Lo scrittore, testimone interiore dell’umanità

2710“L’atto creativo non è puro. Lo dimostra la storia. Lo pretende l’ideologia. Lo esige la società. Lo scrittore perde il suo Eden, scrive per essere letto e capisce di dover rendere conto. Lo scrittore è ritenuto responsabile dall’umanità.”

La poesia e la narrativa sono processi con un valore di Testimonianza nell’accezione che l’Oxford English Dictionary definisce “Testimonianza interiore”, cioè ricompongono certezze infrante o vite disperse a causa di atti distruttivi.

Kafka afferma che lo scrittore vede tra le rovine: “Diversamente e più degli altri”.

Ma la natura della testimonianza della letteratura è diversa da quella dei mass-media: televisione, stampa o internet. I media attestano un fatto e sono in grado di dimostrare che esso è accaduto in un certo momento e secondo precise modalità. Essi inoltre seguono l’analisi dei fatti in termini politici, sociologici e secondo schemi ideologici, persino in un logica di presunta obiettività.

Nel discorso per il premio Nobel Pinter pronunciò queste parole:

“La vita di uno scrittore è un’attività assai vulnerabile, quasi nuda. Lo scrittore fa una scelta e le rimane fedele… Lo scrittore è solo, senza aiuto alcuno. L’unica protezione sarebbe mentire…”

Molti scrittori però non si sono costruiti una protezione, si sono assunti il rischio della nudità, rifiutandosi di mentire.

La natura della Testimonianza dello scrittore è data dalla tremenda responsabilità insita nel dono dell’Immaginazione.

È nell’Immaginazione, che di per sé è la negazione della realtà, che vi è la presa di coscienza di quanto accade, dei motivi, delle emozioni e delle reazioni.

Nella poesia di W.B. Yeats: “Io non odio coloro che combatto e non amo coloro che difendo” c’è il balzo in avanti del poeta, mandato ad uccidere nella Prima Guerra mondiale.

“La marcia di Radetzky” non è solo la testimonianza interiore della schiera nutrita di profughi, è anche la testimonianza interiore del caos generato dalla diatriba ideologica, religiosa e interculturale dei popoli dell’ex Jugoslavia.

“Se questo è un uomo” di P.Levi mantiene vivo nella coscienza comune tutto l’orrore della tragedia dell’Olocausto.

Il poeta sudafricano M. Wally Serote testimoniò gli avvenimenti dell’apartheid con una forza immaginativa straordinaria:

“Voglio guardare a ciò che è accaduto/ Finito/ In silenzio come le radici delle piante bucano il terreno/ Guardo a ciò che è accaduto/ Quando i coltelli scivolano dentro e fuori dalle persone/ Come il giorno e la notte dentro il Tempo…”

Questi e altri sono tutti elementi in cui G.Lukàcs vede all’opera “Una memoria creatrice , che coglie l’oggetto e lo trasforma…che comprende il dualismo di interiorità e mondo esterno”.

Per il grande scrittore non c’è possibilità di tregua nella ricerca dei significati del mondo in un’epoca in cui la Verità è precipitata in un abisso e dal quale la letteratura deve lottare per emergere, facendosi portatrice di Testimonianza Interiore.

Albert Camus ne era convinto. Egli era convinto che i suoi compagni della resistenza francese, reduci da molte esperienze devastanti, sarebbero diventati scrittori capaci di trasporre tutto questo in Letteratura e nella coscienza del popolo come nessun’altra testimonianza avrebbe potuto fare.

Il dualismo tra interiorità e mondo esterno: è questa la condizione esisstenziale dello scrittore-testimone. Gli scrittori non possono indulgere – e non lo fanno- nella presunzione di di riuscire a piantare la bandiera della verità. Deve cercare il significato recondito tanto nei responsabili che nelle vittime.

Ma la testimonianza interiore a cui lo scrittore sembra votato implica una perdita di libertà artistica?

Risponde Picasso che è un pittore e non uno scrittore: “Che cosa credete che sia un artista? Un imbecille che è dotato solo di occhi, di orecchie o cuore?Al contrario, egli è allo stesso tempo un uomo politico, sempre vigile davanti agli avvenimenti dolorosi, brutali o felici, ai quali risponde in tutti i modi immaginabili.”

[Le rilessioni sono tratte e rielaborate dal Libro “Tempi da raccontare” di Nadine Gordimer, premio Nobel della Letteratura nel 1991]

Scrivete una vostra riflessione o un commento nello spazio sotto al post. Grazie.

 

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

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