so se riuscirò a viverlo proprio così il mio Natale, ma farò in modo, credetemi, che non perda mai il suo significato più autentico e profondo.

Con l’augurio, cari amici, di trascorre un Natale nella semplicità ,  vi lascio ai versi  di Salvatore Quasimodo.

 

Natale

Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

 

E per voi qual è il vero Natale?

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

14 Risposte a “Sarà davvero Natale?”

  1. Approvo in senso assoluto. Io ho una gran nostalgia dei miei natali da bambino in cui si tirava fuori dallo sgabuzzino la valigia di cartone con i pezzi del presepe e i decori per l’albero avvolti in pezzi di giornali vecchi. I pastori erano un po’ sbrecciati, i decori consunti, ma non era un problema, per me era bello che quelle statuine fossero una sorta di tradizione di famiglia usate prima ancora che io nascessi.
    E poi mia madre metteva la tovaglia natalizia, usata solo in quei giorni.
    Purtroppo mia moglie ha una concezione più “consumistica”, gli addobbi secondo lei vanno “rinnovati”, il presepe pure (la tovaglia che te lo dico a fare…)
    Insomma, temo che il lato oscuro della for… ehm, del consumismo abbia vinto…

    1. E’ una lotta anche da me. Io come ho dichiarato nel post amo il Natale tradizionale, quello che mi hanno tramandato i miei genitori. Ma i figli chiaramente sono attratti dalla pubblicità e dai messaggi consumistici per cui sembra sempre che io e mio marito siamo gli unici genitori avari. Niente tecnologia nè abiti firmati ma cose utili e semplici. E poi quello a cui tengo è il messaggio religioso: il Natale è la festa di Gesù, non di babbo Natale. Su questo non transigo.

  2. C’è chi ascolta il pianto del bambino? La poesia che ci hai postato è bellissima, e fa riflettere. In una società in cui crediamo di possedere tutto ci manca l’essenziale: ascoltare il pianto, la richiesta, la voce dell’altro. In fondo, si crea tanto rumore (cene, pranzi, traffico, pubblicità martellanti, icone) proprio per non accorgersene…. Ti auguro di poter sentire il profumo del muschio cui aneli tanto…

    1. Grazie per l’augurio, mentre scrivevo del muschio mi tornavano in mente i giorni dell’infanzia dedicati alla preparazione del Presepe, un’attività lunga e laboriosa, ma molto sentita da noi bambini. Oggi in realtà la mia zona è diventata un Parco protetto e il muschio non si può più raccogliere. Mi accontento dell’erbino secco anche se non ha lo stesso profumo ^_^ E’ molto vero quello che affermi, non riusciamo più ad ascoltare i bisogni dei piccoli, degli ultimi, il pianto dei sofferenti. L’indifferenza di questo nostro mondo è terribile, purtroppo.

  3. Io mi vanto di proporre un Natale come tu li dipingi, poi non è il Natale perfetto per la semplice mancanza di persone che ormai si spera ci guardino dal cielo, però la mia costruzione del Natale, anche quando poi non mi nego il piacere dello shopping, si basa sullo stare in famiglia mettendo le esigenze di chi è più anziano al primo posto, ma non è così per tutti.

    1. Il Natale perfetto è come dici tu quello dell’infanzia quando eravamo circondati dai nonni e dai genitori. In queste feste la loro mancanza si fa sentire molto. Proviamo a portare avanti gli insegnamenti ricevuti basati sull’unione, la solidarietà e la sobrietà. Qualche regalo fa bene a tutti, ci mancherebbe, ma io mi do un budget preciso e cerco di non esagerare per non sentirmi in colpa nei confronti di chi non ha niente.

  4. Il Natale è stato snaturato purtroppo, e nel giro di pochi anni se l’umanità non cambia si perderà del tutto. E’ solo più consumismo nudo e crudo. Una delle cose che più mi rattrista è che stiamo allevando una generazione già disillusa.
    I miei figli non credono più all’omino bianco che porta i doni, eppure hanno da poco compiuto chi 10 e chi 11 anni. Io credo di aver coltivato l’idea per più tempo. Ma loro stessi ogni tanto lamentano l’eccessiva pubblicità verso l’acquisto dei giochi, talmente pressante da saturarli. Ed è stato il più piccolo lo scorso anno a farmi notare quanto veloce mutasse il messaggio se era di vista il Natale, o la befana, chiedendomi perché la gente era così vogliosa di vendere se poi quei giochi per costruirli facevano morire persone, e finivano nelle discariche dopo poco.
    Sì il Natale è qualcosa di diverso. E’ condire il pranzo e la cena con visi felici, con risate rilassate e portarlo avanti per tutto il resto dell’anno.

    1. Condivido il tuo pensiero, Nadia. Il consumismo è molto dannoso e fa male soprattutto ai giovani che sembrano annoiati e insoddisfatti di tutto. E’ molto importante che i tuoi figli stiano maturando questo senso critico. Brava! è merito sicuramente della sana educazione ricevuta in famiglia

  5. La situazione è quella che descrivi, senza dubbio. Personalmente non sono inviperita contro il rituale più consumistico, che dà lavoro a molte persone, a patto che non si perda il primo significato del Natale, quello vero. In famiglia siamo moderati sul primo fronte, protettivi sul secondo, e di questo sono felice. Ci sarà sempre chi ascolterà quel pianto, e risveglierà gli altri. Buon Natale, Rosalia! 🙂

  6. Già! Anch’io ricordo l’allestimento del presepe e quello di mio nonno, in particolare, che ne aveva un culto: adibiva una stanza intera a presepe e cominciava a costruirlo con tavole, fondali doppi e paesaggi, che sembravano veri, già a metà novembre. Lo adoravo. A casa mia, fino a qualche anno fa, i ragazzi, allora bambini, erano contenti di immaginare la grotta, le montagne, tutto del presepe, per noi era un bel momento ed era tutti i Natali diverso. Ora, beh, loro sono cresciuti e ne hanno perso l’interesse, a me piace sempre fare l’albero, mi mette allegria, resta comunque la tradizione della notte trascorsa in famiglia, anche se, da quando mi sono trasferita a Roma, ha un sapore nuovo, tutto diverso, al quale faccio ancora fatica ad abituarmi.
    Ti auguro un Felice Natale, Rosalia.

    1. Grazie Marina, ricambio di cuore. Le tradizioni riguardo alle festività sono conservate meglio al Sud e nelle cittadine di provincia del Centro. Nelle metropoli prevale da anni il lato consumistico e si perde un po’ di magia. Di contro, le vie e i negozi illuminati donano allegria ^_^

  7. Bellissima la poesia di Quasimodo, ti leggo ormai a Natale passato, ma le tue considerazioni sono sempre attuali. Anch’io penso che il Natale di oggi sia diventato troppo consumistico e abbia perso il suo reale significato che è quello di ritrovare gli affetti di famiglia e amici. Purtroppo non solo il Natale ma ogni ricorrenza, religiosa e non, è diventata lo spunto per indurre la gente a spendere e a comprare anche quello di cui non si ha veramente bisogno.

    1. Anche se il Natale è passato non è tardi per apprezzare la tua bella riflessione, Giulia. Il consumismo ha trasformato ogni festa in un affannarsi all’acquisto selvaggio, rendendoci sterili e annoiati di tutto.

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