#Writing therapy

Il 9 gennaio scorso ha preso il via il laboratorio di scrittura creativa  realizzato in collaborazione con l’Associazione Diversamente Sani dell’Isola d’Elba che si occupa di promuovere iniziative di supporto ai malati oncologici. In questo precedente post, annunciavo il progetto, chiedendo  suggerimenti  e consigli per i quali ringrazio tutti di cuore. Un abbraccio particolare va  ad  Anna Maria, amica di Maria Teresa Steri, per avermi inviato  “Sentieri di parole”, il libro realizzato nel laboratorio di scrittura promosso dall‘Istituto Romagnolo per lo studio e la cura dei tumori. La lettura del libro e le mie ricerche in merito  non fanno che confermare una sacrosanta verità: scrivere aiuta a guarire!

#writing therapy

Come ogni forma d’arte  la scrittura creativa permette di liberare gli stati d’animo negativi, causa di tristezza e depressione, riduce i livelli di stress e migliora l’umore. Traguardi non di poco valore  per coloro che sono impegnati quotidianamente a combattere la madre di tutte le battaglie.

Ebbene dopo la seconda giornata di laboratorio, posso affermare che le aspettative sono pienamente soddisfatte. Chi partecipa all’iniziativa ha riferito di provare una grande serenità durante l’attività di scrittura e di aver  recuperato un certo feeling con le parole scritte.

“Scrivere per continuare a sognare”

Il titolo del progetto vuole essere soprattutto un incentivo: sognare equivale a sperare, chi ha sogni nel cassetto, infatti, desidera avere il tempo per realizzarli. Un titolo così serve proprio per esorcizzare la paura  più grande  dei pazienti oncologici, quella del futuro.

Lo so bene perché l’ho provata, ancora oggi mi è rimasta addosso:  è una sensazione che inibisce la mente dal progettare e dal prefigurare  avvenimenti che vadano oltre  un paio di mesi. Il laboratorio è la prova che   possiamo ancora sognare.

L’organizzazione

Ci diamo appuntamento il secondo e il quarto sabato di ogni mese in una bella sala riunioni del quarto piano dell’ospedale di Portoferraio da dove si gode un panorama mozzafiato.  Al laboratorio per ora partecipano solo donne di diversa età. Non tutte sono coinvolte personalmente nella malattia, alcune di loro stanno bene fisicamente ma si portano dietro altre sofferenze da elaborare. Il bello del laboratorio è anche questo: dare conforto a chi lo desidera. 

Per instaurare un clima sereno, abbiamo strutturato l’incontro in due momenti. Nella prima fase,  ci sediamo in cerchio e parliamo di noi. La prima volta, dopo le presentazioni di rito, la chiacchierata ci è servita per mettere a fuoco il nostro rapporto con la scrittura. Molte, in quell’occasione,  hanno riferito di aver tenuto un diario durante l’infanzia e l’adolescenza, e  di avere abbandonato  questa pratica per mancanza di tempo o di voglia, ma di sentire un forte desiderio di recuperare il rapporto con le parole scritte. 

Una nonna meravigliosa ha confessato di aver scritto un quaderno di fiabe per i suoi nipoti con la speranza che un giorno, leggendole, possano ricordarsi di lei. Non vi nascondo che il racconto è stato da pelle d’oca.

Condividere

Quello della condivisione, ho scoperto,  è un tempo breve ma molto significativo: aiuta a rompere il ghiaccio e a creare il clima giusto per predisporre gli animi alla fase di scrittura. Alla fine di questo momento introduco il tema dell’incontro. I primi due sono stati: scrivere per esplorare e scrivere per pacificare. La prossima volta il tema sarà: scrivere per immaginare.

Si passa così alla fase clou: si sediamo intorno al grande tavolo dove ci attendono le nostre cartelline blu, penne, lapis e fogli bianchi. Quando arriva questo momento avverto nell’aria una certa trepidazione, generata credo dalla consapevolezza che è l’ora di dare concretezza ai pensieri e alle emozioni lasciate vagare nell’aria senza una meta precisa.

C’è il tempo anche per un piccolo focus a tema. La prima volta ho parlato degli elenchi di parole.  Anche  l’elenco  più banale come potrebbe essere la lista della spesa non è mai neutro, segue sempre una logica di ordine psicologico o  di carattere spazio-temporale  di cui  non siamo del tutto consapevoli. Ho proposto così di scrivere un elenco di parole dolci e uno di parole dure. L’elenco si è rivelato un’ottima palestra per scaldare la penna e per attivare la confidenza con il foglio, seguito poi da altre divertenti prove.

Nel focus del secondo incontro, invece,  ho presentato il flusso di coscienza, una tecnica “inventata” da Joyce e mutuata dalla psicoanalisi di Freud. Il flusso di coscienza, famosissimo quello di Molly Bloom dell’Ulisse di Joyce, non è molto bello da leggere, ma è divertente e liberatorio da scrivere. Abbiamo sperimentato il flusso di coscienza per buttare sul foglio (letteralmente) gli eventi di una giornata storta. Questo ci ha permesso di  per fare pace con l’orologio, il mostro che  tenta di fagocitare la nostra vita.  Le diverse attività sono state accompagnate da musiche rilassanti che hanno inciso molto sulla nostra emotività trascinando la penna e il cuore.

Le mie compagne di scrittura hanno già capito che lasciarsi andare non è una cosa semplice. Dentro ognuno di noi esistono dei blocchi emozionali, che se possiamo mascherare durante una chiacchierata, esplodono in modo potente nello scritto. Scrivere è mettersi a nudo e non si può fingere in alcun modo, questa è la pura e dura realtà. Ma di ciò parlerò un’altra volta.

Per concludere il primo aggiornamento del laboratorio, cari amici,  spero di aver reso l’idea di ciò che in quella saletta del quarto piano ci stiamo regalando l’un l’altra: impreziosiamo il nostro tempo di speranze e di sogni scritti.

A voi la parola: cosa ne pensate del laboratorio? Vi piacerebbe partecipare? Avete mai pensato di realizzare a un’esperienza simile nella vostra realtà?

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

25 Risposte a “#Writing therapy”

  1. Non ci ho mai pensato ma sono sicura che sia una realtà importante e di grande aiuto. La malattia sfianca, in prima persona i malati, ma anche chi li segue e la parola scritta può essere conforto, spiraglio e se ci si sente bene durante gli incontri è già un ottimo risultato. Ma tu sei la signora riccia bionda?

    1. Eh sì, non sono presa un granché bene. Voglio però dire che nel laboratorio nessuna di noi pensa mai alla malattia, siamo ottimiste e piene di vita e ci facciamo anche delle belle e sane risate. Se no, potrebbe sembrare che sia una roba triste 😉

        1. Ciao Anna Maria, bentornata! Ho cercato di mettermi in contatto con te via mail, ma non ho ricevuto più risposta. Ti ringrazio da qui per il libro bellissimo che mi hai inviato.

  2. Come ti scissi tempo fa quando presentasti il progetto, questa idea è davvero grande e segno di una generosità e sensibilità non comune. Certo che mi piacerebbe partecipare! Certo non è semplice venire fin l da Torino 🙂
    MI piace questo progetto, sento che fa del bene a chi lo dirige e chi ne usufruisce
    Brava!
    Non c’entra nulla ma osso implorarti di togliere il codice captcha dai commenti ? 🙁

    1. Cara hai ragione, mi sto picchiando con il sistema che regola i miei commenti, per ora con scarsi risultati! Scusami tanto;) Grazie per il tuo commento, sarebbe bello che potessimo incontrarci, un giorno!

  3. Dico due cose che sembrano contraddirsi: io non so se parteciperei perché sono estremamente sociofobico e temo che avrei problemi a “mettermi a nudo” in presenza di altra gente che mi guarda negli occhi mentre parlo. Però al tempo stesso penso che sia un’ottima iniziativa perché sono consapevole che la maggior parte delle persone non hanno questo mio problema e conseguentemente possono condividere la propria esperienza con altri ed è una cosa bella.

    1. Da come ti relazioni nel blog, non sembra proprio che tu sia sociofobico 😉 Mettersi a nudo non è facile, lo sappiamo, ma la scrittura ci aiuta proprio in questo. Sì condividere è la parte più apprezzata, ci fa sentire unite e ci fa stare bene.

  4. Innanzitutto complimenti e poi bravissima. Ti ho seguito su fb e quindi sapevo che il corso aveva preso il via.
    Mi piace molto come lo hai impostato specie il momento iniziale confidenziale e la lista delle parole dolci e dure. Spero che sia da sprone oltre che da supporto per chi lo seguirà, è un così bel progetto che non può essere altrimenti. Traspare tutto il tuo entusiasmo condito di rivincita sulla vita.

    1. Grazie Nadia, sei tanto cara. Sì, ci stiamo tenendo d’occhio anche sui social e questo rinforza la conoscenza tra noi. Spero che un giorno si possa concretizzare davanti a un caffè vero;)

    1. Sì conosco a grandi linee gli studi di Pennabaker sulla cura delle parole. Vorrei approfondire, quindi ben venga un tuo post sull’argomento, lo leggerò volentieri!

  5. Penso che laboratori come questi siano importantissimi per tenere alto l’umore in un periodo difficile. Patch Adams ha portato un pagliaccio mattacchione in corsia, la pet therapy ha invitato i cuccioli di ogni specie a dare conforto ai malati, quindi perché non usare anche la writing therapy? Nel momento in cui scrivi le parole dure in un foglio fanno anche meno paura, diminuiscono la loro dimensione e ti danno più forza nell’affrontarle. Non ho mai partecipato, ma ho utilizzato per me stessa la writing therapy (il “caro diario” dove sfogare le giornate buie).
    Bello vederti in foto! 😉

    1. Grazie Barbara per le belle parole. Conosco le iniziative del medico “pagliaccio” Patch Adams e so dei benefici della pet therapy soprattutto nelle forme di autismo e di depressione. La writing therapy si basa sul potere lenitivo delle parole e sulla scrittura come liberazione di stati d’animo negativi. Anch’io so bene quanto sia consolatorio e liberatorio insieme tenere anche solo un diario 😉

  6. Rosalia, questo laboratorio è straordinario, motivante, sfogante, unisce, allieta, qualche volta risolve. Che bella iniziativa.
    Mi piace la parte del flusso di coscienza, mi ricorda quello che io facevo anni fa nel mio diario personale: è decisamente liberatorio.
    Non si tratta di scrittura, ma prima di trasferirmi a Roma gestivo, con due amiche, un laboratorio artigianale dove facevamo arteterapia: ci incontravamo due volte la settimana e lavoravamo in compagnia di signore che avevano bisogno di trascorrere qualche ora in totale relax: abbiamo cucito borse, realizzato gioielli, era un’attivita di cui andavo molto fiera.
    Regalare.il sogno più bello dà soddisfazione e il sogno più bello è riuscire a garantire e a garantirsi una pausa di benessere da ogni tipo di problema.

    1. Grazie Marina per la tua testimonianza bellissima. Sì, in qualche modo l’iniziativa di arteterapia si avvicina molto al mio laboratorio. Inizialmente desideravo mettere un po’ del mio tempo a disposizione degli altri facendo qualcosa per cui negli anni ho conseguito delle competenze, ora mi accorgo che sono io quella a ricevere molto da loro ^_^

  7. Mi sembra che tu stia facendo un bellissimo lavoro. Non ho mai pensato di frequentare un corso di scrittura in cui mettermi tanto in gioco; sono abbastanza timida, e credo sarebbe un’esperienza un po’ forte per me. Però, chi può dirlo? 🙂

    1. Grazie cara per le tue parole. Anch’io penso che non si può mai dire. Sono piuttosto timida anch’io e devo fare un grosso lavoro su me stessa ogni volta che devo accogliere le mie compagne. Ma piano piano il clima si scioglie e passiamo del tempo insieme con grande naturalezza 😉

  8. La condivisione è molto importante per chi sta affrontando una malattia, quindi il tuo laboratorio è davvero una utilissima iniziativa. La scrittura ha un grandissimo valore terapeutico, io l’ho sperimentato spesso, scrivere mi ha aiutato più volte a uscire da momenti di buio della mia vita.

    1. Grazie Giulia per il tuo parere. Credo molto nella scrittura come terapia perché come te, ho sperimentata questa cura particolare di persona e ne ho ricevuto grande beneficio. Spero che il laboratorio sia di aiuto il più possibile 😉

  9. Rosalia, magnifica idea, che anch’io accarezzo da un po’.
    Ti spiego: a settembre dello scorso anno ho fondato un’associazione, “Carpe diem. Teatro e altre arti”. La necessità era quella di legalizzare il mio mettermi in proprio con il laboratorio di teatro ragazzi e le attività della Compagnia.
    Quel nome… “altre arti” comprende anche la mia volontà di istituire appena possibile un laboratorio esattamente come il tuo, che aggreghi, crei occasione di condivisione, conoscenza. Per questo progetto sto pensando da un po’ a Marina Guarneri (ho il privilegio di abitare non molto distante da lei e lei da me), quindi proprio assieme a lei vorrei un giorno aprire questa attività all’interno del mio ente associativo.
    Bellissima l’idea di inserirvi un argomento come “il flusso di coscienza”. Conosco quel brano di Molly Bloom perché è diventato anche un monologo per provini di teatro e cinema. Il “flusso di coscienza” è anche una delle caratteristiche della narrazione di Virginia Woolf. Praticamente “Mrs. Dalloway” è tutto un flusso di coscienza.

    1. Carissima Luz, il bello dei nostri blog è tenerci aggiornati sugli interessi e le passione che abbiamo. Ho scoperto che sei un’autrice e una regista teatrale di grande sensibilità, non mi meraviglia affatto il desiderio che hai di mettere a disposizione di altri le competenze acquisite. In più abiti in una grande realtà dove sicuramente non mancano stimoli culturali e sacche di bisogni speciali da soddisfare. Sarebbe bello che coinvolgessi Marina, da quello che scrive e da come lo fa si sente che ha un quid magico 😉

  10. Ho iniziato in ritardo a leggerti in questo appassionante blog e ne sono entusiasta! Che bellissima iniziativa usare la scrittura come terapia…magari faccio un salto anch’io e partecipo ad un vostro incontro..mi piacerebbe tanto!
    Un abbraccio a presto e complimenti sei una forza!!

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