Mai più

La storia umana è costellata di molti buchi neri, il più oscuro e profondo è senz’altro l’Olocausto, il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati nei confronti del popolo ebreo.

Sami Modiano, un sopravvissuto di Auschwitz- Birkenau, diventato suo malgrado testimone dell’orrore, dice che le ferite di un deportato sono incancellabili, nessuna spugna potrebbe lavare dalla mente e dagli occhi ciò che ha vissuto. Un sopravvissuto al campo di sterminio è l’uomo dei silenzi, delle depressioni, degli incubi, che colei che decide di vivergli accanto,  deve imparare a tollerare .

La  domanda che Sami si fa da anni è sempre la stessa: Perché?

Ed è la stessa domanda che assilla l’umanità da allora: Perché?

Primo Levi scrive nella prefazione di “Se questo è un uomo”:

”A molti individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che ogni straniero è nemico. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager„

Esso è il prodotto di una simile concezione del mondo condotta alle estreme conseguenze. Fino a quando questo modo di pensare resiste al tempo e alla cultura o fa di tutto per riemergere,  il lager incombe.

Levi descrive così la notte prima della deportazione ad Auschwitz:

“E venne la notte, e fu una notte tale, che si conobbe che occhi umani non avrebbero dovuto assistervi e sopravvivere. Tutti sentirono questo: nessuno dei guardiani, né italiani, né tedeschi, ebbe animo di venire a vedere che cosa fanno gli uomini quando sanno di dover morire„ 

Saliti sul treno per Auschwitz, un posto di cui nessuno aveva mai sentito parlare, ma che doveva pur corrispondere a un luogo della Terra, al momento del passaggio del Brennero, tutti si alzarono in piedi. Avevano nel cuore il pensiero del ritorno e se lo rappresentavano in mente quasi crudelmente.

Al momento dell’arrivo, tutti furono divisi in base all’età, al sesso e allo stato di salute. Chi apparteneva a uno dei gruppi non avrebbe mai potuto stabilire la sorte degli altri:

“… La notte li inghiottì, puramente e semplicemente. Oggi però sappiamo che in quella scelta rapida e sommaria, di ognuno di noi era stato giudicato se potesse o no lavorare utilmente per il Reich… Sappiamo anche, che non sempre questo pur tenue principio di discriminazione in abili e inabili fu seguito, e che successivamente fu adottato spesso il sistema più semplice di aprire entrambe le portiere dei vagoni, senza avvertimenti né istruzioni ai nuovi arrivati. Entravano in campo quelli che il caso faceva scendere da un lato del convoglio; andavano in gas gli altri 

Poi videro due drappelli di strani individui camminare impacciati, emergevano chissà da dove  illuminati dalla luce fioca dei fanali. Erano vestiti in modo ridicolo con una strana palandrana a righe, la testa penzoloni in avanti, le braccia irrigidite.

“… Noi ci guardavamo senza parola. Tutto era incomprensibile e folle, ma una cosa avevamo capito. Questa era la metamorfosi che ci attendeva. Domani anche noi saremmo diventati così „

Ma è solo l’inizio della discesa all’inferno, perché se l’inferno esiste è così: uomini che non possono più pensare, vivi all’apparenza ma già morti dentro.  Li attende un secondo atto fatto di rasoi e pennelli e tosatrici da parte di uomini a righe che non hanno parole ma solo gesti rudi e violenti.

“Finalmente si apre un’altra porta: eccoci tutti chiusi, nudi tosati e in piedi, coi piedi nell’acqua, è una sala di docce… se siamo nudi in una sala di docce, vuol dire che faremo la doccia. Se faremo la doccia, è perché non ci ammazzano ancora. E allora perché ci fanno stare in piedi, e non ci danno da bere, e nessuno ci spiega niente, e non abbiamo né scarpe né vestiti ma siamo tutti nudi coi piedi nell’acqua, e fa freddo„

Finita la doccia, nudi e scalzi attraversano un campo innevato con il corredo in mano: la palandrana e zoccoli di legno. Raggiungono una baracca a un centinaio di metri dove è concesso loro di vestirsi. Sono all’angolo incapaci di guardarsi l’un l’altro. Non ci sono specchi, ma il loro aspetto gli sta dinanzi, riflesso in cento visi violacei e in cento corpi trasformati in pupazzi miserabili.

Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile„

In questo modo, in un tempo a noi vicino, schiacciati sul fondo hanno vissuto uomini  e donne la cui unica colpa è stata quella di essere nati.

Non possiamo far niente per cambiare il corso della storia, ma abbiamo il dovere morale di  non dimenticare perché mai più accada.

 

 

 

Views All Time
Views All Time
Views Today
Views Today
Avatar for Maura Puccini

Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

12 Risposte a “Mai più”

  1. Concordo un passo avanti per l’umanità sarebbe scrivere a grandi lettere nei libri di storie le testimonianze agghiaccianti di queste pagine orribili. Insegnare ai ragazzi a cosa conduce l’odio.
    Quel mai più deve risuonare come un incubo invece di venire sorvolato come una delle tante barbarie umane.

    1. Non è mai tardi per cominciare, troppo silenzio è stato calato sullo sterminio di massa degli ebrei. Non so se dietro ci siano ragioni ideologiche o più semplicemente perché la barbarie così ravvicinata nel tempo, che rimanda ai flagelli dell’antichità, ha spaventato l’umanità al punto da decidere di dimenticare. A forza di dimenticare però si stanno riaffacciando le insidie del nazifascismo e il lager, come ci ricorda Levi, è sempre dietro l’angolo.

  2. Hai perfettamente ragione, non si può cambiare la storia ma è nostro dovere vigilare affinché la spirale non si ripieghi su se stessa e l’orrore ritorni. Mi chiedo tuttavia il perché il giorno della memoria non sia dedicato a tutte le vittime del nazismo. Nei campi, contrassegnati da triangoli di diverso colore, c’erano anche prigionieri politici, omosessuali, diversi di ogni genere e oppositori. Il Nazismo è stato orrore perché ha fatto prevalere con la forza la ragione di pochi contro le ragioni di molti. Sterminandoli.

    1. Cara Elena, concordo: il nazifascismo, come in genere altri totalitarismi, era costituito da una potente oligarchia che volle imporsi sulla maggioranza usando la violenza e bandendo ogni forma di democrazia. In più, a fomentare il fuoco sotto montava un profondo e sconfinato odio per le diversità in tutte le sue accezioni. Resta comunque il fatto che lo sterminio degli ebrei (preparato dalle leggi razziali) è stato il crimine più eclatante e abominevole.

  3. Gli stermini di massa pianificati sono qualcosa di così mostruoso che è davvero difficile credere che possano accadere. Nel momento in cui si ha la consapevolezza che eventi del genere sono accaduti realmente e sono stati perpetrati deliberatamente sorgono degli interrogativi inquietanti sulla reale natura dell’essere umano.

    1. La tentazione, Ariano, è di pensare che se l’uomo può generare simili nefandezze, non valga la pena continuare a credere in lui. Ma ci sono ancora motivi di sperare quando vediamo coloro che spendono la loro vita per gli altri come Falcone e Borsellino o i grandi uomini che hanno alleviato il dolore degli ebrei rischiando di persona, come l’industriale Schindler.

  4. E’ così, ma se ti dico che la mia insegnante delle superiori di tedesco leggendo nel libro qualcosa tipo: accanto ai luoghi di Goethe che hanno reso grande la Germania ci sono anche quelli dei lager ecc. ci disse di cancellare la frase.
    Io protestai, e mi zittì e da allora fu guerra, forse esagero ma credo di essere stata penalizzata anche col voto della maturità visto che era il membro interno.

    1. Per i Tedeschi e per coloro che simpatizzano per la Germania è duro ammettere che dal loro paese sia potuta sorgere una simile barbarie. Ma i popoli non c’entrano con le decisioni di pochi, così come la maggior parte degli Italiani non ha a che fare con le leggi razziali promulgate durante il fascismo. Un’altra cosa sono i negazionisti, tanto più se sono degli educatori come la tua prof del liceo. Spero che negare o minimizzare l’Olocausto diventi un crimine punibile per legge. Grazie per la tua testimonianza

  5. Non ho ancora letto “Se questo è un uomo”, devo recuperare. E in effetti ai miei tempi, a parte la lettura del diario di Anna Frank (per la verità molto leggera, perché è prima che lei fosse presa) e delle poche righe dei libri di Storia (con i professori sempre in ritardo sul programma e quindi con le guerra mondiali a giugno), del genocidio degli ebrei si è parlato poco. Spero che adesso nelle scuole l’argomento abbia più spazio. E forse sarebbe il caso di leggere anche Primo Levi oltre che Anna Frank.

    1. Il diario di Anna Frank in effetti non è una vera e propria testimonianza del Lager, quanto del clima antecedente alle deportazioni e al fatto che gli ebrei da tempo fossero mal visti e ghettizzati. Di tutt’altro genere la lettura di Se questo è un uomo che colpisce come un pugno in pieno viso. Leggerlo equivale a prendere coscienza di un’immensa e assurda follia per cui non esiste un vero perché. L’interrogativo è: come è potuto accadere una roba così sotto gli occhi del mondo? Concordo in pieno sul fatto di mettere nei programmi scolastici il libro di Levi.

  6. Il potere del perdono
    Eva Moses kor, sopravvissuta ad Auschwitz, nel suo libro ci regala una tesi controversa ma rivoluzionaria: per guarire le ferite più profonde e più dolorose bisogna lasciarsi alle spalle il rancore. Scrive ancora:” amavo le bombe che fischiavano sopra la mia testa perché sentirle significava che sarebbero venuti a liberarci. Per quasi cinquanta anni ho lottato per ritrovare la voglia di vivere che avevo da bambina, eppure mi sentivo sempre più fragile. So di non poter fare niente per cambiare il mio passato, ma scoprire il perdono mi ha restituito la più grande dote che mi aveva trasmesso mia madre: l ‘abilità di essere felice, nonostante tutto”.
    Penso che il concetto di perdono non rimuova i ricordi, ma ne elimina il peso. Non equivale a condonare i delitti, perché la giustizia riguarda i colpevoli e deve fare il suo corso; il perdono serve a noi , per liberarci dalle catene che ci legano a loro.

    1. Bellissima testimonianza, cara Rachele, hai fatto bene a postarla. Anch’io credo che il perdono sia una potente medicina per trovare la serenità interiore. Se ce l’ha fatta a perdonare una sopravvissuta agli orrori del campo di sterminio, significa che possiamo farlo tutti. Grazie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.