Chi ha paura della poesia?

 

 

Sogno

Io non ho bisogno di denaro
ho bisogno di sentimenti
di parole
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
di canzoni che facciano danzare le statue
di stelle che mormorino
all’orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia
questa magia che brucia
la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi. (Io non ho bisogno di denaro, ALDA MERINI)

Se la realtà è un campo di battaglia che accende gli istinti primari dell’uomo, l’Arte e la Poesia sono gli unici rimedi perché l’interiorità trovi una forma espressiva più consona alla nostra dignità di esseri umani. Chiunque difinisca se stesso uno scrittore, prima o poi deve fare i conti con la levità della poesia, deve potersi misurare con le immagini che diventano parole e con le parole che si trasformano in immagini. È una condizio sine qua non affinché chi scrive trovi una modalità espressiva caratterizzata dalla pura libertà.

La poesia è necessaria all’Arte quanto l’aria ai polmoni: ritempra lo spirito e crea un contatto diretto con la propria interiorità, che è la sede per scoprire il vero che c’è in noi.

Inoltre, secondo alcuni studi scientifici, la poesia sviluppa il pensiero laterale, termine coniato dallo psicologo maltese Del bono, che è quella particolare capacità di risolvere i problemi utilizzando altre strategie e secondo nuove prospettive. In questo senso la creazione poetica è un momento terapeutico per risolvere conflitti che non troverebbero soluzione se affrontati in modo diretto.

Nella libertà dei versi risiede gran parte dell’arte poetica; utilizzando associazioni d’idee, trasferimenti di significato (Metafora), accostamenti arditi, si può dare vita a pensieri nuovi che non si credeva di possedere. In questa novità c’è la forza creatrice che dà senso alla realtà e agli eventi.

Chi ha paura della poesia?

C’è una frase al vetriolo che circola nell’ambiente letterario: la poesia è come il jazz, piace solo a chi la fa. Di vero in questo aneddoto c’è che chi scrive poesia, non ne può fare a meno, è un’attività talmente appagante da risultare quasi necessaria.

Pochi leggono poesia e ormai nessuno compra libri di poeti. E qui sta il vero problema: ha senso oggi definirsi “poeta”? In una realtà che schiaccia la poesia e la ridicolizza; dove il poeta è visto come un Don Chisciotte velleitario, chi può avere il coraggio di definirsi poeta?

Per me il poeta è colui che rifugge dal conformismo e dalle visioni unilaterali che tanto hanno a che fare con tutti gli “Ismi” del mondo. Colui che chiede alla propria immaginazione un doppio, triplo salto mortale senza rete. Colui che si sbarazza volentieri del pensiero razionale quando si tratta di elaborare stati d’animo ed emozioni. In quest’ottica non solo la poesia oggi è una forma d’arte auspicabile per tutti, ma addirittura necessaria.

La poetica contemporanea 

Nella attuale civiltà consumistica che vede affacciarsi alla storia nuove nazioni e nuovi linguaggi, nella civiltà dell’uomo robot, quale può essere la sorte della poesia? Le risposte potrebbero essere molte. La poesia è l’arte tecnicamente alla portata di tutti: basta un foglio di carta e una matita e il gioco è fatto. Solo in un secondo momento sorgono i problemi della stampa e della diffusione. L’incendio della Biblioteca di Alessandria ha distrutto tre quarti della letteratura greca. Oggi nemmeno un incendio universale potrebbe far sparire la torrenziale produzione poetica dei nostri giorni. Ma si tratta appunto di produzione, cioè di manufatti soggetti alle leggi del gusto e della moda. Che l’orto delle Muse possa essere devastato da grandi tempeste è, più che probabile, certo. Ma mi pare altrettanto certo che molta carta stampata e molti libri di poesia debbano resistere al tempo. (Eugenio Montale, discorso alla consegna del Premio Nobel per la Letteratura, 1974)

Il problema della poesia contemporanea è racchiuso nel discorso di Montale: troppi si definiscono poeti, basta che abbiano una matita e un foglio di carta. Ma l’enorme produzione a cui assistiamo, ha la forza straripante di resistere al tempo e alle mode? Può far scaturire una corrente critica, può diventare parte di un patrimonio culturale? Eppure se è vero che non basta appuntare un pensiero armonioso per definirsi poeti, nello stesso tempo, chi decide di cristallizzare un momento in un verso ha già in sé il seme della poesia.

Direi di dipanare la questione controversa ponendosi di fronte all’arte poetica con la pertinenza che è data dalla conoscenza della tradizione e del passato; senza rifiutare la tecnica a priori, che aiuta a distinguere il saper fare dal  fare bene; cercando dentro di sé l’autenticità del messaggio; rifiutando logiche consumistiche; sperimentando nuove possibilità e distaccandosi dal già sentito e già visto. Una metafora che non sia originale ha il sapore rancido del cliché .

Se vuoi lasciare la tua opinione, fallo liberamente. Ogni contributo è un passo in più verso la consapevolezza.

 

#poesia #poetica contemporanea

 

 

 

 

 

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

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