Scrivere per superare la paura

Ci abbiamo girato intorno per diversi incontri, ma alla fine siamo approdate lì,  al nodo cruciale della nostra storia. Sabato10 al laboratorio di scrittura creativa è venuta a trovarci una signora difficile e scontrosa che spesso porta con sé una temibile amica.

Un doveroso passo indietro per chi legge il blog per la prima volta. Da gennaio conduco un laboratorio di scrittura che mi sta dando tanto in termini di esperienza e relazioni umane. Potete trovare tutte le informazioni nel post #Writing therapy.

Torniamo al resoconto di  sabato 10 Marzo. Io e le mie amiche di penna, dopo aver esplorato la nostra interiorità, il rapporto con il mondo esterno e la capacità d’immaginazione con un’attività ispirata al Barone rampante, abbiamo sfruttato la scrittura per conoscere da vicino la signora Paura e la sua compagna inseparabile Ansia.

Cos’è la paura?

È la madre di tutte le emozioni. Il suo influsso si perde nella notte dei tempi, quando l’uomo nudo e senza esperienza alcuna si confrontava con il buio, il freddo, la fame e le bestie feroci. Una sorta di campanello interiore che ha permesso ai nostri progenitori di non soccombere, che li ha spinti a inventare utensili, a reperire mezzi, ad affinare i sensi per scoprire il fuoco e tutto ciò che serviva alla loro sopravvivenza. Senza la paura forse l’umanità non si sarebbe evoluta e molto probabilmente sarebbe scomparsa dalla faccia della Terra.

La paura è un tesoro prezioso  da sfruttare per migliorare le nostre prestazioni. Ma se la incateniamo, provando a reprimerla,  diventa un’avversaria terribile e distruttrice.

Così come, al contrario, se ne perdiamo il controllo, lasciando che prenda il sopravvento sulle nostre scelte, la paura manda in tilt il nostro corpo immobilizzandoci, e non solo in senso metaforico.

Ricordo come fosse ora un episodio che mi riguarda da vicino: durante l’attraversamento di una scogliera ripida, a un  tratto, mi sono ritrovata come paralizzata. Non potevo più muovere un dito, letteralmente. La mia mente mi indicava come procedere, ma il mio corpo non obbediva: terrificante. Se non mi avesse soccorso mio marito, sarei ancora lì, o peggio mi sarei sfracellata.

Avete mai provato una simile sensazione?

In quel caso la paura, scattata come tentativo di autodifesa, mi ha fatto un pessimo servizio portandomi piuttosto a rischiare la vita.

La paura fuori controllo diventa distruttiva, riempie il nostro corpo di adrenalina che induce il cuore a battere in modo convulso e i polmoni ad accorciare il respiro. E produce l’ansia. Una sollecitazione alla quale purtroppo, dicono i medici, il corpo risponde opponendo il sistema immunitario con tutti i guai che ne derivano.

La ricerca sostiene, non a caso, che all’origine di molte malattie gravi come il tumore ci sia una risposta inadeguata o falsa del sistema immunitario.

Non c’è scelta: dobbiamo proprio riuscire a elaborare la paura per sfruttarne le potenziali virtù. 

Come?

Vi sono molti metodi per elaborare e controllare la paura. Alcuni si affidano al Creatore riconoscendogli il ruolo di padre buono che soccorre e protegge i suoi figli, altri ricorrono alla meditazione, altri ancora coltivano pensieri positivi e scaricano quelli negativi in un’intensa attività fisica.

L’arte, canale privilegiato di espressione umana, può essere un valido supporto per elaborare ed esorcizzare la paura. Ascoltare e comporre musica, è riconosciuto,  lenisce  il potenziale distruttivo delle preoccupazioni e combatte l’ansia. 

La scrittura come ogni forma d’arte è un forte rimedio per canalizzare gli influssi della paura e dell’ansia. 

In molte fiabe classiche, se ci pensiamo bene, la figura del malvagio è spesso preponderante rispetto al resto, quasi a dare voce al sentimento atavico dell’uomo di inadeguatezza di fronte al male. Ma nella vittoria finale dell’eroe, spesso favorita da un aiuto esterno, si ha la catarsi della paura di non farcela, di soccombere, di morire .

Nel laboratorio abbiamo voluto sperimentare la funzione catartica della scrittura. Confrontandoci, poi, abbiamo preso atto che la paura è un sentimento trasversale, essa è presente nella nostra vita dall’inizio e non è scaturita in seguito alla malattia, anche se forse si è ampliata.

Per riconoscerla e tirarla fuori ho proposto due esercizi:

Immagina di avere una grande valigia aperta di fronte a te. Con la tecnica del brain- storming metti dentro tutte le preoccupazioni che provi e  alla fine richiudila.

Ieri è venuta a casa mia la Paura in persona. Descrivi la sua figura: com’era vestita, cosa ha fatto,  cosa vi siete dette, cosa ti ha lasciato al momento di andarsene?

A noi sono serviti, provateli anche voi!

È stato un pomeriggio molto intenso, cari amici, le emozioni sono volate a bassa quota, ne abbiamo percepito la potenza. Un’amica a un certo punto ha scritto un biglietto e ce lo ha mostrato. C’era scritto: grazie a tutte per l’amore e la vita che fate circolare qui dentro.

Non vi nascondo che durante questa esperienza ho provato delle vibrazioni profonde, e la cosa che mi ha stupito di più è che non ho opposto barriere o difese. Non c’è niente di cui vergognarsi a provare emozioni. Chi scrive, deve poter essere libero di esprimere quello che ha dentro senza inibizioni. Uno scrittore frenato o inibito non riuscirà a colpire al cuore il lettore. O no?

Cosa ne pensate? La paura ha mai condizionato qualche  vostra scelta? Che metodi usate per elaborarla?

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

22 Risposte a “Scrivere per superare la paura”

  1. Accidenti se la paura ha influenzato la mia vita! Posso affermare, ormai senza tristezza perché ho raggiunto un certo equilibrio interiore che mi aiuta a accettare le cose, che avrei potuto fare il triplo delle cose che ho materialmente fatto se solo tante volte non fossi stato bloccato dalla paura. Non sono neppure sicuro di averla del tutto superata, però ora almeno riesco a fare cose che in passato non sarei riuscito neppure a incominciare. Beati coloro che sanno superare le proprie paure quando sono ancora giovani: nessun obiettivo gli è precluso.

    1. La paura può bloccare iniziative e sogni giovanili, ma non è mai troppo tardi per liberarsene, Ariano. Sono felice di sapere che hai raggiunto un certo equilibrio che ti permette di fare cose nuove. La scrittura ti è servita?

      1. Più che la scrittura, la lettura. O meglio: certe specifiche letture che mi hanno colpito come un pugno in piena faccia costringendomi ad affrontare la vita in modo diverso.

  2. Questo titolo mi è piaciuto subito, perché la scrittura, come qualunque forma d’arte è anch eun modo per elaborare le nostre paure e in tal modo sconfiggerle.
    Trovo eccezionale il lavoro che state facendo al laboratorio, per te e per le donne che lo frequentano.
    Descrivere le proprie paure è il modo per vederle in faccia e finalmente farci amicizia. Sì, per me la paura non è una nemica ma una pafrte di noi che tenta di comunicarci qualcosa. Dovremmo davvero ascoltarla

    1. Sì, hai pienamente ragione, Elena. La paura è una spia importante, bisogna ascoltarla perché aiuta in tanti frangenti. Visto che sei una sostenitrice del laboratorio e ne hai parlato in un post, ti annuncio una bella novità. Il laboratorio è monitorato dalla Asl della nostra zona e verrà proposto al prossimo congresso di oncologia della Toscana. Una bella notizia che ci ha galvanizzato ^_^

  3. Oh cavolo se la valigia pesa! Che dirti, sarei una bugiarda se dicessi che non ho paure, che non le combatto. Affrontarle è molto più facile sulla carta che nella realtà ed è quasi un lavoro a tempo pieno dove la palla torna sempre al centro. Però la scrittura mi ha aiutato molto a sconfiggere ansie e paure, quindi leggendo il post ho capito quanto il tuo supporto nel corso sia importante per le partecipanti.

    1. Ti capisco Nadia, ognuno ha il suo bagaglio pieno di preoccupazioni. Parlarne e condividerle fa bene, e la scrittura è di grande aiuto ^_^

  4. La paura mi condiziona in modo sottile, ma non per questo meno pesante, per esempio minando la mia fiducia in me stessa e spingendomi a fare scelte troppo caute. Si camuffa, e anche bene. Magari vorrei scrivere, ma la paura si traveste da perfezionismo buono e mi convince che devo prima approfondire qualche aspetto, e poi scriverò, poi… e io fingo di crederle e rimando, perché l’inizio di una storia mi mette una soggezione terribile.

    1. E’ la paura di sbagliare in fondo, quella che ci portiamo dietro dall’infanzia e che limita le nostre potenzialità. Anch’io l’ho provata e la provo di fronte a un nuovo compito, è quella voce interna che non so far tacere che mi dice: lascia perdere, non ne sei capace… Ma se non l’ascolto e vado avanti scopro invece nuove possibilità come quella del laboratorio di scrittura. Grazie per il tuo prezioso contributo ^_^

  5. Condivido quello che dice Grazia, perché provo la stessa cosa tutte le volte che voglio scrivere una nuova storia: forse è la paura di non essere all’altezza, cosa che si lega all’insicurezza imperante che non aiuta mai.
    Paure legate a cose immateriali ne avrei da riempire più di una valigia, forse, ma se penso al blocco fisico legato a questa sensazione so che le grandi altezze mi immobilizzano: sì, soffro di vertigini, in più mi terrorizzano le cascate (vai poi a capire il perché!): per esempio, il rafting, io, non lo farei nemmeno morta.
    forse dovrei scriverci su un racconto, per esorcizzare tutto. 😉

    1. Sarebbe un’ottima idea, Marina. Se ti può essere di aiuto, ti dico che il secondo esercizio è stato un toccasana. Personificare la paura e immaginare un dialogo con lei ci ha fatto scoprire cose impensabili. A me è uscito un episodio sepolto di quando avevo sì o no 2 anni, pensa un po’…

  6. Più che di paura, parlerei di panico, perché quel che descrivi (il corpo che produce adrenalina, il cuore inizia a battere forte fino alla tachicardia, il respiro affannoso e la sensazione che manchi l’ossigeno, vista che si annebbia, sudori freddi) è un attacco di panico. Se lo conosco? Ahimè, si. La prima tachicardia a vent’anni l’ho scambiata per un infarto, non conoscendo né l’uno né l’altro. E da allora, ci convivo. Una volta che hai avuto un attacco di panico non te ne liberi mai del tutto, ti segue sempre, come un cagnolino fedele, però impari a parlarci, a ridimensionarlo dal mastino feroce fino a tenero cucciolotto. Nel mio caso, la paura l’ho avuta in eredità. Ancora oggi mi rendo conto che di fronte ad una scelta tendo a ragionare non con le mie paure, ma con le paure che mi sono state insegnate (già, si insegna pure la paura!) Nel mio caso prima della scrittura è stata la lettura. Se tra le pagine di un libro leggi le stesse cose che provi, ma leggi anche di chi ce la fa, questo aiuta. Poi c’è stato l’acquerello, che ti costringe ad andare piano, ad essere riflessivo sul colore, l’asciugatura, il disegno. E poi pure la moto. Se prima ci sarebbe voluto un camper invece della valigia delle paure, con la moto ho imparato a viaggiare per 7 giorni solo con una borsa laterale! 😀

    1. Belli i tuoi rimedi, lettura, acquerello, moto! Certo la scrittura non è l’unico modo anche se a ma è servita molto durante le terapie per scaricare l’ansia☺

  7. Leggendo questo tuo resoconto ho provato la voglia di essere lì con voi, sono certa che sia un’esperienza intensa quella che state facendo, che va ben oltre il laboratorio di scrittura.
    La paura mi condiziona moltissimo, in modo insidioso direi, perché si introduce sempre di soppiatto, nei pensieri casuali, nei ricordi, nelle ansie. Confesso che sto cominciando a scacciarla per non esserne sopraffatta, ma è senz’altro vero quello che dici, e cioè che va affrontata, altrimenti non si fa altro che darle più potere. E si ripresenta sempre.

    1. Come sarebbe bello, Maria Teresa, averti con noi anche solo per un giorno! La paura è una compagna “fedele”, spesso ci accompagna fin dalla nascita come eredità di chi ci ha dato la vita, oppure subentra all’improvviso a causa di un evento traumatico. Io ho scoperto, come ho riferito prima a Marina, che a due anni ho subito un brutto trauma: mi sono persa nel bosco insieme a un’anziana zia. Questo ricordo è emerso dopo tanti anni, i miei non me ne avevano parlato. L’ho ricordato durante un racconto e mia madre l’ha confermato. Credo che sia stato allora che ho incontrato la paura. E ogni tanto la ritrovo.

  8. Eh purtroppo sì, la paura condiziona moltissimo, sono stata infelice per tanti anni per la paura di prendere una decisione difficile, poi mi sono decisa e mi sono detta “perché non l’ho fatto prima”. Certe scelte comportano un grande coraggio, soprattutto perchè abbiamo paura dell’ignoto, quello che avverrà dopo. A volte però è necessario decidere nonostante la paura perché l’alternativa è peggiore.

    1. Sì, è proprio vero Giulia. La paura dell’ignoto condiziona le nostre scelte, liberarcene significa affrontarlo con coraggio:)

  9. Più o meno chiunque è passato dall’esperienza di una paura profonda.
    Io ho avuto un attacco d’ansia anni fa che non so definire se attacco di panico. Forse sì, perché ne aveva tutte le caratteristiche.
    Per me il teatro è in tal senso una terapia. Dal punto di vista di chi lo fa e di chi lo insegna. Come la scrittura, un’attività creativa che mette in gioco il sé è un toccasana per qualsiasi rischio di paura.

    1. L’arte è una terapia formidabile per ogni tipo di disagio, è antistress e dà benessere. Coltivare un’attività creativa agevola la conoscenza del sé e dei propri limiti e potenzia le risorse interiori 🙂

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