Ogni storia, anche la più geniale, non decolla se l’autore non soffia l’alito di vita nelle creature che l’animano. Senza personaggi credibili non esiste una storia che coinvolga. La costruzione dei personaggi è la mossa decisiva.
Costruire i personaggi
Propp, il formalista russo, parla di ruoli fissi, cioè che al di là delle azioni, ogni personaggio riveste in partenza un compito ben preciso.
Eroe protagonista: è il personaggio principale che fa muovere la storia, di solito ha caratteristiche positive.
Aiutante: aiuta il protagonista a portare avanti un compito, spesso dopo averlo messo alla prova.
Mandante e donatore: il primo è quello che presenta la prova da superare o il compito da svolgere; il secondo offre al protagonista un mezzo per superare gli ostacoli (nel fantasy, un oggetto magico).
Antagonista: personaggio negativo che rivaleggia con il protagonista.
Persona cercata: è il premio finale del protagonista.
I personaggi principali sono i protagonisti della vicenda, talvolta più di uno; quelli marginali, si dicono secondari. Sullo sfondo invece i cosiddetti personaggi cordicella (string character) che ricoprono un ruolo minore.
Come caratterizzare un personaggio
Dopo aver delineato i ruoli dei personaggi, inizia poi la fase più importante, quella decisiva: dare loro vita, portarli all’esistenza in una forma credibile.
Come fare? Innanzitutto un personaggio è caratterizzato dall’essere cioè l’insieme delle sue qualità; dal fare, l’insieme delle sue azioni; dal vedere, cioè dalla prospettiva da cui guarda il mondo e dal parlare, cioè dagli atti linguistici di cui è mittente, o destinatario.
Di un personaggio, l’autore deve delineare diversi aspetti:
i tratti fisici e anagrafici: aspetto, età, il modo di vestire, nazionalità, lingua…
i tratti socio-economici: lo status sociale, il livello culturale, l’appartenenza a un gruppo etnico, l’attività lavorativa…
i tratti ideologici: il modo di pensare, le credenze, la visione del mondo, i valori esistenziali…
i tratti psicologici: comportamento, carattere, pensieri reconditi, atteggiamenti sociali…
A proposito di ritratto psicologico…
Il personaggio principale di solito è a tutto tondo, cioè presenta delle sfaccettature caratteriali che lo rendono vero e credibile. La personalità a tutto tondo stupisce il lettore e lo rende partecipe delle vicende in cui il protagonista è coinvolto.
Ma la caratterizzazione può essere anche cinetica, cioè in mutamento o in evoluzione; il personaggio allora può cambiare il suo carattere e il suo comportamento nel corso della storia.
Poi c’è il personaggio piatto, unidimensionale, quello che ha una caratterizzazione semplice e riconoscibile.
Infine il personaggio statico il cui comportamento non muta mai per tutto il corso della narrazione.
Come presentare il personaggio…
Anche questo aspetto non va sottovalutato. L’autore ha diverse possibilità per mettere in scena i propri personaggi. Puo ricorrere alle tecniche di:
Showing: mostrare il personaggio mentre parla o agisce. L’inferenza del lettore per questo tipo di presentazione è totale, dovrà farsi un’idea autonoma rispetto all’autore, in base a ciò che gli viene mostrato.
Telling: raccontare il personaggio, presentarlo al lettore con descrizioni e informazioni. Il lettore ne saprà di più del personaggio, ma sarà meno coinvolto dalle sue vicende, perché tra lui e la storia c’è l’autore a fare da filtro.
Far parlare i personaggi…
Come? L’autore può decidere di usare il dialogo, il monologo o il soliloquio.
Il dialogo prevede l’uso del discorso diretto legato, quando è ben riconoscibile attraverso i segni di punteggiatura, o discorso diretto libero, quando non è introdotto da alcun segno:
Gigi si alzò e disse:«Arrivo!» – Gigi si alzò. Arrivo!
Il monologo invece si ha quando il personaggio parla a un interlocutore silenzioso, che è presente ma non interviene. Il soliloquio è un parlare tra sé, un dare sfogo da parte del personaggio ai propri pensieri.
Esso è detto anche monologo interiore, quando prevede una certa organicità nei pensieri che vengono presentati; flusso di coscienza, invece, quando le parole scritte sono sganciate da sintassi e consequenzialità logica.
«Le storie esistono soltanto dove si presentano sia avvenimenti che esistenti
[personaggi] e non vi possono essere avvenimenti senza esistenti. E per quanto sia
vero che un testo può avere esistenti senza avvenimenti (per esempio un saggio
descrittivo, un ritratto) a nessuno verrebbe in mente di chiamare ciò racconto»
Le parole di S.Chatman con cui voglio concludere il post, compendiano tutto il nostro discorso.
A voi la parola. Avete altri suggerimenti da dare per costruire i personaggi?
<scrivere> <racconto> <costruire i personaggi>
feltrinelli, mondadori, èscrivere, il mestiere di scrivere