“La scrittura del mio libro? Un viaggio meraviglioso”

Considero Maria Teresa Steri un’amica, nonostante non l’abbia mai incontrata dal vivo.

Quando ho fondato scrivere la vita nel 2013, mi sentivo un piccolo pesce in mezzo all’oceano. Padrona di casa del mitico Anima di carta, Maria Teresa navigava sicura. Lo stile in punta di penna, discreto e accattivante con cui conduceva il suo spazio — che nel tempo non è mai venuto meno — mi affascinava. Ricordo che le inviai una timida mail per un guest-post. Maria Teresa si mise a disposizione con un’umiltà che mi ha conquistata. Da allora sono passati quattro anni e non ho mai smesso di seguirla.

Scrittrice bravissima, ha all’attivo due romanzi, l’ultimo dei quali, Come un dio immortale (Ebook o cartaceo in vendita su Amazon), è appena uscito.

L’ho terminato da qualche giorno e ho tante curiosità da soddisfare. Quale occasione migliore per una chiacchierata tra amiche?

Bentornata cara Maria Teresa, per me è sempre un grande piacere ospitarti. Confesso che mi manca tanto la lettura di Come un dio immortale, più di 550 pagine dense di avvenimenti. Te lo chiedo di nuovo: come fai a tenere in piedi una trama così complessa e serrata? Svelami il tuo segreto.

Ciao Rosalia, ti ringrazio per avermi invitata ancora una volta in questo tuo bel blog. Temo di non avere grandi segreti da svelarti. Per la gestione della trama e per avere sotto controllo la grande mole di fatti e personaggi ho utilizzato soprattutto schemi ed elenchi. In particolare, ho usato una mappa cronologica dove tenevo traccia dell’ordine temporale degli eventi e un’altra dedicata all’intreccio, una storyboard dove segnavo le scene nella sequenza presentata al lettore. Credo sarebbe stato impossibile portare avanti una storia che si snoda in un arco di cinquant’anni e conta numerosi salti temporali, senza l’aiuto di questi strumenti. Tuttavia, non sono il tipo che pianifica in anticipo una trama, anzi mi piace farmi sorprendere dai personaggi man mano che i fatti si svelano. Un aspetto della scrittura per me davvero magico a cui non rinuncerei mai, anche se so che comporta più lavoro e tempo.

Uno scrittore capisce quando è il momento di lasciar andare la propria creatura. A me è capitato con il manoscritto che ti ho inviato. A un certo punto ho sentito che non avrei più dato niente alla storia, che la dovevo lasciare. Una sensazione dolorosa e liberatoria allo stesso tempo.

È vero, c’è un momento in cui senti che è tempo di spezzare il legame. Dopo l’ennesima rilettura, ti rendi conto di aver fatto tutto quanto era in tuo potere per revisionare, modificare, correggere. Non che non esistano ulteriori spazi per miglioramenti o che una storia possa mai dirsi perfetta, ma arriva inevitabilmente il bisogno di mettere un punto definitivo e andare avanti.

Hai ragione quando dici che si tratta di un passo doloroso, anche per me non è stato facile. Considera che ho cominciato a lavorare a Come un dio immortale quindici anni fa, con alti e bassi. La connessione creatasi con i personaggi era molto forte, ma a un certo punto ho sentito che avevo dato loro tutto il possibile e che continuare a lavorarci sarebbe stato improduttivo se non deleterio. Se vogliamo, si può parlare anche di saturazione. Quando arriva questa fase, non puoi farci nulla.

Immagino che una parte del tuo mondo e delle tue emozioni si trovi racchiuso in quelle pagine. Scriverli avrà significato un dispendio psicofisico enorme.

In effetti sì, tanto più che, come ti dicevo prima, le varie stesure hanno abbracciato un periodo molto lungo. In questo arco di tempo le pagine hanno assorbito molto delle mie emozioni e hanno rispecchiato anche un mio percorso interiore, nel bene e nel male.

Penso però di poter dire con certezza che la scrittura di questa storia ha dato molto anche a me, prima di tutto da un punto di vista emotivo. In qualche modo è stato un percorso di crescita intenso. E poi, cosa non secondaria, mi ha trasmesso tanto in termini di esperienza di scrittura per la sfida che ha comportato.

Hai affermato da poco nel tuo blog che la scrittura, al di là dei risultati, delle vendite e del successo editoriale, debba renderci felici. Trovo che sia una presa di coscienza fondamentale per chi ha deciso di dedicarsi a questo mestiere.

Diciamo che attualmente questa per me è più una dichiarazione d’intenti che una realtà, perché non è facile da attuare. Di fatto tutti noi facciamo facciamo dipendere la soddisfazione e il benessere interiore dagli eventi esterni, in tutti gli ambiti della vita. Siamo felici quando ci accade qualcosa di bello, scontenti se capita qualcosa di brutto. Allo stesso modo, la felicità per uno scrittore si attribuisce alle vendite, all’appagamento che danno le recensioni positive, all’approvazione dei lettori. Tutto questo ha un suo peso, non voglio negarlo, ma rischia di mettere in secondo piano il piacere stesso della scrittura, il viaggio meraviglioso che compiamo quando siamo immersi in una storia. Questo aspetto sta diventando molto importante per me, molto più che in passato.

Tra i vari personaggi del libro, tutti molto sfaccettati, ho amato Flavio e Milena, due dei protagonisti. Il primo odia le convenzioni e si ribella ai dettami della famiglia e del principale; la seconda compie un percorso molto bello anche grazie alla sofferenza. Due antieroi imperfetti e fragili, ma veri e fortissimi.

Antieroi, hai detto bene. Flavio e Milena sono due trentenni della porta accanto, due persone che cercano il loro posto nel mondo, ognuno a modo suo, anche al prezzo di comportarsi in modo immorale o di ferire chi li circonda. Se vogliamo, non sono diversi da tanti altri della loro età. Ciò che li distingue è proprio il percorso che compiono grazie a ciò che di straordinario si pone sulla loro strada.

Come in Bagliori nel buio anche qui ho ritrovato un aspetto che sento molto, il bisogno di spiritualità. Un bisogno che, se non canalizzato, può sfociare nell’aberrazione del settarismo.

Sì, il bisogno di dare un senso alla propria vita è come una sete dell’anima. Se non riusciamo a soddisfarla, ci rende inquieti o fanatici, nel migliore dei casi; ci fa fare cose orribili nel peggiore. I fenomeni settari nascono proprio da questo: c’è chi approfitta di questo bisogno, di questa inquietudine interiore. Siamo tutti fragili, a modo nostro, manipolabili nei nostri punti deboli.

Ognuno dei personaggi di Come un dio immortale incarna l’insoddisfazione per il quotidiano e la fragilità di sentirsi fuori posto in un mondo votato al materialismo.

Eppure, io sono convinta che anche nello scettico più convinto ci sia un bisogno interiore di spiritualità, magari soffocato dalla paura dell’ignoto o schiacciato dal comune modo di percepire la realtà.

L’ambientazione anche questa volta è un elemento fondamentale. In Bagliori nel buio, la Grotta del corvo, qui, la collina di Valdiluna. Luoghi evocativi e di grande ispirazione.

Come avrai capito, alcuni luoghi esercitano una certa suggestione su di me. Mentre però la grotta del corvo descritta in Bagliori nel buio è in parte ispirata a un posto esistente nella realtà, Valdiluna e tutti i dintorni sono totalmente di fantasia. L’intento era però anche qui quello di evocare una zona di confine tra i mondi, un luogo con un potere spirituale molto forte, dove tutto è possibile, in grado anche di guarire.

So che sei già all’opera con un altro progetto, non ti riposi mai. Non senti il bisogno di staccare con la scrittura per ricaricarti?

Tutt’altro! Devi sapere che la scrittura di Come un dio immortale ha prosciugato le mie energie “scrittorie”, infatti il progetto attuale di cui parli è ancora solo abbozzato, in attesa che io ritrovi le forze per dedicargli la giusta attenzione. Però non si tratta di una storia nuova, ma della riscrittura del mio primo romanzo, attualmente non disponibile per l’acquisto. L’intenzione è di fare una seconda edizione che rispecchi maggiormente la mia scrittura attuale.

Un’altra confessione: io non sono un’appassionata del genere paranormale, ma ho apprezzato molto i tuoi romanzi. Ho trovato soprattutto in Come un dio immortale livelli di lettura di rara profondità, mi riferisco al momento dello specchio.

La scena a cui ti riferisci, quella dello Specchio dell’Oscurità, è stata una delle più difficili in assoluto da scrivere per me, un’autentica sfida. Ha richiesto una forte immedesimazione nel personaggio di Flavio. Senza fare troppo spoiler, ti dico che è stato molto impegnativo immaginare cosa si provi a stare di fronte al proprio lato oscuro, a quella che Jung chiamava Ombra. L’aiuto dei beta reader qui è stato davvero fondamentale per capire come rendere al meglio la scena, e infatti l’ho scritta più volte.

Quando scrivo un romanzo alterno momenti di euforia a momenti di grande scoraggiamento in cui mi viene la tentazione di gettare la spugna. Hai mai vissuto un momento nero durante la stesura del tuo libro?

Ahimè, sì. Ci sono stati tanti momenti in cui sono stata sul punto di gettare la spugna. In verità più volte ho messo da parte questo romanzo, venendo a patti con la mia incapacità di portarlo avanti. Nel frattempo mi sono dedicata ad altri romanzi.

Il momento più nero in assoluto c’è stato la scorsa primavera. Giunta al climax della storia, sono incappata nel tanto temuto blocco dello scrittore, dal quale non riuscivo a scuotermi. Mi sentivo sopraffatta dalla mole di pagine e di eventi a cui volevo dare un senso. Per riprendere a scrivere sono serviti tempo e pazienza. Sarebbe stata una vera sconfitta gettare la spugna dopo tanta fatica. E poi ero cosciente di dovere un lieto fine ai miei personaggi!

Ti auguro che il libro arrivi il più lontano possibile. Sono convinta che Come un dio immortale è una storia che meriti davvero di essere letta. Intanto grazie per questo tempo trascorso insieme!

Grazie a te per le tue interessanti osservazioni e per il tuo augurio!

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

13 Risposte a ““La scrittura del mio libro? Un viaggio meraviglioso””

  1. Sono davvero molto contenta che anche a te Rosalia il libro di Maria Teresa sia piaciuto tanto.
    Proprio bella questa chiacchierata e anche scoprire quanto sia profondo il vostro legame, così come conoscere quanto impegno abbia profuso l’autrice nel suo lavoro, i dubbi, le perplessità e infine il coraggio di portare a termine e pubblicare un così bel manoscritto.
    Anche io mi unisco al tuo ultimo augurio, sono certa che le cose andranno proprio in questa direzione.

    1. Il bello del nostro “lavoro” di blogger è proprio questo: intrecciare amicizie e scoprire che la passione della scrittura ci accomuna tanto. Quando ho scoperto Maria Teresa sono stata attratta dal suo stile pulito, chiaro e dalla sua abilità strategica nel realizzare storie complesse. In questi anni trovo che sia cresciuta molto, lo dice lei stessa. Per questo penso che il suo libro avrà successo ^_^

    2. A costo di sembrare sdolcinata, devo dire a entrambe che è molto bello poter condividere tutto questo con voi e vi sono davvero grata per il vostro sostegno. Quando si scrive si tende a stare un po’ rintanati nel proprio guscio, ma poter parlare delle emozioni provate con lettrici come voi non ha prezzo. Grazie ancora a Rosalia per avermi ospitata e a Nadia per aver letto l’intervista ^_^

  2. Ciao Rosalia, innanzitutto complimenti per l’immagine rinnovata del tuo blog, mi piace molto, e anche per l’intervista. Maria Teresa va come il pane di questi tempi :))
    Non ho ancora letto il libro ma da questa come da altre interviste traspare l’anima di Maria Teresa, che è tutt’altro che scura e tenebrosa. E poi vedo che ha deciso di riscrivere la sua prima storia, un lavoro cui sto dedicando molto tempo anch’io con il medesimo obiettivo, ma d’altra parte ne abbiamo già parlato.
    Un lavoro lungo ma molto liberatorio… Godetetevi il bello che c’è adesso, entrambe. Abbracci

    1. Grazie Elena, ogni tanto è bene cambiare. Sì, Maria Teresa è molto ambita in questo periodo;) Merita questo momento, al di là della stima che nutro per lei, e che rischia di rendermi poco obiettiva, trovo che sia è una scrittrice davvero in gamba. Le sue storie sono venate di atmosfere noir, in realtà lei è delicata e sensibile, e certe caratteristiche si ritrovano in molti dei suoi personaggi. Un connubio non nuovo in letteratura. Un abbraccio a te!

    2. Elena, Rosalia… che cose belle che dite, grazie! In effetti le mie storie da un po’ anni a questa parte hanno preso questa piega noir, si vede che la mia parte oscura ha bisogno di esprimersi in qualche modo 😀
      Riguardo al riscrivere la prima storia, sarebbe bello poi confrontarci su questo lavoro che stiamo facendo. Beh, io l’ho appena iniziato, ma spero di portarlo avanti prima o poi ^_^ Grazie ancora!

  3. Adesso sono molto curiosa di arrivare a leggere la parte dello Specchio, sono molto contenta Maria Teresa che non ti sia arresa e sia arrivata alla fine, perché il tuo libro è molto bello, senza nulla togliere ai tuoi precedenti trovo che Come un Dio immortale sia davvero molto maturo, come scrittura, come intreccio e come personaggi. Complimenti a Rosalia per questa intervista (è bello leggere le interviste mentre sto leggendo il romanzo…)

    1. Grazie Giulia, è un piacere ospitare il tuo giudizio sul romanzo di Maria Teresa. Sono stata attenta allo spoiler, che è un attimo a rovinare la suspense creata ad hoc dalla scrittrice

  4. Credo che sia un grande merito essere rimasta fedele alla storia per tanto tempo, accettando la fatica e le complicazioni di una gestazione così lunga. Questo tipo di pazienza è importante per uno scrittore, e penso possa fare la differenza tra un testo solo carino e un testo di spessore.

    1. Ciao Grazia, penso che tu abbia pienamente ragione. Un manoscritto, se sopravvive a un tempo di gestazione molto lungo, ha un valore aggiunto ^_^

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