La fiaba perfetta

balena“C’era una volta”. La fiaba perfetta comincia  quasi sempre così. Lo sanno bene quelli che … non si addormentavano senza ascoltarne una. Oggi  la cosa è un po’ diversa, i bambini vanno a letto solo dopo aver ” chattato”  per ore con lo smartphone. Ma questo è un altro argomento. La fiaba, in ogni caso, non ha smesso di affascinare il mondo.

La fiaba ci appartiene

Da tempo circola la voce che ai bambini non interessino più le fiabe. Una voce a ruota libera, in realtà, perché non è supportata da alcuna ricerca nel campo dell’educazione.

Forse si è abbassata l’età di coloro che le leggono, e forse arriverà il giorno in cui questa età si azzererà completamente . Ma ad oggi le fiabe, sia classiche che  moderne, appartengono ancora all’immaginario di ciascuno poiché si fanno portavoce della paura collettiva.

Le fiabe,ricordiamolo, nascono come rielaborazioni degli antichi miti, sono racconti atavici, tramandati dai diversi popoli in forma orale, per esorcizzare  il male che è  insito nell’uomo e intorno a lui.

I 5 benefici della fiaba

  • Il bambino ricerca sempre la presenza della madre, ma sa che non è facile averla tutta per sé. Quando ascolta una fiaba, egli sperimenta l’esclusivo e prolungato possesso della madre. Una sperimentazione che gli dà sicurezza, e senso di protezione, soprattutto perché la figura della madre si riveste di caratteristiche positive − gestualità pacata, sorriso dolce, benevolenza– che la rendono speciale agli occhi del figlio.
  • Il bambino che ascolta una fiaba apprende velocemente il codice linguistico, la struttura morfologica e sintattica delle frasi, e arricchisce in modo sorprendente il bagaglio culturale ed esperienziale.
  • Il bambino fino ai 4- 5 anni è animista, molte fiabe lo sono. Mentre non riesce a identificare e criticare la propria visione animista delle cose, lo fa invece quando  individua elementi animisti nella fiaba.  Questo gli permette di costruire dentro di sé il possibile distinto dall’impossibile, o dal fantasioso.
  • Si dice che il bambino s’identifichi con il personaggio principale della fiaba, Pollicino, Biancaneve etc., e questo lo aiuti a vivere il superamento del conflitto al pari del protagonista.  Ma il beneficio non è solo questo. L’identificazione nell’eroe di turno  aiuta il bambino a distinguere l’altro da sé, come colui, cioè, che ha un destino diverso dal proprio. Questo gli permette di stabilire un confine tra sé e il mondo.
  • La scoperta del Meraviglioso che c’è nella fiaba: gli stivali delle Sette Leghe, la zucca che diventa carrozza, gli animali che parlano e interagiscono con gli uomini. Effetti speciali insomma, di cui i bambini di oggi, grazie a TV e videogiochi, sembrano sazi. Eppure il Meraviglioso della fiaba ha una valenza straordinaria: offre ai lettori il super-potere ( visto che siamo in tema), l’immaginazione,  capace di proiettare la mente nella dimensione creativa.

Scrivere la fiaba perfetta

Scrivere una fiaba è la tentazione proibita, viste le difficoltà che presenta, di molti scrittori. Ci provano quasi tutti purtroppo con scarsi risultati. Questo ci invita a riflettere: forse non è sufficiente conoscere gli  ingredienti di base della fiaba proposti dallo studio di Propp.  Un buon piatto, infatti, non è solo questione di ingredienti; dipende molto dal dosaggio, dall’equilibrio e dalla creatività dello chef.

Conoscere gli elementi di una fiaba non significa, di rimando, creare una storia capace di affascinare.

Secondo i narratori dell’infanzia, i bambini non amano le storie melense.  Essi, al contrario, hanno bisogno di provare come tutti i lettori,  emozioni forti: paura, dolore, gioia, allegria allo stato puro. Se il narratore si preoccupa solo dell’aspetto educativo e  trascura la trama, non crea una fiaba di successo. Questo è l’ostacolo maggiore di quelli che si accingono a scrivere storie per l’infanzia: l’urgenza di educare sovrasta quella di affascinare.

Non la pensavano così i fratelli Grimm,  famosi linguisti e filologi tedeschi che diffusero, riviste e corrette, molte fiabe raccolte dalla tradizione millenaria del Nord Europa. Divennero  i padri adottivi  di Biancaneve, Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Hänsel e Gretel e Il Principe Ranocchio, cioè delle le fiabe più famose e raccontate nel mondo.

Le storie dei fratelli Grimm hanno spesso un’ambientazione oscura e tenebrosa, fatta di fitte foreste popolate da streghe, globin,  troll e lupi, in cui accadono terribili fatti di sangue, così come voleva la tradizione popolare tipica tedesca. L’unico intervento di depurazione del contenuto originale,  messa in atto dai Grimm, riguarda i contenuti sessualmente espliciti, piuttosto comuni nelle fiabe del tempo e invece ridimensionati nella narrazione dei fratelli tedeschi.

Per gli psicologi i contenuti forti delle fiabe antiche , comprese quelle dei Grimm, derivano da un retaggio delle pulsioni sessuali inconsce, e sono rappresentazioni simboliche di sensazioni negative quali la paura dell’abbandono da parte dei genitori.

Andersen  fa risaltare, altresì, gli aspetti della morte e quello speculare dell’immortalità. Inoltre il grande narratore ricorre nella Sirenetta e nel Soldatino di piombo al macabro e alla mutilazione,  elementi cioè  di transfert emotivo come  passaggi obbligati per la trasformazione verso una nuova fase.

Il confronto con le storielle melense dove non accade molto e quel che accade non tocca le corde interiori dei piccoli lettori, è impietoso.

Per concludere

Desidero concludere questa riflessione con le parole di Gianni Rodari, grande scrittore per l’infanzia, oltreché insegnante e pedagogista.  Nel libro La grammatica della fantasia fissa per intere generazioni di insegnanti le basi teoriche di una didattica fondata sul connubio tra ragione e creatività.

A proposito della fiaba, afferma:

Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire ad educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove e può aiutare il bambino a conoscere il mondo.

 

 

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

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