Comunicare con stile

Non è un mistero: il mio sogno è pubblicare. Certo, scrivo per me stessa e per il mio benessere come forse gran parte degli autori. Coltivo però  il desiderio di comunicare delle emozioni e,  regalare, a chi vorrà leggere le mie storie, momenti di evasione. E questo desiderio si fa ogni giorno più forte.

Insomma sono un autore in ricerca di editore, e finora ho dovuto stringere i denti per non gettare la spugna. Il percorso già estenuante di per sé, è reso complesso dalla pessima comunicazione dell’editoria. I signori editori avranno le loro buone ragioni, non lo discuto: mancanza di tempo, sovraffollamento di proposte. Sta di fatto che considerano noi autori neppure meritevoli di un semplice: no, grazie.

Per dovere di cronaca, a essere onesta, in questi giorni qualcosa si sta muovendo intorno al mio manoscritto, ma è prematuro parlarne. Quindi non lo farò. Spero di aggiornarvi presto. 

Adottare una politica basata su una comunicazione civile, insomma, per molte Case Editrici non è un fattore rilevante, e non mi riferisco solo alle major che, come è noto,  non accolgono i manoscritti degli sconosciuti e non hanno alcun interesse a incoraggiare gli esordienti.

Eppure nel regno degli imperscrutabili silenzi qualche eccezione la si trova. Anzi ci sono persino segnali di stile. Peregrinando tra una CE e l’altra nelle sezioni “invio manoscritti” ho scoperto alcune chicche imperdibili.

Udite… udite!

Quelli che… sono di poche parole perlomeno gentili :

Tutti noi della Nave di Teseo vi ringraziamo per l’interesse e il supporto che ci dimostrate inviandoci le vostre proposte. Valuteremo i manoscritti ricevuti e vi ricontatteremo solo in caso di un riscontro positivo.

Quelli che … fanno tutto con  professionalità:

Il manoscritto dovrà essere rilegato e andrà corredato di una scheda illustrativa del testo e del profilo dell’autore, con indicati i recapiti dove può essere rintracciato. Il periodo di valutazione non è inferiore ai sei mesi.

Cerchiamo di rispondere a tutti perché al diritto di farsi leggere corrisponde il nostro dovere di cercare e dialogare con possibili nuovi autori. Dovere che però pensiamo decada in caso la natura del lavoro pervenuto sia palesemente fuori contesto rispetto a quelle che sono le nostre linee editoriali (quello è il vostro dovere, quello da cui appunto siamo partiti per scrivere questa policy: avere cura di vedere cosa pubblichiamo, in caso contrario ci prenderemo la libertà e il diritto di non rispondere). 

Quelli che… già che ci sono, dispensano lezioni di scrittura:

Il mio maestro delle elementari mi imponeva di rileggere il mio tema più volte. E aveva ragione. Ad ogni rilettura saltava fuori qualcosa: un errore grammaticale, una forma verbale sbagliata, sintassi da sistemare etc. Lui diceva: “Limare! Limare! Limare!”. Sicuramente il vostro romanzo è più corretto di come era il mio tema, ma può certamente essere migliorato. Rileggetelo ancora una o due volte e… limate, limate, limate!

Date una occhiata alle nostro collane (e magari acquistate un paio di libri): Angst, Festinalente, Opachi e se secondo voi il vostro manoscritto potrebbe farne parte non esitate ad inviarcelo! 

Dulcis in fundo, quelli… che la buttano sul ridere

 

  • Inviate Manoscritti solo se proprio non potete farne a meno. La questione deve essere per voi più o meno una cosa di vita o di morte.
  • Non inviate Manoscritti in cui non succede nulla, anche se l’elaborazione concettuale all’interno del testo è altissima.
  • La norma di cui sopra è parimenti valida al contrario.
  • Non inviate Manoscritti in cui succedano più di quattordici colpi di scena in tutta la trama. Sono ammessi fino a quindici colpi di scena in casi rarissimi, quando le storie superino i trentacinque-quaranta personaggi principali.
  • Non inviate Manoscritti con trentacinque-quaranta personaggi principali, per favore!
  • Noi siamo assolutamente convinti che la Maddalena non sia la moglie di Gesù. Per cui non inviateci Manoscritti che sostengano o che perlomeno adombrino questa tesi.
  • Non inviateci Manoscritti in cui una storia noir sia ambientata nei Paesi scandinavi. A meno che non siate scandinavi da almeno 3 generazioni e lo possiate dimostrare attraverso dettagliata documentazione anagrafica.

Esilarante!

Una risata te la strappano, non c’è dubbio, anche se forse bisognerebbe ricordare a questi signori che non è carino scherzare con i sogni altrui. O no?

E voi, cari lettori, cosa ne pensate del bizzarro e variegato modo di  comunicare delle Case Editrici? Avete qualche chicca da  segnalare?

Views All Time
Views All Time
Views Today
Views Today
Avatar for Maura Puccini

Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

18 Risposte a “Comunicare con stile”

  1. Ne parlo spesso da me, purtroppo gli editori che non rispondono sono la maggior parte e laddove manchi un caro riferimento all’intervallo temporale di attesa non si sa mai se il testo sia ancora in valutazione o già stato scartato.
    Mi è capitato che rispondessero, negativamente, dopo 1 anno, in 2 casi.
    Chiare linee guida per l’invio, tutto sommato quelli che la buttano sul ridere mi paiono poco pertinenti, e tempi di attesa dichiarati non superiori a 3 mesi dovrebbero essere legge.
    Facci sapere per il tuo lavoro, incrociamoci tutti.

    1. Grazie Sandra, ve ne parlerò eccome, spero solo di concludere qualcosa. Anche a me, al di là dell’ironia, piacciono poco i burloni, Sulla fatica degli altri occorre essere seri ^_^

  2. Li commenterei così:
    – Prepara una mail standard di rifiuto, è più professionale del silenzio. Siamo nell’era dei bot e delle assistenti digitali, fatevi aiutare.
    – Vi perdete la possibilità di scoprire il nuovo ed innovare le vostre vetuste linee editoriali.
    – Se non lo sapete esistono i correttori di bozze per gli errori grammaticali e gli editor per le limature. Certo un autore deve presentarsi al meglio delle sue capacità, ma se l’editore vuole la pappa pronta, meglio puntare sulle royalties del self publishing, a questo punto.
    – Massimo quindici colpi di scena e trentacinque personaggi? L’avete letto Il signore degli anelli, si?!
    Alla fine mi chiedo, quanti di loro avrebbero bocciato Harry Potter?!
    Che tristezza…

    1. Hai proprio ragione, a me è venuto da ridere per non piangere! Questi signori non rispettano il lavoro degli altri, e credo che queste robe qua capitino solo nel mondo editoriale. Hai ragione da vendere sui metodi di comunicazione al passo con i tempi. Puntare sulla scoperta di giovani talenti per gli editori è azzardo, meglio buttarsi sul sicuro. Un panorama molto triste, in linea con la decadenza culturale italiana.

  3. Parlando della mia personale esperienza posso ammettere di avere incontrato quasi solo case editrici a pagamento anche sotto mentite spoglie e di avere ormai i raggi x per individuarle dove gli altri vedono opportunità.
    Le casistiche che riporti sono purtroppo la quasi normalità, poi c’è chi ti risponde dopo un anno, chi per nulla e non saprai mai se il tuo lavoro è da cestino, chi ti risponde ti pubblica e poi non mantiene le promesse, non distribuisce il libro, non lo promoziona…
    Un vero ginepraio!

    1. Purtroppo hai ragione, il mondo editoriale è un vero ginepraio e non è per niente facile per un autore affermare il proprio lavoro. Si giustificano dicendo che mancano i lettori, in realtà secondo me manca la voglia di innovarsi e di rischiare.

  4. Io ci ho provato con gli editori e ho lasciato perdere, alla fine ho preferito l’autopubblicazione.
    Cose da segnalare? A parte gli scarsissimi casi in cui rispondono (in genere, come dici anche tu, reputano inutile farlo) ho trovato siti web di editori che prendevamo per i fondelli gli scrittori autopubblicati. Ora, fosse stato il sito web di un editore di grande rilevanza nazionale avrei anche potuto capire. Ma erano editori del tipo “una scarpa e una ciabatta” e avevano pure la faccia tosta di arrogarsi a grandi esperti di letteratura. Roba che mi era venuta voglia di scrivergli: se sei così esperto come dici, come mai i libri che pubblichi vendono un centinaio di copie al massimo parenti dell’autore compresi? Non dovrebbero vendere milioni di copie?

    1. Capisco la tua scelta di autopubblicarti e non nego di averci pensato, vedremo in futuro. Sì, l’ambiente editoriale è piuttosto arrogante come dimostrano Le mie segnalazioni. A parte la prima, si tratta di case editrici medio piccole che hanno in catalogo titoli mai visti in libreria. Eppure si permettono di trattare gli autori come pezze da piedi

  5. Quelli che la buttano sul ridere sono un vero spasso 😀 Almeno sanno fare dell’ironia, là dove tutti gli altri non ti considerano proprio. Certo ormai tra gli editori si trova di tutto quanto a istruzioni per i manoscritti, ma in linea generale vige una certa distanza psicologica, per non dire ostilità. Io continuo a pensare a quei piccoli editori ai quali ho mandato alcuni anni fa delle semplici richieste di informazioni e non mi è mai arrivato uno straccio di risposta. Gli stessi che oggi mi riempiono la casella e-mail di promozione ai loro libri. Non aggiungo altro.

    1. Concordo, un po’ di ironia non guasta.In genere, però, come dici tu l’atteggiamento degli editori è freddo e distante. Il paradosso è proprio questo: amiconi quando ti chiedono recensioni e segnalazioni, distaccati e spocchiosi nelle altre circostanze, che tristezza!

  6. Le case editrici vogliono la pappa pronta (ma allora se la pappa è già pronta perché mai un autore dovrebbe cedere i diritti alle case editrici? Un minimo di lavoro non dieta anche a loro?) se pensate che Harry Potter era stato rifiutato da diverse case editrici prima di diventare il fenomeno editoriale che conosciamo…

    1. Proprio così, le medie-piccole case editrici pretendono dall’autore molto impegno e dedizione e non so se il gioco valga la candela 😉

  7. Ho lasciato un commento, ma non l’ha pubblicato. Ci riprovo. Molte case editrici vogliono la pappa pronta e lasciano che l’autore faccia tutto da sè, compresa la promozione, mi chiedo allora se, in questo caso, ha senso cedere i diritti a una casa editrice e non invece autoprodursi. Apprezzo comunque le case editrici che sul loro sito indicano regole chiare da rispettare per l’invio dei manoscritti, per esempio un tempo entro il quale considerarsi liberi in caso di non risposta, oppure l’indicazione di generi da loro trattati con l’esclusione di altri.

    1. Il tuo primo messaggio è arrivato ma era in attesa di approvazione. Pubblico anche questo, visto che è un po’ diverso. Il senso dell’articolo è proprio questo, chiedere una comunicazione trasparente. Non credo sia così difficile, nell’era della digitalizzazione. Grazie per il tuo duplice commento ^_^

  8. E’ da un po’ che non mi informo sulle procedure degli editori, perciò non ho chicche da aggiungere, ma ho sempre detestato il fatto che la maggior parte di loro si senta autorizzata a non rispondere. Anche se un autore avesse loro mandato la lista della spesa, è comunque una grossa mancanza di rispetto umano il considerare troppo gravoso mandare una mail con un cortese rifiuto (ora ci sono programmi che lo fanno, persino!). A parte questo, il pellegrinaggio presso gli editori ha iniziato a sembrarmi sempre più insensato, tanto che ho deciso di pubblicare in autonomia quello che scrivo, senza per questo escludere contatti con editori o altro (ne parlo nel mio ultimo post). In bocca al lupo per il tuo percorso! 🙂

    1. Grazie! Lo scoraggiamento è sempre dietro l’angolo perché a fronte di un briciolo di speranza in più, si deve sopportare silenziosi rifiuti non molto educati. Ho letto la bella notizia della tua pubblicazione, ti faccio mille in bocca al lupo anche da qui!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.