Questione di editing (2)

karesansui-giardini-roccia-giapponesi-zen-51La redazione di un testo, qualunque sia lo scopo che si prefigge, prevede che si compia un’accurata pratica di editing. Nel post precedente che trovate qui ho preso in esame una carrellata semiseria dei casi sui quali porre l’attenzione per non finire nel mirino dell’editor. Ciò infatti comporterebbe, nel 99,9% dei casi, la bocciatura del manoscritto. Capite allora che il fattore editing non è questione da poco?

In questo post analizzerò in modo approfondito alcuni aspetti particolari dell’editing che se trascurati daranno al vostro testo un’impronta di sciatteria imperdonabile.

Questioni di accento

La vocale “e” a fine parola può presentare l’accento grave o l’accento acuto.

Nel verbo essere, nelle parole ahimè, caffè, cioè, ohimè, piè, e in tutte quelle derivate dal francese come bebè e bignè, l’accento è sempre grave o aperto.

Nelle parole perché, poiché, dopodiché, affinchécosicchè, granché, dacché, giacché e nei monosillabi e, l’accento è acuto o chiuso.

Ancora accento acuto per mercé, poté, scimpanzé, viceré, testémacché.

Altre questioni di accento

Quando dobbiamo mettere l’accento in italiano? Nelle parole tronche, cioè parole che hanno l’accento sull’ultima sillaba, oppure su quelle che presentano ambiguità di pronuncia (anche se non è obbligatorio farlo) come nel caso di prìncipi o princìpi.

Un discorso a parte meritano i monosillabi, gioia e dolore della nostra lingua. Quanti fa e va accentati in modo improprio. No amici, voi non sarete tra quelli che accentano all’impazzata.

Hanno l’accento: (dare), (giorno), e (luogo), (affermazione), (particella pronominale), per distinguerli dagli omonimi che hanno un altro significato.

Poi  già, giù, più, può, ciò e tutti i composti di tre come ventitré .

Non hanno l’accento: tre, qui, qua, no, re, fa, va, sta, sto, su, sa, blu.

Questioni di apostrofo

L’argomento è complesso, si tratta di scandagliare le minuzie della lingua, proprio per questo va trattato. Chi scrive è a caccia di minuzie da perfezionare. Non siete d’accordo?

L’apostrofo è il segno grafico che evidenzia l’elisione di una lettera, l’ultima vocale, o il troncamento di una sillaba (più raramente) .

In Italiano l’apostrofo , che dovete cercare nei caratteri speciali e non affidarvi al segno della tastiera, si pone su po’, mo’, be’, su un’, articolo indeterminativo femminile; si mette anche nelle forme verbali del modo imperativo: fa’, da’, va’… per ricordare che hanno perso la.

Si apostrofano gli articoli determinativi lo, la e gli (solo davanti a parole che iniziano per i).

Nessuna elisione per le, un (maschile), alcun, qual, tal e san

Questioni particolari

Eccomi giunta a presentarvi alcuni casi che spesso creano dubbi in chi scrive.

Si scrive innocuo, proficuo, cospicuo, riscuote, percuote, scuote… con la C e non con la Q.

Il digramma Gn non vuole la i, se non nella parola compagnia e nella prima persona plurale dei verbi, come “sogniamo”.

Il suono sci si usa in scienza e nei suoi derivati ma non in conoscenza.

Consiglio di riflettere sul plurale di parole come camicia, arancia, faccia, spiaggia… In linea di massima vale la regola che nel plurale si lascia la i solo nelle parole che hanno la vocale prima del suono dolce. Oggi però si tende a seguire entrambi le possibilità e alcuni dizionari riportano come corrette sia l’una che l’altra versione. Nel dubbio controllate.

Che senso ha la pratica dell’editing?

Vi ricordate la frase di Nanni Moretti in palombella rossa: “Chi si esprime male, pensa male?„

Il rischio è proprio questo, che le parole che abbiamo tracciato con fatica sul foglio bianco e che dovrebbero rappresentare i nostri pensieri, non raggiungano lo scopo perché scritte male. Sarebbe un peccato.

È pur vero che un libro pieno di strafalcioni di contenuto ma con l’editing perfetto è “… soltanto un sepolcro imbiancato e nel lungo periodo una casa editrice che stampa sepolcri imbiancati è destinata a chiudere i battenti

L’editing di un testo è un laborioso e fondamentale lavoro di affinamento, non solo di revisione, esso riguarda la purezza della lingua ma anche l’eleganza dell’espressione e l’accuratezza dello stile.

Non può risolversi in una mera correzione di bozze. Quindi torneremo sull’argomento in un prossimo futuro addentrandoci nel tema della coerenza del testo. Continuate a seguirmi.

Se avete da aggiungere altri aspetti di editing che non ho trattato nel post, fatelo pure.

700 parole

 

 

 

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

2 Risposte a “Questione di editing (2)”

  1. Rosalia, mi suona un po’ strana la definizione di parola “sdrucciola”.
    A me consta che una parola è sdrucciola quando ha l’accento tonico sulla terzultima sillaba e non sull’ultima, nel qual caso si chiama “tronca”.
    Per il resto tutto OK!

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