Alla vigilia entravi tra le braccia di mio padre
ospite atteso simile a un giovane introverso.
Nel tuo angolo preferito restavi lasciando docile
che mani frementi d’impazienza ti violassero.
Mite e umile non mostravi ribellione verso chi
ti spogliava della tua frondosa essenza
per aggiungervi con eleganza molto di sé.
Accoglievi ogni cambiamento con lo stesso
stupore affranto dei bambini stupiti.
Mio caro amico silenzioso e goffo
riempivi di luce e calore la notte Santa
gocce di giada spargevi per la casa buia
ti ammiravo con occhi sognanti,
abete sbilenco dell’infanzia perduta.