L’ambientazione che non ti aspetti

Piccola doverosa premessa: considero l’ambientazione l’elemento portante della storia, l’alfa e l’omega di tutte le scene.

Senza  niente togliere  al ruolo dei personaggi, è con l’ambientazione che si creano stati d’animo e atmosfera.

Anche se appartengo alla folta schiera dei detrattori delle descrizioni  iperdettagliate, che mi annoiano a morte e che talvolta tralascio, tra una storia in cui prevalgono le sequenze descrittive e quella dove sono assenti e trascurate, preferisco la prima.

Ho bisogno di trovare nel libro il senso dello spazio e del tempo nonché il gusto dei dettagli, cioè quell’alchimia che apparecchia la scena con stile. Perché in realtà non sono le descrizioni ad annoiarmi, quanto la spiegazione minuta di ogni singolo aspetto dell’ambiente e dei personaggi. Preferisco una scrittura cinematografica: carrellata iniziale e zoom  su qualche dettaglio capace di evocare delle sensazioni.

C’è una descrizione di Richard Yates  che rende bene l’idea di cosa sia evocare: siamo in una tipografia, lo scrittore avrebbe potuto sbizzarrirsi con descrizioni monumentali. Invece sentite un po’:

Dopo uno scampanellio , videro le rotative mettersi in moto. Il pavimento d’acciaio vibrava sotto i loro piedi facendoli formicolare e il rumore era così assordante da impedire loro di parlare. Potevano solo guardarsi e sorridere…

Continuare a stupire il lettore con metafore o raffinate figure retoriche può apparire lontano e innaturale.  Ogni tanto vale la pena  soffermarsi con calma su alcuni precisi dettagli, questo per costruire la fiducia del lettore che sarà disposto ad accettare le implicazioni psicologiche di quanto gli si presenta.

Cosa ne dite?

“Il mondo esiste solo nei tuoi occhi, ovvero nel modo in cui lo concepisci. Puoi renderlo più grande o più piccolo a seconda di come desideri” (F. Scott Fitzgerald)

Quando ho iniziato a scrivere, ero affamata di conoscere e affinare le tecniche narrative. Appuntavo ogni singolo consiglio in un quaderno, sottolineavo con colori diversi le frasi dei manuali del bravo scrittore e pensavo che bastasse per fare di me una scrittrice.

Salvo poi scontrarmi con la dura realtà: quei consigli non si traducevano in modo simultaneo in un racconto o in un brano narrativo, per il quale, in realtà, solo io dovevo buttare sangue.

Percepisco sempre uno scollamento tra ciò che mi suggeriscono le conoscenze e ciò che mi richiede il foglio bianco. Per questo con il tempo ho cercato di evitare i consigli di scrittura, scegliendo di ascoltare le esperienze di chi come me ha deciso di cimentarsi in questa complicatissima arte.

L’ambientazione di “Come una piuma

Al di là di tutte le informazioni teoriche, credo sia più interessante parlarvi di come mi sono mossa per creare l’ambientazione generale del mio romanzo, in attesa di scoprire la vostra preziosa esperienza.

La scelta migliore è stata ascoltarmi.

Il cuore umano a me dà l’impressione di un pozzo profondissimo. Nessuno sa cosa ci sia laggiù. Si può solo cercare di immaginarlo dalle cose che ogni tanto vengono a galla. (Haruki Murakami)

Come una piuma è ambientato in Calabria, una regione che da anni custodivo dentro di me. L’amore è nato grazie ai racconti di vita di un’amica calabrese, mi ha aperto un mondo incantevole, abitato da persone solide e profondamente legate alla propria terra.

Affascinata dalla Calabria ho iniziato una ricerca particolareggiata  su dialetto, luoghi e monumenti.  Una documentazione che per molto tempo non ha avuto alcuna utilità, se non soddisfare la mia naturale inclinazione all’accumulo di informazioni. Se tutto è utile a suo tempo, quella ricerca ha costituito la base per la mia immaginazione.

Quando ho iniziato a progettare la trama di Come una piuma, dopo qualche anno, non so come, la  Calabria era pronta per diventare lo scenario della mia storia.

Un’ambientazione insolita, lontana dai luoghi che conosco e che frequento da sempre. Eppure ho sentito che quella regione disperatamente bella aveva un legame profondo, quasi atavico con i miei personaggi.

Mi sento molto legata al Sud, mi piace l’umanità e il calore delle persone, il loro farsi in quattro per l’ospite.  C’è un filo indissolubile che mi lega a quella parte d’Italia, rappresentato dalla natura estrema, arsa.  Mi riporta all’infanzia, quando l’Isola d’Elba, dove sono cresciuta, era abbastanza vergine o perlomeno non ancora toccata dal boom turistico. Noi bambini trascorrevamo  le serate estive a caccia di lucciole, ci arrampicavamo sugli alberi da frutto che nascevano nei campi e che appartenevano a tutti.

E poi il mare:

L’immagine che si apriva davanti ai miei occhi fu decisiva: avrei fatto onore a quel mare.

Il mio mare, un punto fermo, freddo anche d’estate, arcano, ricco di vegetazione, arso di salsedine, uggioso, incapace di sottostare allo sguardo che cerca l’orizzonte per placare le vertigini provocate dallo spazio senza fine …

Racconta a un certo punto Cecilia, la mia protagonista.

Il legame di lei (di me) al mare nasce da dentro, diventa l’elemento  imprescindibile che si ricerca sempre e dovunque.

E voi amici, come scegliete l’ambientazione per le vostre storie? Vi è mai capitato di recuperare ricordi di viaggio o i racconti di vita di qualcuno per crearla?

Views All Time
Views All Time
Views Today
Views Today
Avatar for Maura Puccini

Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

20 Risposte a “L’ambientazione che non ti aspetti”

  1. Come scegliete l’ambientazione per le vostre storie? Generalmente Milano, la mia città.

    Vi è mai capitato di recuperare ricordi di viaggio o i racconti di vita di qualcuno per crearla? Sempre, in particolare con il lago Trasimeno e la Danimarca in Figlia dei fiordi.

    1. Milano è la mia città ideale, presto vi ambienterò una storia. Bella l’ambientazione di Figlia dei fiordi, non vedo l’ora di scoprirla, Sandra:))

  2. Mi piace molto immergermi nell’ambientazione di un romanzo. Tanto per ricordarne uno, nella quadrilogia di Elena Ferrante, mi sono ritrovata sbalzata di tempo e spazio nella Napoli passata ed è stata un’esperienza interessante. Forse erano i grandi romanzi di un tempo ad avere questa caratteristica e oggi per lo più si lavora sulla trama e sull’avvicendarsi degli avvenimenti. Forse vedo l’ambientazione, non troppo dettagliata e ricca di metafore, adatta ai libi che scavano nella psicologia, e quindi sì, lo ammetto mi piace moto.
    Per quello che mi riguarda posso dire che spesso se resto incantata da un posto tendo a memorizzarlo per poi usarlo nei miei scritti, magari aggiungendo o togliendo qualche particolare.
    E poi, ultimo e non ultimo, siamo quasi pronti allora per l’uscita del tuo libro, io non vedo l’ora, immagino tu… Grazie per questo anticipo di ambientazione.

    1. Grazie Nadia, anch’io come te amo l’ambientazione anche se non troppo dettagliata. C’è una grande emozione che mi accompagna in questi giorni, è una sensazione strana, varia tra soddisfazione e paura. Tu che l’hai provata, come la definiresti?

  3. Da pc non vedo il mio commento mentre da cellulare sì, quindi ti rispondo lo stesso di nuovo dal pc.
    L’emozione che si prova in questo momento si chiama altalena, e per i neuroscienziati è la comprova che il cervello funziona a dovere. Dopo il tempo limite che la felicità alza l’asticella al massimo tutto ricade nel basso della curva emozionale, così poi il cervello può ricreare di nuovo le basi per tornare a provare lo stesso brivido. Tutto normale, il mio consiglio è di vivere questo momento al massimo.
    Comunque, giusto per farti battere di più il cuore, il tuo libro è in prenotazione e mi arriverà tra il 14 e il 15 maggio e non vedo l’ora.

    1. E il cuore ha iniziato a battere forte davvero, Nadia, che emozione sapere che leggerai Come una piuma 🙂 Graziee. Sì, l’altalena è il termine giusto per definire lo stato d’animo attuale: dalla gioia allo sconforto in un attimo per tutto il giorno. Mah… speriamo bene

  4. Mi piace cercarla un po’ ovunque. La mia incurabile nippofilia mi ha spinto a ambientare una serie di racconti in Giappone, ma le mie ambientazioni hanno girato lungo l’intero globo terracqueo 😀
    Sono comunque ambientazioni trasfigurate dalla fantasia letteraria, quindi non legate a ricordi personali.

    1. Capisco la tua passione per il Giappone, è un mondo che affascina molto anche me. Bello, viaggiare per il mondo grazie alle nostre storie, è una possibilità che ci regala la scrittura 🙂

  5. Che bel titolo “Come una piuma” e molto bella la descrizione del mare da parte della protagonista. Le ambientazioni dei miei romanzi nascono dalla voglia di raccontare la città in cui vivo, Bologna, ma anche i luoghi dei miei ricordi o dei miei viaggi. A volte anche luoghi dell’anima che ho solo immaginato. Spesso descrivo i luoghi non tanto con la descrizione fisica ma attraverso le sensazioni che quel luogo trasmette.

    1. Grazie Giulia! In effetti credo sia più che giusto preferire un’ambientazione a noi vicina, Bologna poi è una bellissima città, fervida a livello culturale. Trasmettere con le parole le sensazioni provate dalla visione di un luogo è qualcosa che tento di fare anch’io, in fondo ogni angolo di questa terra non può non suscitare emozione. Un abbraccio 🙂

  6. Mia cara, questo post è un pozzo di informazioni e di sorprese! Arrivo buon ultima nello scoprire che ti chiami Maura? E io che ti rispondo sempre “Ciao Rosalia”, ora come dovrò fare?
    Poi la copertina del tuo bel libro che ha ambienti interiori ed esteriori molto vicini a quelli che sto descrivendo nel mio nuovo romanzo. L’unica che puo’ dire la sua oltre a me è Nadia in proposito:
    Che dire, congratulazioni! Condivido il tuo legame con il mare, con il sud Italia e con il sole, il calore, la materia prima della terra.
    E anche la tua ricerca per i dettagli. Molto tempo fa, quando ho cominciato a scrivere, ero infarcita di retorica. Belle costruzioni immaginifiche, buone per comizi improvvisati ma pessime per un testo scritto. Me ne sono accorta quasi subito, per fortuna. La ricerca dei dettagli e delle descrizioni è uno dei temi su cui sto lavorando. Insieme alla caratterizzazione dei personaggi, che a mio avviso sono i due punti forti della trama.
    Non vedo l’ora di leggerlo!
    Un abbraccio e buona giornata

    1. Cara Elena, Rosalia è il mio secondo nome, nessun problema, puoi chiamarmi come vuoi. In un prossimo post spiegherò perché ho deciso di firmare il libro con lo pseudonimo Rosalia Pucci. Grazie per le belle parole, sono felice di esserti “vicina” nel gusto per i luoghi e per le descrizioni. In effetti ti sento affine. Un abbraccio;)

  7. Sai che non sono mai stata in Calabria? L’impressione che ne ho però è proprio quella da te descritta, senza dubbio un ottimo scenario per un romanzo come il tuo. Penso che descrivere un ambiente sia una delle sfide più grandi per chi scrive, persino più di trasmettere le emozioni di un personaggio, perché si rischia o di eccedere o di fornire informazioni troppo scarne. Alla fine quindi hai ragione a dire che è meglio lasciare da parte tante regole e trovare un proprio approccio.
    Le mie ambientazioni sono per ora quasi sempre inventate, ora però sto riscrivendo il primo romanzo che si svolge a Roma, quindi dovrò agire in modo diverso. Allora alcuni lettori dissero che non c’erano abbastanza descrizioni, quindi dovrò rimediare sperando di non farmi prendere la mano come al solito!

    1. Cara Maria Teresa, l’ambientazione è il fiore all’occhiello dei tuoi libri: fantasiosa ma credibile, piena di elementi d’atmosfera che anticipano le scelte psicologiche dei personaggi. Capisco la voglia di cambiare, penso che con la sensibilità che ti contraddistingue, te le caverai egregiamente! Trovare l’equilibrio nella descrizione anche per me è un impegno estenuante;)

  8. Capita spesso che nelle mie storie siano presenti luoghi in cui ho viaggiato, perché i viaggi mi lasciano sempre materiale su cui la fantasia può lavorare. Nel caso di “Cercando Goran”, per esempio, posso dirti che il percorso verso il Nord l’ho fatto in camper nell’estate di qualche anno fa, e una parte importante della storia ha origine proprio lì, da una visita che mi è rimasta impressa. Anche per me l’ambientazione è molto importante. Se non mi convince, da lettrice faccio fatica ad apprezzare il resto.

    1. Ciao Grazia, proprio in questi giorni sto assaporando l’ambientazione di Cercando Goran, capisco dal tuo commento com’è che sei riuscita a creare l’atmosfera perfetta per un noir. Siamo molto simili nel gusto, anche a me serve l’ambientazione giusta per godermi appieno una storia;)

  9. Ma che splendida sorpresa! Hai ambientato la tua storia nella mia terra.
    Io sono nata e cresciuta sul Tirreno, il nostro è un mare che diventa subito profondo e che è blu. Diverso il mare sullo Ionio, Sabbioso e con delle sfumature gialle e ocra.
    Dove precisamente hai ambientato l’intreccio? Hai inventato un luogo alla maniera di Camilleri o esiste?
    L’ambientazione del romanzo che ho scritto (al momento in editing) è il Nordamerica. Lo vidi e me ne innamorai, semplicemente.

    1. Ciao Luz, sì ho scelto proprio la Calabria, una regione che sento molto vicina. L’ambientazione principale è la città di Crotone, la città di Pitagora. Il mare di Calabria è un sogno meraviglioso. Bella la tua scelta, sicuramente si rivelerà l’ambiente giusto per i tuoi personaggi;)

  10. Dicono che uno scrittore dovrebbe avere anche una funzione turistica, per cui quel che dovrei scrivere è ambientato a Padova, che non è che offra meno di tanti altri luoghi. Ho una guida con i 101 luoghi misteriosi della città, ma poi anche qui vicino abbiamo ville, castelli e fantasmi. I lupi mannari se ne devono essere andati perché abbiamo troppi cinghiali! 😀
    Se i miei viaggi sono stati da spunto alla scrittura? In realtà, il contrario. Per scrivere il racconto breve Il codice Pàtton (ambientato dentro Il codice Da Vinci di Dan Brown) mi sono presa la guida turistica di Parigi e passato a setaccio Google Street View, oltre che la pianta del Louvre. Pensa che strano arrivare poi a Parigi anni dopo (con la stessa guida turistica) e andare al Louvre. Per qualche secondo ho avuto paura di trovarmi Pàtton davanti! 😉

    1. Ah, ah! Hai ragione, accade anche il contrario. A me è capitato con l’ambientazione del primo romanzo che ora sto revisionando, a un certo punto il protagonista si sposta in Camargue ( forse per dare forma a uno dei miei desideri): riviste di viaggi, google, libri… nella speranza di visitarla presto;)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.