Luoghi comuni e cliché

201438_331266113637177_119957142_oGli scrittori non hanno altro che le parole per agire sulla realtà. Ma non tutte le parole conservano intatto il potere espressivo. Alcune per esempio risultano così deboli da non comunicare niente. Sono le scorciatoie del pensiero, gli stereotipi, cioé i luoghi comuni.

I luoghi comuni

Avete presente le frasi fatte quali “Non esistono più le mezze stagioni”? Sono in grado di dire qualcosa? No. Senza tuttavia ricorrere a un luogo comune così riconoscibile, da cui tutti rifuggono, la banalità ci può sfuggire come niente. Non sempre alcune espressioni sono individuate come luoghi comuni, così ne abusiamo, stancando il lettore. Eccovi degli esempi:

 aggettivi: bello e impossibile, discorso originale, viso simpatico, naso adunco, ovale perfetto, cervello fino, capelli lucenti, dita affusolate, occhi espressivi, seno prosperoso, sguardo acuto, sorriso ammaliatore

intere frasi: era un inverno rigido, all’improvviso un lampo squarciò il cielo, a un tratto le fu chiaro, l’amava più della sua stessa vita, non l’avrebbe mai detto, fu lì in un baleno, gridò con forza, mostrò il volto perplesso, il sole era alto nel cielo, le nuvole all’orizzonte facevano presagire…

metafore e similitudini: bianco come la neve, furba come una volpe, la passione fuoco che divampa, rosso sangue, vellutato come una rosa, l’albero saggio, il prato un tappeto colorato…

Perché evitare i luoghi comuni

Nel leggere questa sequenza di luoghi comuni sentiamo che un senso di noia ci avvince: è l’effetto deja-vu, in questo caso del “già sentito”. Il potere evocativo di frasi dette e ridette, a ogni nuova ripetizione, si perde. Alla fine, le stesse espressioni che erano state create per dare emozioni, non ci offrono altro che tedio.

La metafora, poi, che è un trasferimento di significato e che di solito ha un grande effetto nel lettore perché rimanda a un’immagine, così come tutte le altre figure stilistiche, se non è nuova, diventa il luogo comune più noioso in assoluto.

I cliché 

Un discorso a parte meritano i cliché, le stereotipie di pensiero sui personaggi, sui comportamenti e i luoghi; essi deturpano la freschezza del nostro raccontare.

Il cliché è la cristallizzazione di un sentire comune che si perpetua: la suocera è sempre invadente, la musica rock è maledetta, le donne nubili sono acide, la cucina italiana è la migliore, i governanti sono ladri, i meridionali non hanno voglia di lavorare,  etc.

Oltre che banalizzare il messaggio, rende inefficace la comunicazione, spegne l’emozione, diventa addirittura dannoso, soprattutto quando riguarda le generalizzazioni di genere e dei gruppi umani.

Come evitare luoghi comuni e cliché

Per non incorrere nelle stereotipie concettuali e semantiche, l’unica strada possibile è diversificare e distaccarsi dal sentire comune; rifuggire la mentalità corrente, individuare e combattere la banalizzazione del linguaggio della pubblicità e della televisione. Quest’ultimi infatti, puntano molto sulla validità del luogo comune e del cliché per conquistare mercato e indirizzare i gusti verso la standardizzazione.

Sperimentare un linguaggio innovativo, di rottura con il passato.

Inventare nuove metafore e dare vita a immagini evocative di forte impatto emotivo.

Utilizzare la sensibilità personale e le forme espressive a noi più vicine, senza dover ricorrere al bagaglio di immagini del passato; per quanto siano state valide, non hanno più molto da dire agli uomini di oggi.

Qual è il vostro parere? Quali parole o frasi individuate come luoghi comuni?

  

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

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