Dall’ordine al caos

big48a2cc8955616Nel viaggio della vita vaghiamo alla ricerca di un ordine che dia senso al nostro esistere, un ordine che talvolta si scontra duramente con il desiderio di eccesso e di disordine che ci portiamo dentro.

A livello filosofico l’ordine e il disordine, Kaos, si contrappongono, l’uno è sinonimo di Bene, l’altro di Non bene (basti pensare al mito del Demiurgo nel Timeo di Platone). Per molti secoli la contrapposizione è stata avvallata dalla scienza  classica che nel sistema ordinato includeva i fenomeni  determinati dalle regole, e al contrario al caos imputava la casualità e l’indeterminazione degli eventi.

Nel novecento la svolta: la matematica quantistica svela che il disordine non è casualità, ma rappresenta ciò che sfugge all’immutabilità della regola. E persino nel disordine, nel caos, si possono intravedere elementi di regolarità ordinati perfettamente; di contro nell’ordine permangono elementi che sfuggono alla determinazione. Il sistema quindi non è contrapposto, se mai complementare.

Anche la narrativa ha tentato di interpretare la nuova concezione scientifica e filosofica, e, sovvertendo il corso naturale degli eventi, che dal caos tendono all’ordine, ci propone spesso  un cammino  a ritroso. Un bel modo di cambiare prospettiva che sento il desiderio di sperimentare. Vi propongo alcuni esempi che mi hanno colpito in modo particolare.

“Caos calmo”

Il libro di Veronesi, premio Strega 2006, che ha diviso i lettori in seguaci appassionati e irriducibili detrattori, è la storia di  Pietro Paladini, un uomo splendidamente ordinato. La sua vita è ordinata: un bel lavoro, una compagna che lo ama e una figlia di dieci anni. All’apice di un’esistenza placida entra il disordine e cambia tutto. La morte improvvisa della compagna rende la vita mostruosamente incomprensibile. Niente è più come prima. Da questa nuova prospettiva il protagonista legge le pagine che ha vissuto interpretandole in modo nuovo. Il dolore lo risveglia e lo rende consapevole della vera natura dei rapporti che ha intrecciato, nonché di ciò che ha evitato di guardare a fondo per non stravolgere l’ordine raggiunto.

“L’amore fatale”

Un percorso simile avviene  in L’amore fatale di Ian McEwan. All’inizio della storia accade un fatto bizzarro e al contempo tragico: dal prato dove è impegnato con la moglie in un tranquillo pic-nic, il protagonista Joe scorge che una mongolfiera con un bambino a bordo sta per innalzarsi senza controllo. Insieme ad altre quattro persone Joe vi si aggrappa per tenerla ancorata, ma durante queste manovre uno dei quattro muore. Nel confortare uno dei soccorritori, Joe vive l’incontro con il proprio persecutore, affetto dalla sindrome de Clerambault, e niente sarà più come prima. L’ordine di Joe e della sua famiglia diventa disordine, tutto è sovvertito e ogni cosa assume un diverso significato.

“La freccia del tempo”

Una vita a rovescio è l’idea di base magistralmente raccontata da Martin Amis. Un criminale di guerra nazista, il medico Tod T.Friendly, muore di vecchiaia in un nosocomio.  Ma la morte non conclude il ciclo vitale del personaggio, anzi diventa l’inizio di una percorso inverso che dalla vecchiaia giunge fino alla nascita, dove allo straniamento iniziale del protagonista si aggiunge quello del narratore; egli infatti non sembra accettare il nuovo ordine di tempo e inserisce volutamente delle incongruenze. L’ordine precostituito e il disordine  si intrecciano e si completano creando un piano reale molto complesso. Al termine, iI protagonista raggiunge l’infanzia e come ultimo atto la sua nascita. Il percorso è concluso. Un esperimento riuscitissimo che crea un effetto conturbante proprio in virtù di questo costante ribaltamento dei fatti (da non perdere l’episodio del bagno). Un personaggio che non si costruisce , ma si decostruisce pezzo per pezzo per raggiungere di nuovo la purezza della nascita.  Ammetto di essere ancora in trance dopo questa lettura.

Una riflessione

Le letture e gli studi, rei di aver rallentato l’attività sul blog, mi hanno condotto a sperimentare nuove strade. Di personaggi alla ricerca di ordine e benessere psicofisico, che faticano nel tentativo di trovare l’equilibrio ne ho le tasche piene. Vorrei osare di più e intraprendere nuovi piani narrativi. Molte idee mi brulicano in testa, talvolta fastidiose. Spero di riuscire a strutturarle presto. Intanto chiedo il vostro importantissimo parere. Voi cosa ne pensate? Avete tentato qualcosa di simile?

 

 

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

4 Risposte a “Dall’ordine al caos”

  1. Anch’io di recente sento il bisogno di affrontare temi diversi, ma anche scelte narrative, personaggi e ambienti diversi. Credo che siano istinti da ascoltare, perché in fondo si scrive anche per compiere questo tipo di viaggio. 🙂

  2. Questo articolo mi ha fatto sorgere una riflessione a proposito dei personaggi di cui mi sto occupando, nel romanzo che sto scrivendo: uno dei due protagonisti deve riuscire a fare ordine, l’altro ad aprirsi al caos accettandolo non come un nemico, ma come una componente fondamentale della propria personalità. Forse non ho osato abbastanza nel senso che tu intendi, e magari lo farò in futuro, però si tratta di una dicotomia su cui vale la pena riflettere, specialmente perché io ho sempre amato definire la scrittura come un passaggio naturale dal caos all’ordine: si parte con delle idee che, progressivamente, trovano la giusta forma…

  3. Anch’io ho sempre intrapreso la strada che dal caos porta all’ordine.
    Sarà perché in fondo è un cammino naturale che ho sperimentato
    nella vita. Questo sovvertimento è inusuale e per questo affascinante.
    Vedo che anche tu stai sperimentando in questo senso, buon lavoro;)

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