Schema libero – Racconto

Il racconto partecipa al concorso Racconti da spiaggia del blog Webnauta. 

La partecipazione al contest prevede la stesura di un racconto a tema libero che contenga alcune parole obbligate e che non superi i 10.000 caratteri. Ho temuto di non riuscire a partecipare, scrivere con una lista di prompt mi faceva sentire in gabbia. In realtà è stato un modo nuovo di scrivere, è servito a impegnarmi al massimo e, soprattutto, a uscire dai soliti schemi. Così ha preso vita uno strano racconto in cui niente è come sembra. Buona lettura!

     

                                                               

Schema libero”.

 

“Sinonimo di vago, impreciso”, otto lettere: Ondivago. Le venne di getto. Lo schema libero richiedeva maggiore abilità e offriva a Diana stimoli diversi.

Le parole crociate erano tornate utili a controllare lo stress quando ce n’era stato bisogno, ora rappresentavano l’unico diversivo. I figli non abitavano più in casa, si erano trasferiti per svolgere il lavoro che avevano sempre sognato. La loro vita scorreva sui classici binari dei ragazzi con la testa sulle spalle. Presto si sarebbero sposati e l’avrebbero resa nonna. O almeno era quello che sperava. Non avrebbe mai permesso loro di occuparsi di lei. Teneva troppo alla sua indipendenza.

Si guardò attorno: aveva incorniciato i ricordi, disponendoli in ordine di tempo sulle mensole del mobile a giorno. Lei in tenuta da tennis accanto a Paolo, Eros e Rodrigo piccoli alle giostre, poi di fronte alla scuola, in divisa da calcio al campo sportivo, tra le onde del Mare Egeo; infine tutti e quattro sulla neve e tra le dune del Sahara. Una vita piena la loro. Interessi, viaggi, sport e un amore sconfinato a unirli. Una volta Eros le aveva scritto per la festa della mamma: “Non abbiamo tutto, ma abbiamo noi che siamo tutto”. Era così.

Poi Paolo una mattina di maggio se ne andò senza salutarla. Lei si era svegliata come sempre alle sette, quasi avesse un orologio svizzero al posto del cuore. Lui dormiva ancora. Come ogni giorno, lo chiamò per fare colazione insieme. Era freddo come un ghiacciolo. Provò a scuoterlo, ma ottenne solo una posa innaturale. Quarant’anni di matrimonio e neanche uno stramaledetto addio. Diana era invecchiata di colpo, chiudendosi in se stessa. Con il tempo era riuscita a perdonare quel silenzio. Rodrigo e Eros avevano provato a strapparla dalla solitudine invitandola a stare da loro. Niente da fare: era quella la casa dove avrebbe vissuto fino alla fine.

Nove verticale, ci pensò un attimo: bardo. Questa era una parola antica eppure familiare. Paolo era un lettore accanito, amava le parole, se ne nutriva. Talvolta leggeva brani dell’Orlando Furioso o di Shakespeare a voce alta prima di dormire. Lei ne era rapita.

Appoggiò il cruciverba sul tavolo con il lapis e si diresse nello studio. Accadeva sempre più spesso ormai, ogni volta che la nostalgia bussava prepotente. Il tempo esisteva ovunque fuorché lì dentro. Tutto era fermo a un immobile presente. Sulla scrivania vi erano ancora i fogli su cui Paolo aveva lavorato l’ultimo giorno.

«Mi sei mancata, dov’eri?» dal buio uscì una voce. Era profonda, pastosa. Diana ne fu attratta, si avvicinò e pose sul volto di Paolo il palmo della mano, indugiando sulla sua barba ispida. Lui detestava radersi. Accomodato sul divano di pelle lucida e brillante, dondolava una gamba tenendo un libro tra le mani.

«In salotto, sono alle prese con uno schema libero» rispose, poi si diresse alla finestra. Fece scorrere la tenda di lino pesante per far entrare la luce pomeridiana.

«Vieni qui a completarlo, partecipo anch’io»

«Niente da fare, te lo farò vedere quando l’avrò completato.» Non c’era gusto con lui.

«Pensavo… perché non torniamo a Parigi per il nostro anniversario?» con la mano cercò di proteggere gli occhi dalla luce insolente.

«Non è più come prima, i viaggi mi stancano.» Diana era davanti alla pila di fogli della scrivania. Non li avrebbe mai spostati, Paolo non sopportava che lei riponesse i suoi scritti. Si limitò a scuotere la polverina che vi si era depositata. Usò cautela nel farlo, la carta indurita e macchiata di giallo sembrava sul punto di rompersi.

«Sei sempre in movimento. Vieni qui, siediti accanto a me» le disse, intanto lisciava con un gesto meccanico il legno del bracciolo.

Diana lo accontentò, come sempre.

«Parigi… Ricordi il giorno in cui ti ho chiesto di sposarmi? L’aria era adamantina, come appena creata.»

Lo ricordava bene, la natura aveva dato fondo a tutte le scorte di azzurro per quel cielo.

«Passeggiammo per un pezzo sul Pont de La Tournelle incuranti del freddo che ci costringeva a battere i piedi per evitare il congelamento» strizzò gli occhi e sulla guancia sinistra gli si formò una fossetta. Diana adorava quel suo modo di sorridere.

Raggiunto il centro del ponte, ripensò, a un tratto lui si era fermato e, impacciato, aveva tirato fuori un Mi vuoi sposare che gli doveva essere costato la notte insonne. A lei era mancato un battito e aveva risposto con un singhiozzo al posto del .

Subito dopo raggiunsero di corsa un bistrot dove festeggiarono con agnello alle erbe e un dessert in cui grosse ciliegie affogavano in un crêpe gigantesca. “Clafoutis!” aveva precisato il cameriere con un bel po’ di sarcasmo dipinto sul volto.

«Ti sembrerà una follia, vorrei tornare su quel ponte un’ultima volta!»

«Ci sto! Abbiamo ancora un mese per organizzare» mentì. In realtà il mese era passato da anni. Gli baciò la mano delicatamente, stringendola con disperazione. Si alzò e richiuse le tende, avevano raccolto troppa polvere, doveva staccarle e lavarle al più presto. Paolo era allergico agli acari.

Uscì dallo studio e tornò al cruciverba che aveva interrotto.

“Misura del disordine e dell’indifferenziazione di un sistema…” otto lettere. Si dibatté per un po’. Attese con pazienza che la memoria reperisse il suggerimento da uno dei suoi cassetti magici. Le venne in mente proprio quando era sul punto di arrendersi: Entropia. Lo schema libero era finito. Lo avrebbe portato a Paolo.

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

19 Risposte a “Schema libero – Racconto”

  1. Niente è come sembra… un fantasma o un problema di memoria dovuto a malattia? Mi rimane questo dubbio. Ma il racconto è molto bello. E l’espediente delle parole crociate superlativo! 😀

    1. Chissà… grazie Barbara, le tue paroline mi hanno fatto impazzire. Ti ringrazio per l’opportunità, il contest mi ha rimesso a lavorare sui racconti che adoro!;)

  2. Complimenti per il racconto. Originalissima storia con l’uso delle parole crociate. Proprio una genialata. Noto con molto piacere che ogni racconto è ben distante dall’altro e le parole hanno dato vita a una creatività molto varia. Contest riuscitissimo.

    1. Grazie Nadia, ognuno di noi ha sviluppato un’ idea originale, il concorso ha stimolato i percorsi creativi di ciascuno. Un ottimo contest, sicuramente!

    2. Sul riuscitissimo… ni. L’abbiamo inserito nei tre mesi d’estate per dare spazio ai ragazzi (niente scuola, pochi compiti) e invece zero. Al momento nessun giovane ha mancato il suo racconto. Nonostante i 20 euro di giftcard su Amazon (che poi potrebbero spendere pure in gadget invece che libri, quello non lo controllo). E nonostante la pubblicità, perché a livello locale nelle scuole ci siamo arrivati. Uno ci ha anche risposto: “Ma qui… ci sono scrittori veri!” 😀

  3. Molto originale inserire le parole del contest in un cruciverba, bravissima Rosalia! Un bel racconto, dolce e malinconico, di impatto. In bocca al lupo!

    1. Grazie Giulia, inserire tre parole con l’escamotage del cruciverba mi ha aiutata molto. In tutti i racconti però i suggerimenti hanno trovato una bellissima collocazione;)

    1. I ricordi, la nostalgia, il sogno riescono a sovvertire i limiti imposti dalla natura e condurre in una dimensione dove tutto è possibile? Nella mia immaginazione, sì. Grazie Ariano per il tuo parere

  4. Le parole crociate! Quante sere a impazzire su Bartezzaghi! Ottima soluzione e bel racconto. Qui si arriva tardi ma lancia in resta… 😉
    In bocca al lupo a tutte noi!

    1. Grazie Elena, adoro le parole crociate e il Bartezzaghi (pagina 41) è il mio preferito. Chiunque abbia partecipato ha già vinto, non è un contest facile;)

  5. Gran bel racconto Rosalia! Complimenti!
    Anch’io ho un dubbio. Più che fantasma o malattia senile, e se fosse solo nostalgia? Dolorosa nostalgia per un evento vissuto come un tradimento?
    Al di là di tutto, davvero bello e commovente.

    1. Grazie Patricia per il tuo giudizio autorevole. Il desiderio di qualcuno o di qualcosa, la nostalgia dei momenti vissuti creano delle illusioni, ma anche, un legame d’amore forte capace di superare le barriere fisiche del tempo e dello spazio, credo sia questo il messaggio del racconto. Un abbraccio

  6. Wow particolarissima interpretazione questa con le parole crociate!
    E molto delicato il racconto, velato di malinconia. Mi piace anche il finale un po’ sospeso, a libera interpretazione… Brava, Rosalia 🙂

    1. Grazie Maria Teresa, il tuo parere conta molto. Hai ragione, dai commenti scopro che alcuni hanno interpretato la presenza di Paolo, una suggestione data dalla memoria difettosa di Diana, altri invece un ricordo che si perpetua. Lascio l’ interpretazione in mano al lettore in base alla sua particolare sensibilità 😉

  7. Buonasera Rosalia,
    Mi mancava da leggere soltanto il tuo racconto… ed eccomi qua.

    Te l’hanno gia detto tutti, lo so, ma la trovata delle parole crociate è davvero originale, per cui mi accodo anch’io ai complimenti.
    Il racconto è malinconico e chi ha vissuto qualcosa di simile, chi sente la mancanza di qualcuno, si rivede senza dubbio nell’atteggiamento, disperato-rassegnato, se vogliamo, anche un po’ patetico e introverso, di chiusura in una realtà immaginaria creata dalla mente per smorzare, ovattare la sofferenza palesato da Diana.
    Hai tracciato un profilo davvero coerente, sembra quasi che tu abbia studiato psicologia. Ottimo lavoro.

    Faccio un in bocca al lupo anche a te.

    1. Benvenuto Calogero, grazie per il giudizio accurato. Sono un’insegnante appassionata di psicologia, nella scrittura cerco di curare il carattere e i pensieri dei personaggi, ma non sempre con i risultati sperati. Ti ringrazio molto. Viva il lupo!

  8. Brava! Mica facile piazzare delle parole chiavi in un racconto. Inutile dite che con l’idea del cruciverba ci sei riuscita. Dolce e intimo questo racconto. Dovresti scrivere più racconti, sembra che ti riesca farlo. In bocca al lupo per il contest.

    1. Grazie mille Tiziana, qualche anno fa scrivevo esclusivamente racconti, poi dopo il romanzo “Come una piuma” ho abbandonato il racconto breve. Ma ogni tanto ritorno alle origini;)

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