I romanzi che hanno cambiato la mia scrittura

Maria Teresa Steri, tempo fa, ha lanciato un meme su Anima di carta al quale mi unisco con piacere, anche se in ritardo. Qui trovate il bel post di Maria Teresa dal titolo: “I cinque romanzi che hanno cambiato la mia scrittura”.

Vi dico subito che non è stato  facile individuare i romanzi che hanno influenzato la mia scrittura. Scrivere, per me, è un percorso recente, iniziato solo nel 2012.

Tutt’altra storia è quella della lettura. La mia passione libresca, divorante come tutte le grandi passioni, invece, parte da lontano, da quando, bambina, rifugiavo nei libri un profondo senso di inadeguatezza che mi rendeva insicura. Passai dalla letteratura per l’infanzia  a quella per adulti grazie a Casa di bambola. Da allora non ho mai smesso di aprire e chiudere libri con la tipica naturalezza del vivere.

1) Casa di bambola

Il libro Casa di bambola ha fatto da spartiacque tra il prima e il dopo e credo abbia gettato il seme della scrittura.  Avrò avuto 12 anni quando mi accorsi di un bel libro dalla copertina dorata che stazionava intonso nella libreria di casa. Ero del tutto inconsapevole che tra le mani mi fosse capitato un capolavoro. Il titolo “Casa di bambola” mi aveva fuorviato, facendomi credere che fosse un libro per bambine.  In realtà si trattava di un testo teatrale scritto nel 1879 da Ibsen, scrittore e drammaturgo norvegese.

Cosa mi ha insegnato? In quelle pagine si respira aria  colma di insopprimibile voglia di libertà, di anelito alla vita. Fu l’ imprinting per creare due belle ali alla mentalità condizionata dal luogo dove sono nata e cresciuta.

2) Lettera a un bambino mai nato

Fu il libro dell’adolescenza, ebbe il merito di farmi conoscere Oriana fallaci, giornalista e scrittrice, ma soprattutto di regalarmi delle pagine di un’intensità che vorrei tanto replicare. Lettera a un bambino mai nato, romanzo per caso, in realtà all’autrice  era stata commissionata un’inchiesta sull’aborto, è un monologo da brividi di una madre mancata al suo bambino mai nato a causa di un aborto spontaneo.

Cosa mi ha insegnato? Che la scrittura può arrivare a penetrare come una lama dritta nel cuore. Quello che cerco di raggiungere, forse invano, è proprio questa forza.

3) La coscienza di Zeno

Arrivai a questo libro durante il liceo. Credo fosse una lettura raccomandata dalla prof di italiano per le vacanze estive. Mi entusiasmò al punto che l’ho letto e riletto negli anni a cadenza regolare. La scrittura di Svevo ha una modernità che stupisce, considerato che è uno scrittore di inizio novecento. L’approccio psicoanalitico di Zeno Cosini alla vita – atteggiamento giudicato dall’autore in modo sarcastico, in quanto, non aveva in gran simpatia la psicoanalisi- dona ai personaggi una magistrale introspezione.

Cosa mi ha insegnato? A capire l’importanza di caratterizzare i personaggi con mille sfaccettature, dotandoli soprattutto di difetti, di manie. Ma anche a trascrivere in modo particolareggiato i loro pensieri e i loro dubbi. Il che, ovviamente, non significa che vi riesca.

4) La cena

Letto nel 2015, il libro di Herman Koch racconta la cena in un lussuoso ristorante di due coppie di genitori intenti a parlare del futuro dei propri figli. Dalla conversazione vacua e leggera di inizio cena, nessuno immagina di cosa debbano discutere, in realtà, i quattro sciagurati.  La scrittura di Koch tiene incollato il basito lettore fino all’ultima riga, procurandogli attacchi di moralismo e di fegato, di fastidio per i personaggi, nonché di ammirazione per lo stile potente dell’autore, in un miscuglio di sentimenti da cui si fugge soltanto chiudendo il libro.

Cosa mi ha insegnato? 

L’importanza dei dialoghi funzionali, capaci di far evolvere la storia senza interventi narrativi.  E poi a cercare uno stile incisivo, asciutto, persino crudo.

5) Cattedrale

Il titolo della famosa raccolta di Carver, in realtà, appartiene all’ultimo racconto. Un cieco fa visita a una vecchia amica. Il marito di lei, rimanendo da solo con l’uomo, tenta di spiegargli com’è fatta una cattedrale. Tutto qui, nient’altro che questo. È  Carver, o lo ami o lo detesti.  I suoi racconti sono minimi, schegge di umanità anonima, che rifuggono dalla suspense e dai colpi di scena, giudicati forse espedienti narrativi che poco hanno a che fare con la vita. Eppure dopo aver letto la raccolta, niente può essere come prima.

Cosa mi ha insegnato?  

Che la scrittura è un lavoro a togliere, mai ad aggiungere. Che per avere una pagina decente, bisogna tagliare, tagliare e poi ancora tagliare. Che è meglio un aggettivo solo per volta, e che se non è quello giusto, va tolto. Insomma, una marea di cose che non sto ad elencare, ma che farei bene, piuttosto, a ricordare ogni volta che mi metto al computer. Perché non è automatico per me scrivere centellinando le parole, la mia natura mi spinge a debordare, a uscire dai margini, e disciplinarla è massacrante.

Voi che ne pensate di Carver? Appartenete agli adoratori o ai detrattori dello scrittore americano? E degli altri autori citati? La vostra opinione è preziosa, sappiatelo ^_^

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

22 Risposte a “I romanzi che hanno cambiato la mia scrittura”

  1. Tre su cinque non è male! Ho letto La coscienza di Zeno e ancora oggi lo ricordo con divertimento (però sfumato, dovrei rileggerlo), Lettera ad un bambino mai nato, che dovevo leggere a scuola e invece ho letto da adulta quando è esplosa la mia simpatia per Oriana, decisa e spigolosa, e Cattedrale che avrò chiuso nemmeno un mese fa o poco più. Quest’ultimo mi ha lasciato un po’ perplessa. A parte il racconto che da il titolo alla raccolta, gli altri non mi hanno entusiasmato. Capisco il suo stile, ma a volte sembra non portare a nulla…

    1. Carver divide, come ho detto o lo si ama o lo si odia. E’ il padre del racconto minimalista, e a non tutti piace. Certo Cattedrale ha qualcosa che rimane impresso. Su Oriana, concordo. la sua scrittura la rappresenta molto, anche se in Lettera a un bambino mai nato è persino femminile e dolce. Abbiamo gusti affini, Barbara 😉

    1. E qual è problema, Sandra? ne avrai letto altri cento che io non conosco :D. Post come questo, ringrazio Maria Teresa per l’idea, servono a condividere i nostri gusti letterari oltre che le nostre fatiche scrittorie. Te lo consiglio se non hai problemi di fegato. Preparati a detestare i personaggi, però 😀

  2. Mia cara, lo confesso e attendo la giusta punizione : non ho mai letto Carver! Ma fino ad ora non sapevo che fosse una specie di delitto cui mi ripropongo di rimediare da come ne parli. E poi Zeno, figurati, per un’appassionata di pacicanalisi come me, un must. Ma la vera domanda è :che diavolo è un Meme? Baci

    1. Ah, ah Elena, non lo ritengo assolutamente un delitto. Io l’ho scoperto recentemente e da allora ho rivisto il mio modo di scrivere, tutto qui. Non è detto che possa servire a te. Come dice Barbara, la sua scrittura lascia perplessi. Meme è il lancio di una sequenza di post a tema. Vuoi partecipare? ^_^

      1. Rosalia tu lo sai che io sono dura di comprendonio ma mi butto in ogni iniziativa, ma sui libri … sceglierne 5 è troppo dura, davvero, non sono pronta :))))
        Baci

  3. Carver non l’ho mai letto, non so se mi piacerebbe. Dei libri che hai citato ho letto solo “La coscienza di Zeno”, veramente un gran romanzo. Di Oriana Fallaci ho letto una raccolta di articoli giornalistici, ma non il libro che citi.

    1. Prova, chissà, poi mi dici. Oriana Fallaci giornalista è diversa dalla scrittrice, ti consiglio di leggere Un uomo e Lettera a un bambino mai nato.;)

  4. Cara Rosalia, ho letto due dei titoli: La coscienza di Zeno e Lettera a un bambino mai nato, invece di Carver nulla. Ma purtroppo non ne sono un’estimatrice, non amo molto la letteratura americana di quel genere. Mi sono stati regalati anche libri simili (Haruf) che però non ho trovato così rivelatori come qualcuno invece li ha considerati. Sono troppo romantica per apprezzare certe essenzialità. E questo resta prettamente un giudizio personale.

    1. Certo cara Nadia, ognuno ha libri e autori più vicini ai propri gusti e alla propria sensibilità. Carver non è molto vicino ai miei,ma ritengo che la sua scrittura mi abbia lasciato qualcosa di importante. A te quale libro ti ha insegnato di più?

      1. Non so se si può parlare di insegnato perché credo di aver talmente tanto da imparare… ma ispirato, ecco sì. Il conte di Montecristo; La profezia di Celestino (e tutta le serie); Shantaram; Io uccido; Io prima di te… ecco stanno sul podio. Sono per lo più letture diverse tra loro talmente tanto che tutte insieme sommate mi caratterizzano molto.

  5. Mi sembra di poter dire che anche se per te la scrittura è un percorso recente, sei stata influenzata moltissimo dalle letture. Di fatto chi legge tanto e ha la sensibilità per cogliere aspetti profondi, assorbe anche molto e poi lo riversa più o meno consciamente nella scrittura.
    Argh, a parte Cattedrale, gli altri 4 libri che citi non li ho letti! Alcuni li ho anche nella libreria ma per un motivo o un altro non li ho mai iniziati. Essendo piuttosto prolissa, lo stile di Carver non fa per me… Io di solito in revisione aggiungo invece di tagliare, ti ho detto tutto!
    Grazie per aver ripreso il meme e per avermi citata ^_^

    1. Mi aveva colpito molto Il tuo post,da giorni rimuginavo sulle letture che avevano lasciato un segno e alla fine sono riuscita nell’impresa. È stato faticoso scegliere, in realtà avrei potuto citarne altri, ma le tappe fondamentali per la mia scrittura credo siano segnate da questi. Grazie per aver stimolato con la tua idea questa presa di coscienza

  6. Non ho mai letto Carver, però ho letto due volte La coscienza di Zeno, alle superiori e riletto tre anni fa, certi libri riletti a distanza di tempo danno sensazioni differenti. È un po’ come riscoprire piccole parti di sè. Anch’io sono attirata da La cena, lo metto in lista.

    1. Ciao Giulia, la Coscienza avrà sempre un posto speciale, anzi sto già pensando a una nuova rilettura, perché ogni volta che lo faccio, come dici tu, mi lascia qualcosa di nuovo. La cena è un romanzo molto contemporaneo nello stile e nel tema, può essere utile per svecchiare la scrittura. Aggiornami, se leggerai il libro 😉

  7. Molto interessante questa rosa di romanzi e le motivazioni che ti hanno spinta a ritenerle linee guida per il tuo apprezzare la buona scrittura e scrivere bene.
    Mi incuriosisce molto Carver, che devo decidermi a leggere assolutamente. Mi piace l’idea di una scrittura per sottrazione. Anche la drammaturgia funziona allo stesso modo.

    1. Carver può essere illuminante, anche se lontano dal proprio stile. Ho scoperto nel tuo recente post che anche la drammaturgia prevede continui sfoltimenti. Mi piacerebbe molto scrivere un testo teatrale, ma non saprei proprio da dove cominciare. Se organizzi un laboratorio on line, fammelo sapere ^_^

  8. Con Carver sfondi una porta aperta. I racconti di “Cattedrale” mi hanno mostrato come osservare la realtà: senza fronzoli ma anche senza giudizi. Prima c’erano state un mucchio di letture, ma a volte ne serve solo una per capire l’essenziale.

    1. Ti seguo da un po’ Marco, so che sei un estimatore di Carver. Il suo stile può non piacere ma non lascia indifferenti;)

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