Il lettore, chi è costui?

wallpaper-messaggio-bottigliaL’intento del post di oggi è contrastare la mentalità che scrivere sia un’attività destinata a se stessi e non a un lettore ideale.

Premessa: scrivere è comunicare

La premessa è fondamentale, tocca un aspetto controverso e dibattuto: perché si scrive? Molti rispondono a questa domanda affermando che scrivere, per loro, è principalmente uno sfogo, un modo per esprimere se stessi e la propria interiorità.

Giusto. Eppure, nonostante questo, scrivere è principalmente comunicare, cioè tentare di trasmettere un proprio messaggio, così come lo è dipingere o comporre un brano musicale. Chi scrive usa le parole per comunicare qualcosa a qualcuno.

Il linguaggio scritto, rispetto al linguaggio figurato, quello cinematografico in particolare, non si avvale di immagini, né di suoni; non può contare neanche sull’espressività dei personaggi che coloriscano con la mimica gestuale il dialogo per renderlo comprensibile. No, lo scrittore, purtroppo o per fortuna, ha solo le parole e con esse deve fare tutto .

Il desiderio recondito dello scrittore è che il proprio messaggio arrivi al lettore e lo coinvolga totalmente. L’egoismo creativo, quell’atteggiamento di sentirsi appagati dal solo fatto di scrivere senza preoccuparsi di chi leggerà, esclude già all’origine ogni tentativo di comunicare, e per questo va combattuto.

Chi è il nostro lettore?

Ce lo chiediamo mai quando ci accingiamo a scrivere, chi sia il nostro lettore? Non ha un volto, né un’identità, eppure esiste: è quello al quale vogliamo far arrivare il frutto del nostro atto creativo. Egli non assiste al principio della nostra opera, eppure alla fine dipende da lui se il messaggio giungerà a destinazione. Ciò che abbiamo inviato su foglio, come gli arriverà? Quali meccanismi metterà in moto? Quali emozioni susciterà?

Se questo legame non avesse successo, il nostro intento fallirebbe e le parole messe in gioco, saranno vuote. Teniamolo presente. 

Già per il solo fatto che decide di leggere, il lettore ama le parole e le immagini che esse evocano. Ha un’immaginazione fervida che si nutre di sogni e di rappresentazioni altrui. Ha un bagaglio di conoscenza coltivato con i molti testi letti, e ha desideri mai sopiti di viaggiare senza spostarsi di un millimetro dal proprio divano.

Il lettore però è svantaggiato rispetto a chi fruisce di un’opera audiovisiva: non può appoggiare la propria immaginazione su nient’altro che parole. Un compito arduo che diventa addirittura ostico se le nostre parole saranno vaghe. Il lettore riceverebbe del messaggio un’immagine distorta.

Se, al contrario, le nostre parole fossero quelle giuste, vivide e precise come lame, è molto probabile che nasca subito un’alchimia magica tra noi e lui. In definitiva, egli resta coinvolto dalla storia nella misura in cui noi  siamo abili nel catturare la sua immaginazione.

Un atto circolare

A pensarci bene, nella scrittura la comunicazione è circolare: le parole che noi scriviamo resterebbero mute e sorde se non potessero contare sull’atto immaginifico del lettore che dà a esse una forma, caricandole di significato.

Inoltre, a ogni nuova lettura, il processo si rinnova in altre forme e con altre modalità.

Ogni lettore, infatti, interpreta ciò che legge secondo rappresentazioni più consone alla propria fantasia, investendo il testo letto di una particolare originalità.

Vi sembra un compito da poco quello del lettore?

Quindi amici scrittori, chiediamoci costantemente chi sia il lettore al quale ci rivolgiamo. Immaginiamolo compreso sul nostro testo alla ricerca di dare senso alle parole. Sforziamoci di dare vita alla sua immaginazione con descrizioni azzeccate, con immagini evocative, con le pause giuste e con le frasi ordinate.

Così raggiungeremo lo scopo principale dell’atto di scrivere e comunicheremo a chi desideri conoscerla, la nostra interiorità.

Siete d’accordo o al contrario volete esprimere un’opinione divergente?

Intanto vi auguro di coinvolgere con il vostro messaggio migliaia di lettori!

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

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