Un libro sotto l’albero: Cattedrale

gaudì“Tutti gli altri usano la vita per fare letteratura… Al contrario.
Carver prende la letteratura e la applica a quella parte inconsistente o comunque non visibilmente consistente, che è la vita: e così davanti a te, mentre leggi, c’è proprio la vita così com’è.” (F.Piccolo)

“Cattedrale” di Raymond Carver

Uno scrittore può studiare e approfondire lo stile e tutti i vari aspetti dell’impianto narrativo quanto vuole e con risultati più o meno visibili.

Poi un giorno, grazie alla segnalazione di un amico, incontra sul proprio cammino scrittorio un certo Carver e dal giorno dopo niente è più come prima.

La lettura di Carver, uno dei maggiori esponenti della più moderna corrente letteraria americana, è un’esperienza che può cambiare il  percorso personale nel mondo della scrittura

Egli racconta la vita così com’è, come la vede, senza filtri né edulcorazioni varie. Anche con una crudezza che rabbrividisce:

C’era questo cieco, un vecchio amico di mia moglie, che doveva arrivare per passare la notte da noi… Non è che fossi entusiasta di questa visita. Era un tizio che non conoscevo affatto. E il fatto che fosse cieco mi dava un po’ fastidio.

La letteratura ci ha insegnato che la vita è una lunga sequenza di avvenimenti anonimi, solo alcuni sono degni di essere raccontati, i momenti topici. Niente di più sbagliato.

Carver al contrario, con la raccolta Cattedrale,  non racconta i momenti perfetti, quelli che per la maggior parte di noi, meriterebbero menzione per i posteri, ma tutto ciò che è grigio, nebuloso, anonimo.

Un nuovo modo di raccontare

Il primo racconto della raccolta inizia così:

Questo mio collega di lavoro, Bud, una volta ha invitato me e Fran a cena. Io non conoscevo sua moglie e lui non conosceva Fran. Così eravamo pari.

A proposito di incipit… Iniziereste mai un racconto così? Non è destabilizzante?

Il lettore si trova catapultato in media res senza paracadute e per un attimo prova uno stordimento scioccante.

Poi riavutosi, pensa che un’esperienza così vele la pena di ripeterla subito.

Sentite invece cosa pensa delle descrizioni fisiche:

(I miei personaggi)… fisicamente, nella maggior parte dei casi, non si sa come sono fatti. Non sono molto portato, o forse non nutro grande interesse, per le descrizioni fisiche: come i personaggi portano i cappelli, o se hanno il colorito pallido o rubizzo, le braccia pelose, o come sono vestiti. Ma psicologicamente credo di fare dei ritratti molto precisi, ed è così che il lettore li distingue.

Anch’io, nel mio piccolo, trovo le descrizioni fisiche, soprattutto quelle accurate, noiosissime. A me il personaggio piace immaginarlo. Tanto che poi nelle trasposizioni cinematografiche, ho delle delusioni cocenti.

Amo invece, come dice Carver, le descrizioni psicologiche, quelle che caratterizzano il personaggio con pennellate indelebili:

Il giornale arrivava a casa tutti i giorni. Lui lo leggeva dalla prima all’ultima pagina. Lei lo osservava… le pareva che fosse positivo e di buon umore a quell’ora del mattino. Ma quando lei usciva per andare al lavoro, lui si era già sistemato sul divano con la tv accesa.

Non sembra di essere davanti a un film e di vedere esattamente la scena, senza alcun filtro da parte dell’autore? La tecnica show don’t tell è eseguita in modo magistrale.

 Il racconto madre

Nella raccolta dei dodici racconti, che a detta dell’autore svuotarono la sua scrivania di tutte le idee e le cose che aveva da dire, tanto da costringerlo a non scrivere niente per molto tempo, ce n’è uno, Cattedrale, che dà il titolo al libro e che costituisce da solo un piccolo capolavoro.

Come si fa a raccontare a un cieco cos’è una cattedrale? Sembra un’impresa impossibile. Carver nei panni del protagonista del racconto, ci riesce:

Ha trovato la mia mano, quella con la penna. ha chiuso la sua mano sulla mia… E così ho cominciato. Prima ho disegnato una specie di scatola che pareva una casa. poteva essere la casa in cui abitavo. Poi ci ho messo sopra un tetto. Alle due estremità del tetto, ho disegnato delle guglie. Roba da matti. Ci ho messo dentro finestre con gli archi. ho disegnato archi rampanti. Grandi portali. Non riuscivo a smettere… Il cieco continuava a tastare la carta. La sfiorava con la punta delle dita, passando sopra a tutto quello che avevo disegnato e annuiva.

Il regalo giusto

Amare la scrittura significa trascorrere gran parte della propria vita con un libro in mano. Non tutti i libri però sono necessari, alcuni addirittura dannosi, perché ci guidano verso un modo di pensare o di scrivere che non arricchisce. Leggere è un’attività da pianificare con grande cura, scegliendo autori che abbiano qualcosa da insegnarci.

Cattedrale di Carvel è, a mio avviso, il libro che può contribuire a gettare le basi per una scrittura fluida, piena di veridicità, scarnificata e senza ridondanze. Un approfondimento, insomma, che vi consiglio di fare.

Se decidete di leggere il libro, o se lo avete già letto, lasciate qui sotto la vostra recensione. Grazie!

 

 

 

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

3 Risposte a “Un libro sotto l’albero: Cattedrale”

  1. Ho ricevuto tramite e-mail la recensione di Pagu, l’amico che mi ha fatto
    conoscere Carver, e molto volentieri, la pubblico:
    “Ho letto con interesse questa recensione e sono completamente d’accordo
    con l’autrice. Si leggono tanti libri, ma quelli che si imprimono nella mente
    e che conquistano l’anima o il cuore, credo siano pochi.
    Era dai tempi di “The hours” di Cunningham che non trovavo un libro
    che potesse contenere il fascino dello scrivere, quella forza misteriosa
    che avrebbe annullato in me qualsiasi difesa per amare fino in fondo,
    e senza compromessi, quello che stavo leggendo.
    Questo è “Cattedrale”, la quotidianità raccontata con una maestria
    da sembrare impossibile. Mentre “The hours” o il più recente “Il cardellino”
    nella loro bellezza, a volte possono sembrare stilisticamente labirintici,
    “Cattedrale” ha di fondo un’apparente semplicità che cela uno stile grandioso
    e che sposa la perfezione.
    Provate a leggere “Il mestiere di scrivere” sempre di Carver e
    capirete le mille sfaccettature della sua narrazione. Tuttavia è un errore
    credere che la perfezione possa essere “fredda” (quello che ho provato
    nel leggere le ultime opere di Kundera) e alcuni racconti della raccolta
    di Carver hanno uno spessore emotivo, un respiro talmente profondo
    da conquistare il lettore e non a caso, all’inizio di questo mio scritto,
    ho usato la parola “cuore”. Anch’io consiglio “Cattedrale” a tutti quelli
    che amano leggere e scrivere, alle persone che non si accontentano e
    che vogliono scavalcare i confini per entrare in quel meraviglioso
    mondo che è la “buona narrativa” o “il mestiere di scrivere”.
    Grazie Pagu

  2. Io ho scoperto Carver proprio con “Cattedrale”. È stato una rivelazione. Ho compreso di aver sempre sbagliato tutto nella scrittura. Non è detto che adesso riesca a combinare chissà cosa. Ma almeno so dove cercare, dove andare…

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