Editing infinito

In questi giorni sono alle prese con l’editing del mio romanzo in uscita. Secondo l’Editore, il manoscritto, peraltro già editato, presenta ancora qualche aspetto da perfezionare prima della stampa. Piccole cose per fortuna: qualche virgola da togliere o aggiungere, e qualche espressione da modificare, ma tant’è… sembra proprio che l’editing sia una pratica infinita!

Dunque, ennesima rilettura con suggerimenti accanto. In fondo, vi assicuro,  non sono dispiaciuta, anzi vivo questa fase come arricchimento  professionale e come surplus di affetto per il manoscritto.

Così la circostanza mi ha ispirato un post sull’editing che, a dire il vero, è stato molto sofferto.

Il dubbio era  se  avesse senso parlare di editing in un blog  frequentato da chi la scrittura la vive e la pratica.  L’editing è argomento arcinoto, di esso  si sa vita, morte e miracoli.  Cosa avrei potuto aggiungere di nuovo?

Alla fine, mi sono decisa a pubblicarlo comunque; in primo luogo per coloro che, alle prime armi, vagano in cerca di qualche informazione;  in secondo luogo, perché ogni tanto vale la pena rispolverare uno dei fondamentali della scrittura.  E l’editing, pratica su cui in italia c’è un po’ di confusione, merita, secondo me, degli ulteriori chiarimenti.

A scanso di equivoci…

L’editing è la cura redazionale di un  testo,  una lettura volta a verificare la correttezza di ortografia, grammatica, sintassi, l’organizzazione strutturale di un testo, la sua coerenza e la sua coesione, l’esattezza delle asserzioni scientifiche, storiche e geografiche, l’adeguatezza dello stile, etc. Insomma… brevi cenni sull’Universo!

La correzione di bozze, pratica con cui spesso si confonde l’editing, si interessa piuttosto di errori di battitura, servendosi delle norme prescritte dallo standard UNI 5041. Per fare qualche esempio: il correttore di bozze provvede alla sostituzione di una lettera errata, inserisce gli spazi mancanti,  indica la parte di testo da portare al rigo successivo, riduce una spaziatura orizzontale,  elimina refusi, omologa la scelta del carattere e così via. Insomma il suo lavoro è successivo a quello dell’editor ed è più circoscritto.

Per schematizzare, si parla di editing quando si svolgono le azioni seguenti:

1-  Assicurare la coerenza del testo

Licia dovrà essere sempre Licia, non è possibile che a un certo punto diventi Lucia. Se un personaggio ha subito l’amputazione della gamba destra, il lettore non può ritrovarselo a ballare la samba. Sembrano esempi paradossali, eppure la realtà, talvolta, è persino più inverosimile della finzione.

Gli errori di coerenza, comunque,  non sono sempre così lampanti, spesso si nascondono tra le righe e investono strutture multiple:  scene, personaggi,  dialoghi. Nella prima fase di editing del mio romanzo, ho scoperto che  avevo  assegnato alla protagonista la consapevolezza di un fatto che in quel dato momento non le era possibile sapere. Ci sono dunque incoerenze che risultano visibili solo dopo una lettura analitica.

2- Monitorare la consistenza del perché della narrazione

I periodi devono essere funzionali,  e con ciò intendo frasi strettamente collegate tra loro da relazioni di causa o effetto. Non solo: un buon editing indaga anche la funzionalità di dialoghi, personaggi e scene.

3- Rendere chiaro il testo

Scrivere è  comunicare, come ama ripetere Marco Freccero nel suo manuale: “Scrivere è difficile”. Chi spende  tempo e denaro su un libro deve comprendere il messaggio che vi è contenuto. L’editing interviene dove vi è una mancanza di chiarezza e di comunicabilità, suggerendo modifiche per una migliore costruzione delle frasi e per un uso preciso delle parole.

4- Modulare le scelte stilistiche dell’autore

Lo stile è la particolare voce dell’autore, capace di comunicare con verosimiglianza  tristezza,  gioia, ansia, così come, quando parliamo, assumiamo un tono che manifesta preoccupazione, allegria, sarcasmo. Compito dell’ editing è quello di cogliere la personalità dell’autore e di perfezionare il suo stile per renderlo incisivo ed efficace.

5- Migliorare la storia laddove vi siano debolezze strutturali

In questo caso si parla di editing pesante ed è l’intervento che mette a soqquadro capitoli, taglia scene e dialoghi, e, purtroppo, sovverte  le certezze dell’autore. È il lavoro più doloroso, ma spesso decisivo per far decollare la storia. L’editing strutturale può servire a focalizzare  uno o più climax della storia , organizzando l’assemblaggio  di tutte le scene che vi ruotano attorno.

6- Scoprire inesattezze storiche, geografiche e scientifiche

In un caso editoriale di qualche anno fa, editato da uno dei migliori editor in circolazione, è presente un’inesattezza: la protagonista sale su un modello di auto che all’epoca della storia non era ancora in circolazione. Non è la prima volta e non sarà l’ultima che accade. Eppure l’editing, almeno  in teoria, dovrebbe proteggere gli autori dagli scivoloni nei vari campi del sapere, verificando asserzioni geografiche, scientifiche e storiche presenti nella storia o dichiarate dai personaggi.

7- Individuare errori ortografici e grammaticali  

Questo aspetto talvolta non è tenuto in gran considerazione dagli autori. Si tende a presumere che la correttezza ortografica sia marginale rispetto al contenuto, e spesso si cade in quel tranello un po’ superficiale che tanto non importa perché c’è qualcuno che corregge il libro prima di stamparlo. Sì è vero, ma c’è un piccolo particolare da non sottovalutare: gli editor delle case editrici considerano la forma già contenuto e  tendono a scartare dei testi, a meno che non siano capolavori, persino a causa di errori ortografici non vistosi: accenti gravi al posto di quelli acuti, uso improprio dell’apostrofo e così via.

Quindi per tirare le somme: dobbiamo proprio considerare il lavoro di editing come un check up generale del romanzo, la messa a punto da effettuare perché alla fine il nostro prodotto sia più curato e pronto, o quasi, per la stampa.

Ma la domanda è: edito il mio romanzo personalmente o lo affido a un professionista? Per editare  la nostra opera al meglio, sappiatelo, dobbiamo assumere una posizione di distacco, riuscire a giudicarla con occhio professionale e  non come un pezzo di cuore.

Qui viene il difficile: siamo troppo coinvolti emotivamente nella storia per procedere ai necessari tagli o per sentire il peso delle ridondanze da smussare.

Inoltre, la nostra fragile natura che spesso ci induce ad aggrapparci a qualcosa, fossero anche due parole due che non so come mi sono venute, ma qui ci stanno proprio bene, ci tende continue trappole. 

Ci vorrebbe proprio qualcuno, che quasi ci assestasse uno schiaffo, dicesse senza mezzi termini: Non capisci che sono brutte e pure inutili?  Tagliale!

Insomma alle volte un occhio esterno e magari esperto (non necessariamente sgarbato) diventa necessario. 

Stefania Crepaldi, che molti di voi conoscono e che mi ha aiutato con l’editing, sostiene che l’editor per scrittori  è colui che agevola e aiuta l’autore senza mai snaturare il suo stile, le sue idee e le sue particolari percezioni. Insomma colui con il quale si forma un’intesa volta alla fiducia reciproca e al rispetto per il lettore. 

A proposito di editor e scrittori c’è una leggenda che circola:  sembra che il minimalismo che contraddistingue la prosa di Carver sia da attribuire ai consigli di Gordon Lish, il suo storico editor. Sarà vero?

Cari amici, che ne pensate dell’editing? E degli editor? Avete aneddoti o esperienze da raccontare? Sono tutta orecchi.

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

18 Risposte a “Editing infinito”

  1. Io penso che esistano due tipi di editing, quello oggettivo e quello soggettivo. Ci sono errori, incongruenze o debolezze come quelle da te citate che ogni editor può/deve sottolineare e indicare all’autore. E poi c’è tutta una vasta gamma di suggerimenti che invece varia da editor a editor, a seconda della formazione personale e anche del gusto. E proprio a causa di quest’ultima categoria, l’editing è potenzialmente infinito, perché a seconda di chi legge ti verranno indicati elementi diversi che non funzionano, frasi diverse da tagliare, parti diverse da migliorare. In pratica l’editing non è una scienza esatta. Tuttavia, il primo tipo di editing è fondamentale. Oggi gli editori non sempre lo fanno, se il tuo ha trovato ancora qualcosa di migliorare è segno che lavora con grande scrupolo e questo è molto positivo.

    1. Concordo con te: l’editing non è una scienza esatta! Molto dipende dalla preparazione e dal gusto dell’editor e in questo senso non sempre ho avuto delle belle esperienze. Sono contenta di lavorare con Prospero perché noto che c’è tanta professionalità, a cominciare proprio dall’editor che mi segue 🙂

  2. Gran bel post, rispolverare l’editing è sempre un ottimo esercizio. Hai detto tutto a riguardo, compreso il bagaglio emotivo che si porta dietro. L’editing corrisponde a un momento delicato e visto che sta anticipando di poco l’uscita del tuo libro immagino quanto tu lo stia vivendo con partecipazione. Forza che sento già i gemiti…

    1. Grazie Nadia, sei tanto cara. E’ vero, anch’io ritengo la fase dell’editing un momento molto delicato. L’emozione sale… speriamo bene 😉

  3. Mi piacerebbe proprio sapere dove scovi queste immagini così colorate per i tuoi post! Questa è proprio bella! (quello davanti nel tandem è l’editor e quella dietro l’autrice? 😀 )
    Giusto questo fine settimana mi è capitato un episodio strano. Nel gruppo di Outlander, è passata un’autrice a lasciare un estratto di un suo libro(?) in scrittura, ambientazione simil Outlander, piena zeppa di errori ortografici, grammaticali, di punteggiatura e di forma (tempi verbali errati, spaziatura sconclusionata, niente punti, niente maiuscole, niente virgolette per i dialoghi, errori di battitura). Per me illeggibile. Qualcuna s’è azzardata a dirglielo. Lei si è scusata dicendo che in fondo basta che arrivi l’emozione al lettore, tanto poi c’è l’editing, anche Dumas e Manzoni sicuramente sono stati revisionati. Al riferimento ai due grandi autori, si è scatenato l’inferno (che Outlander non è letto/visto da casalinghe disperate…) In sostanza: c’è davvero bisogno di ripetere all’infinito che l’editing non fa miracoli. Il testo deve già essere buono di suo. 🙂

    1. Grazie per i complimenti sulla scelta dell’immagine, quando ne trovo una me la salvo e la uso per i miei post. Spero che dia un messaggio: questa volta intendevo dire che spesso nella scrittura c’è bisogno di una collaborazione professionale, ma spero comunque che a condurre sia sempre lo scrittore e non l’editor 🙂 Sì, purtroppo alcuni sostengono che il contenuto debba avere la meglio sulla forma. Se ci trovassimo di fronte a un capolavoro potrei capire, ma quando anche il contenuto vacilla o non è niente di speciale… forse un buon editing è quello che ci vuole.

  4. L’editing è la parte di lavoro che mi impegna di più. In un caso estremo ho speso più tempo a editare (e quando dico “editare” in questo specifico caso non includo le operazioni di riscrittura e modifica di alcune parti che non andavano) che a scrivere. É un lavoro che è giusto fare bene perché equivale al trasformare un diamante grezzo in un diamante tagliato.

    1. Giusto Ariano, hai scelto l’immagine migliore per rendere l’idea. Come te, ritengo l’editing un’attività molto impegnativa, quasi estenuante. Io poi non sono mai soddisfatta, non finirei mai di spostare, cambiare, tagliare. La scrittura di getto non fa per me.

  5. Ho lavorato con diversi editor e credo che l’editing sia necessario punto.
    Tuttavia occorre che si instauri un buon feeling tra editor e autore, un buon editor per me può essere pessimo per me. In generale ecco alcuni capisaldi:
    NO alla totale riscrittura da parte dell’editor
    No a intromissioni pesanti, un’operazione non dico indolore diventerebbe un esame medico invasivo, una gastroscopia, può essere invece una semplice ecografia
    Scappate da chi agisce secondo quanto sopra.
    Il resto ben venga.

    1. Brava Nadia, penso anch’io che il lavoro di editing deve essere fatto con equilibrio e senza eccessive intromissioni nella storia. Non si può snaturare l’opera dell’autore, ma valorizzarla al massimo. La voce dell’autore è una peculiarità che va salvaguardata.

  6. Non ho mai fatto ricorso a editor professionali, ma non mi risparmio sull’editing delle mie storie, che diventa sempre una gara a chi si sfianca prima, io o il romanzo… e lui è nettamente il più robusto dei due. 😉 E poi ci sono i preziosi beta-reader!
    Non credo che dovresti dubitare di essere utile parlando di scrittura. Anch’io a volte quasi dimentico che esistono lettori esterni silenziosi (le visualizzazioni lo dicono), che possono non avere letto manuali o studiato in altro modo.

    1. Proprio così, a volte me ne dimentico. In realtà i lettori silenziosi sono la maggioranza e capitano nel mio blog per saperne di più di scrittura. Un apporto importante quello dei beta-reader, sono esterni alla storia, poco coinvolti e quindi obiettivi. Sono sicura che sai come uscire a testa alta dall’editing dei tuoi romanzi;)

  7. Carissima , un bellissimo post su un argomento su cui, a mio avviso, non riflettiamo mai abbastanza. La fatica dell’ultimo miglio, il tratto di strada che ci separa dalla pubblicazione, è sempre il più faticoso. Siamo stanchi, affaticati dalle continue revisioni, e dalla correzione dei refusi, vorremmo solo poter dire basta, ma sappiamo bene che il prodotto deve essere al meglio. E non possiamo avere fretta, il nostro lavoro ne risentirebbe. Cosí ci serve la pazienza. Io ne so qualcosa, da quando ho preso in mano l’editing del mio primo romanzo per farne la seconda edizione.
    Sebbene sia consapevole che questa sia la fase più importante della produzione del romanzo, è quella che mi costa più fatica. Se fossi ricca pagherei qualcuno per fare questo lavoro al posto mio. Sono d’accordo con chi afferma che li lavoro di editing richieda distacco e l’autore non sarà mai in grado di garantirlo… Meglio un professionista, se possiamo permettercelo. Ma non disperiamo, forse esistono ancora editori Seri, come quelli che sognavamo la prima volta che ci abbiamo provato…

    1. Grazie Elena! L’editing è un argomento molto vasto e forse meriterebbe approfondimenti, esempi e consigli. All’inizio il blog aveva proprio questo scopo, poi mi era venuto a noia parlare di scrittura. Ultimamente, forse grazie alla notizia della pubblicazione, sento che dovrei tornare a scrivere post che trattino dei fondamentali della scrittura creativa. Vedremo. Penso che l’editing che fai sul tuo romanzo avrà un esito molto positivo, giudicando dalla serietà e dalla professionalità con cui produci video e post del tuo blog 😉

  8. Non ho particolari cose da raccontare, diciamo che ho imparato il significato di questa parola negli ultimi due o tre anni. Da quando ho aperto il blog, probabilmente.
    Il tuo post chiarisce ulteriormente alcuni aspetti che vedo qua e là travisati molto o da chi si crede un editor o da chi ritiene di non averne bisogno.
    Io ho un romanzo che sto rileggendo, ho passato alcune pagine ad amiche che pazientemente mi hanno dato suggerimenti per migliorarlo, ma… scritto tanti anni fa non so neppure se abbia realmente delle possibilità. Un suggerimento assai interessante me lo ha dato Maria Teresa Steri, che mi ha suggerito di dividerlo in tre tomi (sono circa 600 pagine). Ecco, credo che un buon editor sappia consigliare anzitutto a non dare in pasto ai lettori un’epopea vera e propria. 🙂

    1. Eh sì, Maria Teresa è proprio in gamba, lo so. Mi fido molto del suo giudizio, tanto che le ho fatto leggere in anteprima il mio romanzo. Penso che chi ha approfondito la scrittura, come hai fatto tu, sappia come muoversi nell’editing. Sì, c’è un po’ di confusione sul ruolo dell’editor, per tanti è una semplice correzione di bozze, in realtà è un lavoro certosino sul testo.:)

  9. A Carver e Lish ho dedicato un post e ho parlato a lungo della necessità di un buon editing sul lavoro fatto. L’editing, per essere funzionale, deve essere realizzato da un estraneo, qualcuno che possa entrare in sintonia con l’autore, ma sappia individuare ogni limite della sua scrittura., suggerire miglioramenti, tagli fondamentali: certe volte una storia va snellita, altre rimpolpata. È un lavoraccio che richiede una preparazione seria e non improvvisazione. In più sono convinta che il famoso beta reader non possa sostituire la figura professionale di un editor.
    Hai fatto bene a parlarne: per quanto chi scrive conosca bene certi argomenti, parlarne e confrontarsi non è mai abbastanza.
    Sono curiosa: nel tuo romanzo hai dovuto fare interventi sostanziali? E se sì, quanto ti è pesato seguire i consigli dell’editor?

    1. Ciao Marina, innanzitutto grazie per essere passata e per aver lasciato la tua opinione che apprezzo molto. Sono molto in sintonia sull’idea che hai della scrittura e della professionalità dello scrittore. Investire sull’editing, (in fondo poi non si parla di cifre astronomiche) può fare la differenza tra una storia scritta abbastanza bene e una storia da pubblicare. Io ho deciso che la mia storia meritasse questo sforzo economico, ci ho creduto e i riscontri ci sono stati. Ho ricevuto quattro proposte di pubblicazione e ho scelto quella che mi soddisfaceva di più. Per fortuna nel mio romanzo non c’era bisogno di interventi pesanti, l’editor è stata una compagna di viaggio con cui è rimasto un bel rapporto. Mi suggeriva opzioni, o: “Io qui metterei così”, ma non è mai intervenuta direttamente sul testo. Ero io a scegliere e a decidere se lasciare o se modificare. In genere ho seguito i suoi consigli, ritenendo il suo parere molto autorevole. A fare la differenza credo sia la stima che si prova per l’editor. Se ti accorgi che non è all’altezza, il lavoro ne risente. Se vuoi sapere altro, contattami pure in privato ^_^

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