Premise… la parola misteriosa

Interior-design-by-Antoni-GaudiNe avete mai sentito parlare? La premise è uno degli elementi fondamentali della sceneggiatura cinematografica e dello storytelling. Entra di diritto tra i nostri approfondimenti.

Cosa significa premise?

La parola inglese significa presupposto, premessa. Deriva dal concetto matematico per il quale due presupposti veri portano a una conclusione altrettanto vera.

Ma cosa c’entra con la narrativa? Se è un elemento fondamentale della sceneggiatura possiamo usufruirne anche per le  nostre storie. Essa infatti rappresenta l‘idea centrale, il presupposto su cui basare tutta la storia, la quale, grazie alla premise, può essere definita con una sola e semplice frase.

              “ È la storia di un matematico il quale, nonostante sia affetto dalla schizofrenia, vincerà il nobel.”

Avete riconosciuto di quale storia stiamo parlando? Immagino di sì : “A beautiful mind” da cui è stato tratto il film premio Oscar.

Oggi  che la narrativa ha assunto molte delle caratteristiche della cinematografia punta alle potenzialità della premise. Gli scrittori contemporanei mostrano le scene come fossero dietro a una macchina da presa. Anche il modo di descrivere ha subito un grosso cambiamento: se prima la descrizione serviva per far immaginare la scena e quindi riportava molti particolari, oggi si predilige fare solo degli accenni di descrizione con pochi ma decisivi elementi.

Perché usare la premise?

Se avete compreso cosa sia la premise, dovete adesso salire di un gradino: perché utilizzarla? Le nostre storie hanno tutte un’idea centrale, una premessa fondamentale. Individuarla e metterla a fuoco, ci aiuterà molto a tenere i fili della narrazione sotto controllo e a non farci sfuggire la trama dalle mani. Infatti in un romanzo, oltre al fatto principale che s’intende raccontare, vi sono anche molti altri eventi secondari che costituiscono lo sfondo e che danno spessore alla vicenda. Ma se non mettiamo tutti gli avvenimenti nell’ottica della premise, essi risulteranno slegati e offriranno al lettore una sensazione di sfilacciamento che lo indurrà a lasciarci in breve tempo.

Allora individuare la premise al più presto durante la stesura di un romanzo, mette al riparo da incongruenze e da dispersioni rischiose.

 

Come tenere presente la premise?

Se essa è la premessa, cioè il presupposto su cui si basa l’intera vicenda, l’assunto di base, essa condiziona ogni scelta dell’autore, dal conflitto, alle azioni dei personaggi, fino alla conclusione.

Torniamo all’esempio di partenza, la premise di A beautiful mind: in virtù del fatto che il protagonista è un matematico ed è affetto dalla schizofrenia, il conflitto sarà generato dalla sua lotta strenua contro le allucinazioni a causa delle quali vivrà anche un momento di crisi nel suo matrimonio. La risoluzione del conflitto si avrà con la presa di coscienza della malattia, grazie a una deduzione logica, elemento questo derivante dalla intuitività della sua mente. Eppure l’epilogo non prevede la guarigione, infatti la malattia è tuttora incurabile. L’insigne matematico infatti continuerà ad avere le allucinazioni di sempre, ma grazie alla potenza della sua mente meravigliosa, potrà controllarle.

La trama fila a meraviglia, senza alcun cedimento, grazie al rispetto della premise da cui ogni singolo elemento scaturisce.

Quando elaborare la premise?

Sicuramente nel momento in cui immaginiamo la nostra storia, la premise è lì presente, ma non l’abbiamo messa a fuoco. Possiamo anche trascurarla e lasciare che la nostra creatività ci conduca senza briglie. Ma prima o poi, persino in fase di editing, dovremmo individuare  la premise della nostra storia e sottoporre ogni singolo avvenimento a una domanda capestro: questo ha a che fare con la premise? Se la risposta è no, dobbiamo senza alcun indugio, tagliarlo… ebbene sì, eliminarlo.

E con questo consiglio forse estremo ma importante, concludo il post. Vi lascio con un interrogativo, avete individuato la premise della vostra storia? Provate a farlo e fatemi sapere.

 

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

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