La gestualità dei personaggi

Il linguaggio non verbale, e chi ha qualche nozione nel campo della comunicazione lo sa bene, si basa su un codice ben preciso, oggetto di studio di diversi ambiti culturali, dalla linguistica alla psicologia del comportamento. Il linguaggio dei gesti è il veicolo diretto per interagire, anche se spesso non ne siamo consapevoli.

Interpretando la postura, la mimica facciale, i gesti, le espressioni che accompagnano le parole, possiamo capire cosa l’altro vuole da noi, o addirittura cosa pensa di noi.

Piccolo compendio del linguaggio non verbale

Sfregare le mani mentre si parla è un segnale di autocompiacimento, se l’interlocutore lo fa lentamente mentre cerca di convincervi di qualcosa, di sicuro sta mentendo.

Dare la mano con una leggera spinta verso l’alto è un gesto che esprime accoglienza. E sempre a proposito di mani, se diamo la mano mostrando il dorso, trasmettiamo senso di superiorità e desiderio di dominio; tenere le mani giunte davanti, invece, significa voler controllare le proprie reazioni.

Tenere le braccia dietro alla schiena esprime autoritarismo e senso di comando, ma una mano che abbraccia l’altra, dietro alla schiena,  esprime frustrazione.

Veniamo al volto: sorridere mentre qualcuno parla esprime consenso e desiderio di accoglienza; guardare negli occhi l’interlocutore significa dare massima attenzione e interesse; al contrario, abbassarli o tenerli semichiusi, può voler dire: “non m’interessa quello che dici“.

Gesti generici: sfregarsi la punta del naso è sintomo di disaccordo su un determinato argomento; protendersi in avanti con il corpo significa disporsi verso l’altro per ascoltarlo meglio; cambiare postura repentinamente è un segnale di noia; tamburellare con le dita invece manifesta ansia. Giocare con gli oggetti facendoli roteare o muovere davanti agli occhi dell’interlocutore, può essere un desiderio di mantenere viva l a propria attenzione, ma spesso viene interpretato come scarso interesse; deglutire più volte è sintomo di scarsa tolleranza, stringere la mano a pugno serve per reprimere la rabbia.

Tutti i gesti  che riguardano i capelli e le unghie sono segnali di  adattamento alle intenzioni dell’interlocutore e nel contempo servono a gestire i propri stati d’animo come l’ansia, la paura e la noia.

Tutto chiaro? Spero di sì. Scusate  la sintesi, vi rimando a questo proposito all’articolo:  http://www.igorvitale.org/2014/03/05/comunicazione-non-verbale-il-significato-di-tutti-i-gesti/ .

Veniamo all’argomento del post: la gestualità  dei personaggi di un romanzo.

Premessa

A me le descrizioni particolareggiate dei personaggi non piacciono. Quando leggo un romanzo amo volare di fantasia e, piuttosto che sorbirmi le sequenze descrittive, preferisco immaginare il volto, gli occhi e la corporatura .

Di conseguenza, da quando scrivo, ho sempre lesinato sulle caratteristiche fisiche dei personaggi, mettendo solo qualche pennellata in qua e là: i capelli (una vera fissa!), lo sguardo e le mani. Per il resto confido sul fatto che chi legge i miei lavori abbia tanta fantasia e aggiunga del suo. Ma forse è un limite al quale dovrei porre rimedio.

Sarà per questo che da qualche tempo arricchisco i personaggi con la gestualità.

La gestualità dei personaggi

“Mostra, non raccontare! ” ricordate il comandamento principe della scrittura? Il lettore deve riuscire a vedere la scena per  partecipare emotivamente alle vicende del protagonista.

Francine Prose, autrice americana, nel saggio Leggere da scrittore, spiega che la gestualità che fa presa è quella delle piccole azioni, talvolta persino irriflesse o inconsce tipiche del linguaggio del corpo, piuttosto che le azioni volute e determinate.

C’è una lunga casistica di gesti per caratterizzare il personaggio , da come si versa da bere, a come fuma la sigaretta; in che modo si pettina,  se si morde il labbro o se intreccia le dita; se inarca le sopracciglia o si inumidisce le labbra; se incide  il cibo con forza, se mastica lentamente, se deglutisce mentre parla, etc…

Un autore che conosce bene i suoi personaggi non dovrebbe mai trascurare i  loro gesti. Così come un personaggio ben studiato non dovrebbe bere o fumare a caso, ma solo quando serve alla storia.

La gestualità determina la cifra del personaggio così come nella vita reale, una smorfia o un’espressione rivelano chi abbiamo davanti. Mentre scrivo questa ultima frase  mi compare  una conoscente che stringe le labbra all’inverosimile per esprimere il suo disappunto quando gli altri parlano. Non è simpatica per niente, ve lo confesso!

Prima di concludere, una piccola precisazione: questo articolo non è esaustivo.  Sto mettendo a frutto  alcune tecniche apprese e spero vi possano servire a creare i vostri personaggi. Se avete altri aspetti da aggiungere ben venga. Intanto buona scrittura!

 

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

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