Persona o personaggio?

vetrata-artistica-spiraleGli ultimi due post pubblicati mi hanno portato a riflettere sulla personalità dello scrittore. Carver parla dello scrittore come persona onesta che ripudia la finzione. Da più parti si considera la crescita personale una conditio sine qua non per un vero scrittore. Chi ama la scrittura e ambisce al ruolo di scrittore, più di chiunque altro deve lavorare su se stesso, distinguendo, cioè, se sia persona o personaggio.

Nella scrittura le maschere non reggono a lungo, prima o poi cadono e allora… il re è nudo! Non è un cammino da poco spogliarsi dei personaggi accumulati sull’Io persona nel corso della vita. Di certo significa intraprendere un cammino di scoperta del sé, ma può significare anche tanta sofferenza, poiché al termine del percorso, quello che si è tentato di mascherare per tanto tempo, esce allo scoperto e potrebbe non piacere per niente.

Chi è il personaggio?

Il personaggio è lo stereotipo , un altro completamente diverso da noi, persino l’opposto che nasce come meccanismo di difesa: una madre sola che ha sperimentato l’efficacia del comportamento da vittima per ottenere la premura dei figli, si maschererà da vittima quando ha bisogno di attenzioni; l’uomo fragile e insicuro, recependo fin da bambino, magari subendola, che la prepotenza ottiene di più in termini di rispetto,  si trasformerà in un duro che non deve chiedere mai; la donna che teme l’uomo dal quale ha subito avance non richieste, metterà in atto la strategia dell’amazzone che aggredisce per non essere aggredita; la bambina per farsi amare dalla famiglia e dagli insegnanti distratti, si adatterà alle loro aspettative schiacciando la propria natura; il tipo che ha fallito più volte nell’ambito delle relazioni sociali si trasformerà in un misantropo solitario, etc.  Potrei continuare ancora per molto rischiando di annoiare. La tipologia dei personaggi a cui l’uomo fa ricorso è variegata. Le maschere, fin dall’antichità, hanno ispirato la letteratura e il teatro,  sappiamo bene che gli autori  pescano a larghe mani nelle stereotipie comportamentali per creare i personaggi.

Il personaggio dà sicurezza, serve ai propri scopi,  diventa un’ancora di salvezza nelle situazioni spinose,  spesso non possiamo fare a meno di ricorrervi. Tutto perfetto, se non fosse per un piccolo particolare: il personaggio gradualmente si sostituisce alla persona.

Il personaggio fa dimenticare la persona

Il dramma è questo. Se il personaggio agisse temporaneamente non sarebbe un grosso problema, ma a forza di identificarsi con esso, l’uomo perde la memoria di sé. Terribile, non è vero?

Se nella vita si può mentire a lungo, in narrativa no. Il lavoro primario dello scrittore è togliersi la maschera e scoprire chi vi si nasconde dietro, cioè la persona che era.

 

Come sbarazzarsi del personaggio?

Non è un lavoro da poco sbarazzarsi del personaggio dopo che per una vita vi si fatto ricorso. Cercare chi siamo può costare molto in termini di tempo e di risorse, portando a maturare  un senso di  fallimento e di delusione. Ecco perché alcuni non si sbarazzeranno mai del loro personaggio.

Per sradicare il personaggio si deve combattere l’ignoranza e l’abitudine.

L’ignoranza la si combatte con la conoscenza dei personaggi che hanno vissuto al posto nostro: la bambina perfetta,  la moglie irreprensibile, la seduttrice, l’oca giuliva. il maschio sprezzante, il saggio onnisciente,  il misantropo, e così via; ma anche con la comprensione di sé, dei desideri autentici e dei sentimenti puri che accompagnano le proprie scelte di vita.

L’abitudine invece, facendo  emergere le emozioni  negative e positive che il personaggio ha creato dentro di noi, portandole alla luce e analizzandole.

Infine, abbracciare il bambino che si trova nel substrato psichico, riuscendo finalmente ad ascoltarlo e a rassicurarlo.

http://www.osservatoriointeriore.com/

 

Uno, nessuno e centomila

L’opera di Pirandello, l’ultimo romanzo che ebbe una gestazione lunghissima a causa della complessità del tema: Uno, nessuno e centomila, è capace di rappresentare bene la molteplicità dei personaggi che sostituisce la persona. In una sorta di analisi introspettiva che si tinge di grottesco, Pirandello ci invita a riflettere sulla condizione umana.

Il protagonista Vitangelo Moscarda, Gengè, dopo aver condotto una vita tranquilla e agiata, a causa di un banale commento della moglie sul proprio naso, inizia a mettere in discussione l’intera esistenza. L‘osservazione sul naso è in grado di sovvertire la sicurezza del sé acquisita,  trascinandolo in un percorso drammatico di scoperta dell’autentico Io.

Durante il percorso di autoanalisi Gengè mette a fuoco le molteplici maschere che hanno vissuto al proprio posto arrivando a spezzettare la persona in un mosaico di tessere difficilissimo da ricomporre.

Nel finale Vitangelo riuscirà in qualche modo a ritrovare se stesso ma a prezzo della vita che aveva costruito.

La lettura di Pirandello calza a pennello con l’argomento trattato e può essere un valido sostegno per sconfiggere il personaggio che abita in noi. Buona lettura e buona scoperta!

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

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