Il tempo verbale nella narrativa

images (19)Il nostro percorso nel mondo della scrittura prevede un tema piuttosto complesso, ma non per questo meno interessante: l’uso del tempo verbale nella narrativa.

Quale tempo usare?

È un enigma non da poco. Io nella stesura dei miei due romanzi, non sapevo decidermi se usare il passato o il presente. Ho letto molto e approfondito, poi la scelta è ricaduta in modo naturale sull’uso del passato. Eh sì, quando si tratta di raccontare, quale tempo migliore del passato? Pensiamo alle fiabe o alle favole, ricordate come iniziavano? Non è un caso, la narrativa è racconto, è ricostruzione, il tempo naturale della narrativa è il passato. Così come il tempo del cinema e dei fumetti è il presente.

Con qualche eccezione…

Se il passato è il tempo ideale per la narrazione, non possiamo sottacere che è sempre più in voga, nella narrativa contemporanea, l’uso del presente. Molti scrittori ne fanno un uso sublime. Quando però si prova a farlo noi comuni mortali,  escono fuori tutte le difficoltà, soprattutto nella coerenza. Il presente è il tempo dell’attimo che stiamo vivendo; quello che ho fatto un secondo prima è già passato prossimo; per farne un uso corretto, si deve creare una trama ben organizzata e consequenziale. Niente poi vieta all’autore di fare delle digressioni nel passato che aiutino a spezzare il ritmo vorticoso che il presente impone. Le vicende raccontate al presente, infatti, hanno il pregio che può diventare un difetto, del ritmo incalzante. Alla lunga stanca. Per cominciare a scrivere al presente, vi consiglio di sperimentare nei racconti brevi. Acquisterete quella dimestichezza e quella proprietà che hanno i grandi.

Il passato non è tutto uguale

Sembra leggermente banale parlarne, trattandosi di un argomento per scrittori, quindo avvezzi all’uso dei verbi, un ripassino però, non può che essere utile

Il passato nell’indicativo ha quattro tempi, due semplici e due composti:

passato prossimo, è il tempo più vicino al presente e  serve per creare l’anteriorità alle azioni contemporanee: “Ho aperto le finestre mentre tu guardi la tv”;

imperfetto, il tempo che indica un momento non fissato nel tempo, ma continuativo: ” Vedevo sorgere il sole e pensavo a te”;

passato remoto, che cristallizza l’azione nel passato e si usa per definire momenti precisi: “Aprii la porta e lo abbracciai”;

trapassato prossimo e trapassato remoto che sono i tempi dell’anteriorità, rispettivamente dell’imperfetto e del passato remoto. Servono per le sfumature temporali: “lo aveva detto che sarebbe arrivato in tempo”; “mi fu detto che non saresti arrivato”.

L’importante è… 

  • Non creare dei salti di tempo  del tipo: “Seppi che hai pulito” ” Mangiai e tu riordini”
  • Non usare nello stesso costrutto due tempi verbali diversi: “Chiamavo Marco e lo avvertii”
  • Non sbagliare la contemporaneità nel passato: “Spolverai il tavolo, mentre tu leggesti seduto sul divano”
  • Non trascurare l’anteriorità dell’azione: “Il giorno prima mi chiamavi e il giorno dopo mi lasciavi”

Avete capito cosa ho sbagliato negli esempi, vero? Allora siete a buon punto con l’uso dei tempi verbali.

Voi quale scelta operate al momento di scegliere il tempo per raccontare? Fatemi sapere.

 

 

 

 

 

 

 

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

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