“Come si vive senza passato?”

Come si vive senza un passato? È quello che un giorno si è chiesta l’autrice di Cercando Goran, uno splendido romanzo mistery- noir.

Un caloroso bentornato a Grazia Gironella, scrittrice molto apprezzata, padrona di Scrivere Vivere, tra i blog che seguo, una vera miniera di consigli e approfondimenti di scrittura.

Grazia è una persona speciale: dalla città si è trasferita ai piedi delle montagne friulane, è amante della natura e delle discipline orientali. Ha uno spiccato senso artistico che esprime in diversi modi, spaziando dalla scrittura a particolari creazioni floreali. Ha all’attivo un racconto lungo: Tarja dei lupi e due saggi: Per scrivere bisogna sporcarsi le mani e La via delle parole.

Oggi è in mia compagnia per parlare dell’ultimo romanzo, Cercando Goran, che ha ottenuto consensi e ottime recensioni. Opinioni che condivido in pieno, ho letto il romanzo e ne sono entusiasta.

La trama

Goran è stato colpito da amnesia in seguito a un grave incidente d’auto. Per mesi si trova a recitare un ruolo in una vita che non riconosce, con persone che mal sopporta e momenti di vero straniamento. Poi iniziano le visioni, ambientate in un tempo che non è il presente, in un mondo di neve e di lotta per la sopravvivenza, di cui lui stesso sembra fare parte. Cosa sta emergendo dentro di lui? Chi è l’uomo che si trova bene con i cavalli, che sa mostrare una gentilezza sconosciuta al vecchio Goran, ma è capace di reazioni di inaudita violenza? Goran decide di scoprirlo. Seguendo gli indizi contenuti nelle visioni, parte per la Scandinavia, inseguito dai suoi problemi e dall’unica persona intenzionata ad aiutarlo, l’amica Cassandra, riemersa dal passato. Con lei c‘è uno psichiatra specializzato nello studio delle amnesie, che ha una teoria inquietante su quanto gli sta accadendo. A complicare la situazione arriva Nico, una ragazzina scappata di casa. Nel tentativo di riprendersi la sua vita, Goran dovrà rischiare il tutto per tutto.

Recensione

Grazia Gironella, con uno stile limpido, ha saputo creare una storia noir densa di suspense, in cui lo smarrimento del protagonista, reduce dal risveglio dal coma, diventa metafora dell’alienazione dell’uomo di fronte alla società bulimica di performance. Il malessere di cui è vittima innesca in Goran la ricerca del vero senso della vita in un viaggio fino ai confini del reale. Insieme a lui, troviamo la piccola Nico, personaggio caratterizzato a meraviglia, capace di lasciare nel lettore una traccia indelebile. Un romanzo che consiglio vivamente.

Lo scrittore Salinger afferma ne Il giovane Holden:

 “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.”

Niente di più vero. Ecco perché da lettrice ammirata chiedo a Grazia Gironella di soddisfare le mie curiosità.

Seguiteci!

Bentornata Grazia! Cercando Goran è la nuova edizione in versione Indie del romanzo Due vite possono bastare finalista del concorso nazionale di Io scrittore, del gruppo Gems. Cosa si prova da autore a diventare editore del proprio romanzo?

Prima di tutto grazie, Rosalia, per avermi offerto questo spazio sul tuo blog, oltre che per l’interessamento al mio romanzo.

Per me quella di autopubblicare è stata un decisione maturata in modo così naturale – sebbene lentamente – che sul momento ho provato qualcosa di simile al sollievo, e sono tuttora molto soddisfatta della mia scelta. L’esperienza della pubblicazione con una piccola casa editrice e poi con GeMS, in seguito alla partecipazione al Premio IoScrittore, mi aveva dimostrato che dove non c’è promozione, non c’è vita per il libro. Ci si può dare da fare in prima persona per farsi conoscere – anche gli editori lo desiderano, senza dubbio – ma a quel punto perché non assumersi oneri e onori del proprio lavoro? Ora sono libera di decidere copertina, prezzo, tempi di pubblicazione e ogni altro dettaglio. Lo trovo molto motivante, tanto che mi sto organizzando per ripubblicare da indie tutto quello che ho pubblicato in passato con editori tradizionali.

Un’altra curiosità legata alla nuova edizione: il cambio di titolo. Premetto che considero Cercando Goran un titolo molto evocativo e azzeccato. Devo ammettere che mi piaceva molto anche il primo. C’è un motivo preciso che ti ha spinto a cambiarlo?

Anche a me piacciono entrambi i titoli, per motivi diversi: Due vite possono bastare perché incuriosisce, Cercando Goran perché descrive in due parole sia la ricerca interiore ed esteriore di Goran, sia gli sforzi che gli altri personaggi compiono per raggiungerlo. Il cambiamento di titolo ha avuto soprattutto un valore simbolico per me. Sentivo che la seconda edizione del romanzo, riveduta e completata, non doveva nascere con un nome già „vecchio“. Stavo girando pagina, in più di un senso.

La storia, piena di suspense, è costruita alla perfezione e mi ha conquistata da subito. Provo a classificarne il genere: un mystery-noir dai risvolti esoterici. È così?

È un’ottima definizione; anzi, sono tentata di adottarla. Etichettare un romanzo come Cercando Goran non è facile, soprattutto ai fini delle categorie di Amazon. Per loro il termine „paranormal“, che avevo inserito inizialmente tra le parole chiave, rientrava automaticamente nella categoria „horror“!

Un fatto che mi ha dato da pensare è che sul mercato di lingua inglese – territorio che sto iniziando a esplorare, avendo fatto tradurre il romanzo – ho trovato espressa in due recensioni una certa sorpresa per avere trovato in Searching for Goran più di quello che i lettori si aspettavano. Questo mi fa molto piacere, naturalmente, ma non so come interpretarlo. Forse nel genere mystery circolano storie meno dense di temi? Oppure il modo di scrivere italiano differisce in modo sostanziale da quello degli autori di lingua inglese, e questo traspare anche dalla traduzione? Per ora mi tengo la curiosità.

Il protagonista Goran, dopo il risveglio dal coma, nonostante il buco nero dell’amnesia, tenta di recuperare brandelli di normalità. In realtà niente è più come prima. A cosa ti sei ispirata per creare una trama così particolare?

Due elementi si sono incontrati per far scoccare la scintilla, come spesso succede. Mi ero spesso imbattuta nell’argomento amnesia, e l’argomento mi aveva intrigata: come si vive senza un passato? Mi era difficile immedesimarmi in una situazione del genere, e proprio questo aveva risvegliato il mio interesse, facendo nascere il primo „what if?“: cosa c’è di peggiore che perdere i tuoi ricordi? Forse iniziare a recuperarli… ma scoprire che non ti appartengono. A questa idea se n‘è combinata un’altra nata durante un viaggio a Capo Nord con la famiglia. In Finlandia ci capitò di visitare il villaggio Stundars, una sorta di museo all’aperto in cui sono ricostruite le ambientazioni di un villaggio finlandese dell’Ottocento. Dopo che la guida ci ebbe raccontato delle situazioni estreme create dalla Grande Carestia, il pensiero continuò a ronzarmi in mente fino a quando non incontrò quello sull’amnesia, avviando così l’idea base della storia.

Credo che ogni autore lasci un po’ di sé in ciascuno dei suoi personaggi, anche se ha sempre un preferito. Ci puoi svelare in chi ti sei identificata di più?

Stimo molto Goran per come fa fronte a una situazione sul filo dell’impossibile, e anche Cassandra per la sua determinazione, ma d’istinto il mio cuore è con Nico. In lei c’è qualcosa di me, e al tempo stesso qualcosa che mi supera e mi è di ispirazione.

Nico, la giovanissima coprotagonista, è una bambina coraggiosa e volitiva che affronta l’ignoto per sfuggire a una situazione familiare difficile. Un richiamo all’infanzia violata che arricchisce il romanzo di un’altra tematica importante.

I bambini sono vulnerabili, perché non possiedono strumenti adeguati per difendersi, né sono in una posizione di potere sufficiente per farlo. Nico lotta con le unghie e con i denti per affermare il suo posto nel mondo. I problemi che si trova ad affrontare la inducono a elaborare un sua strategia di sopravvivenza, che però non esclude la possibilità di rapportarsi con gli altri in modo compassionevole. In questo è la sua forza.

Al di là della trama avvincente che si legge col fiato sospeso, la storia di Goran sembra la metafora dello smarrimento dell’ uomo contemporaneo alla ricerca del senso della vita. Pensi che sia plausibile questa interpretazione?

Lo è certamente. Non tutti viviamo le difficoltà di Goran, per fortuna, ma spesso, senza esserne consapevoli, siamo altrettanto lontani da quella che è la nostra essenza, anche a causa della cultura materialistica cui siamo educati, che ci rende estranea una parte fondamentale della realtà. Il coraggio di intraprendere una ricerca interiore può fare la differenza tra il sopravvivere e il fiorire come esseri umani.

Quali sono stati gli scogli più duri della stesura del romanzo? Come li hai superati?

Un nodo centrale è stato bilanciare realtà e fantasia. Nella prima edizione mi ero ispirata piuttosto liberamente al periodo della Grande Carestia, adeguando i dettagli alla storia che volevo raccontare. Durante la revisione che ha preceduto l’autopubblicazione, però, mi sono resa conto – anche grazie alle osservazioni di Juliet Bates, mia preziosa traduttrice – che questa scelta non era la migliore. Dopo ricerche più approfondite sono riuscita a rendere la parte storica del testo aderente alla realtà, senza disturbare la parte fantastica. Mi sembra in questo modo di avere offerto al lettore un’esperienza di maggiore spessore. Un altro problema l’ho incontrato con alcuni personaggi che non avevo approfondito abbastanza, in particolare Cassandra e Irene. L’ultima revisione è stata anche l’occasione per delineare meglio la loro personalità ed evoluzione.

Un’ultima domanda a cui sono particolarmente interessata, visto che anch’io sono alle prese con la promozione del mio romanzo. Quali stretegie di marketing hai messo in atto? E soprattutto, danno i frutti sperati?

All’ultima domanda risponderei: dipende dalle speranze! Scherzi a parte, questo è sicuramente un tasto sensibile. Per far conoscere Cercando Goran, oltre a usare il mio blog, ho puntato sulle richieste di recensioni, che hanno dato risultati ottimi in termini di soddisfazione, ma non eclatanti quanto a copie vendute. Sto affidando copie del romanzo in conto vendita a diverse librerie, e tra qualche mese potrò fare una valutazione in merito. Sto anche ipotizzando altre forme di promozione, come presentazioni, blog tour e locandine, ma non sono del tutto convinta, perciò non mi metto fretta. Tra qualche mese raccoglierò le idee e dedicherò un articolo del mio blog proprio a questo argomento.

La mia impressione generale è che non esistano singoli sistemi di autopromozione a prova di bomba, ma piuttosto diverse opzioni di portata limitata, da scegliere in base al proprio carattere e alla propria situazione di partenza, proprio come accade per l‘autopubblicazione. Ricordo quando una mia amica scrittrice mi disse, un po‘ delusa, che all’uscita del suo romanzo aveva venduto „soltanto“ una quarantina di copie tra amici e parenti… mi venne da ridere, perché io tra amici e parenti ne vendo forse cinque, e le quaranta le raggiungo dopo mesi di sforzi promozionali! Cito delle cifre reali perché ho notato come in merito si resti sul vago, anche tra autori che si conoscono. È una riservatezza comprensibile, che però non aiuta le persone ad avere dati di raffronto.

Naturalmente ogni autore, ogni libro, è un caso a sé. Ci sono autori che impiegano anni a vendere cento copie del loro libro, mentre altri arrivano a qualche centinaio in pochi mesi. Alcune differenze si spiegano con le diverse capacità promozionali, ma a volte basta scrivere un genere che „tira“ per partire con una marcia in più.

Sono convinta che ci si debba attivare su fronti diversi, senza aspettarsi di decollare, ma piuttosto di conquistare un lettore per volta, nella speranza di far nascere un passaparola positivo.

Sei stata molto esaustiva, ti ringrazio per la disponibilità.

Che ne dite, amici lettori? Siete d’accordo anche voi con le ultime riflessioni di Grazia Gironella?

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

15 Risposte a ““Come si vive senza passato?””

    1. Grazie della lettura, Marco, in particolare perché credo che tu sia uscito dalla tua normale area di lettura per leggere la storia di Goran, un po’ come è successo a me quando ho letto i tuoi ottimi racconti. 🙂

  1. Cara Rosalia, sono molto felice che il lavoro di Grazia stia riscontrando molto successo. Oltre a farlo conoscere anche altrove, grazie alla sua traduzione in inglese, sta girando anche molto tra i blog e questo in genere è un buon segno per un’autrice. Un buon lavoro ma anche una bella immagine, brava. L’intervista mette ben in evidenza i punti di forza del romanzo. La parte storica, relativa alla Grande carestia, è molto interessante è un tema che non conoscevo. Mi piace quando imparo qualcosa, anche da un noir.
    Il nuovo titolo è molto più azzeccato se posso permettermi. Due vite non avrebbe attirato altrettanto la mia attenzione. Lunga vita ai romanzi di entrambe!

    1. Grazie Elena per l’augurio! Sì, anche il nuovo titolo mi piace molto, riassume in una frase la storia di Goran fondata sulla ricerca del passato. Nel racconto di Grazia, il tema storico ha grande risalto ed è messo bene in luce dalla sua abilità narrativa. La traduzione in inglese porterà il romanzo in un mercato, quello anglosassone, molto più dinamico rispetto al nostro. Auguro a Grazia un grande successo, con tutto il cuore:)

    2. Considerati i nostri discorsi di questi giorni sull’apprendimento, non posso che unirmi a te nel piacere di imparare qualcosa anche da una storia “leggera”. Lunga vita ai romanzi di noi tutti! 🙂

  2. Questa intervista arriva come il cacio sui maccheroni, visto che sono fresca della lettura del libro, che inutile dirlo, mi ha letteralmente conquistata.
    L’approfondimento è molto più che solo interessante, rivela proprio le curiosità che mi erano nate, quindi vi ringrazio entrambe.
    Per quanto riguarda la promozione concordo, ci sono mille strade, e ognuno deve trovare la sua, ma mi sento di consigliare a Grazia sia di regalare un volume alla biblioteca che di provare con il bookcrossing, facendone menzione nei social. E poi in bocca al lupo.

    1. Vedi che mettendo insieme i pareri nascono nuove idee? Io non pensavo proprio alla biblioteca, né al bookcrossing. Grazie Nadia per le dritte, serviranno a Grazia ma anche a tutti gli autori freschi di pubblicazione come me. Concordo sul fascino del romanzo di Grazia, è una storia che prende subito, grande merito all’autrice!

  3. Ho incrociato qualche volta Grazia Gironella dato che frequentiamo gli stessi ambiti della blogosfera, però ancora non avevo avuto modo di conoscerla bene. Questa intervista mi è servita per colmare questa lacuna 🙂

    1. Sono felice Ariano che tu abbia approfondito meglio la conoscenza di una persona così bella come Grazia attraverso il mio blog. L’esperienza del blogging riserva nuovi e inaspettati incontri;)

  4. Il romanzo l’ho trovato originale è molto avvincente, inoltre ammetto che Nico è anche il mio personaggio preferito.

    1. Concordo, cara Giulia, un romanzo che si legge dall’inizio alla fine con grande piacere. Nico è un personaggio che affascina molto anche me e in cui, ci avrei giurato, per sua stessa ammissione, Grazia si è identificata di più.

    2. Ho notato che Nico è molto votata… soltanto un lettore del torneo aveva commentato che il romanzo era ottimo, ma Nico che non c’entrava nulla. Non si può piacere a tutti! Nico se n’è fatta subito una ragione. 😉

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