16 consigli per scrivere dialoghi efficaci

Oggi pubblico di nuovo a grande richiesta un argomento di scrittura creativa di Michele Renzullo, fondatore di Corso di scrittura creativa online,  sito che nasce dalla sua passione per la narrativa, l’imprenditorialità e il digital marketing.

Un guest post che ha riscosso grande successo!

                       “Scrivere bene dialoghi è un’arte e non un mestiere.”  Stephen King

In un dialogo narrativo le chiacchiere stanno a zero

Se nella vita reale parliamo del più e del meno, ci fermiamo, ci ripetiamo, imprechiamo, parliamo per riempire vuoti, in un romanzo o in un racconto dobbiamo usare il dialogo per assolvere a delle funzioni precise:

  • portare avanti la trama

  • rivelare un conflitto

  • svelare le caratteristiche di un personaggio

  • fornire informazioni sul tempo o sul luogo della storia

  • far percepire l’atmosfera o l’umore di un personaggio

Certo, i personaggi possono anche parlare di frivolezze, ma allora nel sotto-testo, attraverso la scelta precisa di parole ed espressioni, dobbiamo esprimere alcune caratteristiche del personaggio o il rapporto tra i due parlanti (idealmente conflittuale).

«Un caffè.»

«Normale o macchiato?»

«Se lo avessi voluto macchiato lo avrei specificato, le pare?»

Si può essere cinici anche al bar.

Il dialogo è una parte fondamentale di un testo narrativo, e a volte il successo o l’insuccesso di un romanzo può dipendere proprio da quanto questo sia efficace.

Non ci sono regole per la quantità di dialogo da inserire in un testo: personalmente mi piacciono i romanzi bilanciati. Il dialogo spezza il ritmo del testo, lo fa accelerare, sentire vivo (anche graficamente è delimitato da spazi bianchi, quindi scorre più velocemente): in altre parole il lettore viene coinvolto maggiormente, gli pare di essere lì ad assistere alla scena.

Attraverso il dialogo deve emergere un aspetto della personalità del personaggio, del suo modo di fare, del suo registro linguistico. Possiamo ̶ con attenzione ̶ riprodurre interiezioni, slang, dialetti e modi di dire, ma dobbiamo prestare attenzione a non effettuare una trascrizione pedissequa di una conversazione reale (provate pure a registrare una conversazione e a trascriverla: vedrete che sarebbe illeggibile).

Dobbiamo quindi imitare quella conversazione, simulando la vita reale.

Errori nei dialoghi

Uno degli errori più comuni che si possa commettere è quello di usare il dialogo per spiegare un retroscena, un’informazione sulla trama, una parte della storia, o qualcosa di ovvio per i personaggi.

« Abbiamo controllato dappertutto. E non abbiamo trovato niente. Neanche una lettera, una foto, dei panni sporchi.»

« Tu mi vorresti dire che, dato che non ci sono effetti personali, l’assassino potrebbe non vivere effettivamente qui?»

Qui il narratore sta offrendo indizi al lettore, imboccandolo col cucchiaino. Oppure:

«Buondì signor Brambilla. Ho visto questo pomeriggio la signora Maria, sua moglie, rientrare già dal lavoro.»

Il signor Brambilla, ovviamente, sa che la signora Maria è sua moglie.

Quando conviene usare una sequenza dialogica?

Nella vita reale siamo sottoposti ad ascoltare conversazioni in modo indiscriminato: molte volte ne faremmo volentieri a meno. In un’opera narrativa, fortunatamente, possiamo scegliere cosa far dire ai nostri personaggi.

Quindi possiamo usare il dialogo:

  • In un momento significativo della trama

  • Quando c’è un confronto-scontro tra due personaggi

  • Per sottolineare un passaggio drammatico

In un romanzo l’interazione tra i personaggi è una componente fondamentale per catturare l’attenzione de lettore. Il dialogo, se ben fatto, è quello che più coinvolge e affascina il lettore in quanto gli fa dimenticare che la storia è frutto della fantasia dell’autore.

Accade un po’ come ad un primo appuntamento: la conversazione, sebbene non sia tutto, è una parte importante che vi spingerà a decidere se volete rivedere o meno una persona. Proprio come ad un rendez-vous, bisogna saper valutare quando parlare e quando ascoltare.

La punteggiatura nel dialogo diretto

Il dialogo diretto può essere espresso tramite diversi segni tipografici quali virgolette, apici, virgolette caporali, o linee. Uno degli errori formali in cui possiamo imbatterci è sbagliare la punteggiatura nei dialoghi. Ogni casa editrice adotta le sue convenzioni.

L’importante è usarli con coerenza e non cambiare mai metodo all’interno del testo.

  • virgolette alte semplici dette anche virgolette inglesi o singoli apici (‘ ’ oppure ‘ ‘)
  • virgolette alte doppie dette anche o italiane o doppi apici (“ ” oppure ” “)

  • virgolette basse dette anche francesi o caporali o a sergente (« »).
  • Linee (- oppure – )

Consigli ad uno scrittore esordiente per scrivere un dialogo efficace

Infine vi lascio con 16 personali consigli per scrivere un dialogo efficace:

  • Bilanciate narrazione e dialogo.

  • Usate il dialogo solo nelle scene importanti, idealmente dove c’è tensione tra i personaggi.

  • Arricchite il dialogo contestualizzandolo visivamente (ad es. “Non importa,” disse Marco, indicando i cocci del suo vaso preferito).

  • Legate il dialogo a un pensiero (ad es. “Ma di che diavolo stai parlando?” Michele pensò subito di avere usato un tono troppo aggressivo. “Dai, lo sai che lo dico per il tuo bene.”)

  • Usate risposte che non hanno senso. Dal contrasto tra azione e dialogo può nascere uno spunto interessante (“Non me ne frega nulla se te ne vai via”, urlò Elisa, scoppiando a piangere).
  • Usate una battuta di dialogo per sottolineare punti di vista differenti.

  • Prestate attenzione, nella vita di tutti i giorni, a come parlano le persone.

  • Usate contrazioni, interiezioni, intercalari e termini colloquiali (ma senza abusarne).

  • Non abbiate paura a ripetere “disse” come frase di attribuzione.

  • Usate il dialogo indiretto per riassumere avvenimenti non importanti.

  • Evitate un dialogo didascalico per spiegare dei retroscena.

  • Evitate il dialogo per fare prediche o mettere in bocca ai vostri personaggi delle vostre idee (sono i personaggi che devono parlare).

  • Scrivete in modo conciso.

  • Eliminate le informazioni superflue o ridondanti (apprese o che si apprenderanno in altro modo lungo il testo).

  • Rileggete ad alta voce le battute di dialogo

Cosa ne pensate dei 16 consigli per dialoghi efficaci? Quali utilizzate nei vostri romanzi?

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Pubblicato da Maura Puccini

La gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari... solo che si riconoscono non appena si trovano assieme

21 Risposte a “16 consigli per scrivere dialoghi efficaci”

  1. Grazie Michele, i tuoi consigli sono validissimi. Un dialogo a regola d’arte deve apparire vero senza esserlo. Dovremmo suscitare nel lettore la sensazione di assistere a qualcosa di vivo, di sentire il tono, di vedere le espressioni facciali, di seguire la gestualità dei personaggi, perché riesca a partecipare all’umanità che ruota e riempie quello scambio. E a pensarci bene è questa la vera sfida da vincere non avendo in mano nient’altro che parole:)

  2. Mi paiono consigli molto pertinenti anche se sempre altrettanto complicati da mettere in pratica durante la stesura. Credo sia la parte che più correggo quella del dialogo, trovandola sempre perfetta e poi di nuovo da risistemare in un’eterna diatriba con me stessa.

    1. Anch’io ho le tue stesse difficoltà, cara Nadia. Durante la prima stesura, credo di aver fatto bingo, poi, bastano un paio di letture per apparire come sono: artefatti e noiosi. Allora via, devo ricominciare e così per molto tempo 😉

  3. Grazie Rosalia e grazie a Michele per questa preziosa e molto completa guida ai dialoghi dei personaggi.
    Personalmete ho avuto molta difficoltà al’inizio della mia avventura scrittoria con i dialoghi, perché non mi riusciva mai di farli apparire interessanti, vivaci, veri al punto da uscire quasi dalla pagina. Poi, improvvisamente, la chiave di volta. E ora amo molto utilizzarli proprio nel modo in cui suggerisci tu e mi apre funzioni.
    Ho trovato particolarmente utile per me il suggerimento di usare contrazioni, termini colloquiali, ecc. Li utilizzo per rendere meglio l’identità del personaggio e mi aiuta nel passare la mano da una voce all’altra senza che il lettore si perda e non sappia più chi ha parlato e perché.
    L’altra cosa che mi sono segnata è la libertà di usare il verbo “disse”. Spesso per evitare di ripeterlo mi industrio a trovare sinonimi che alla fin fine non risultano mai efficacie e immediati come il consueto disse. Questo tuo placet mi fa tirare un sospiro di sollievo e dedicare le mie oche energie a cose che ritengo più impellenti e in qualche modo importanti di questa.
    Complimenti Rosalia e per questo bel guest post!

    1. Grazie Elena, il merito è di Michele. Fa bene ogni tanto tornare ai fondamenti della scrittura creativa, arricchisce il bagaglio e aiuta a prendere confidenza con tecniche più efficaci. Grazie a te per il commento ^_^

  4. Grazie dei consigli. Non sono per nulla facili i dialoghi. Sui troppi disse mi disturbano, sono sincera.
    Avrei una domanda: la lunghezza in un dialogo? Voglio chiedere se è consigliabile più un botta o risposta o se anche una battuta più lunga di un personaggio possa funzionare.
    Saluti a tutti.

  5. Grazie a Michele e a Rosalia per questo articolo pieno di preziosi consigli sui dialoghi. Quello di rileggere i dialoghi ad alta voce mi sembra utilissimo, non ci si pensa mai, ma la lettura ad alta voce può suggerire molto bene se un dialogo regge o no.

  6. @Tiziana: ti consiglierei battute concise.
    Va bene variare le frasi di attribuzioni, ma considera che a volte lo scrittore inserisce dei verbi fuori luogo: proclamò, sentenziò, quando non è il caso. Inoltre, questa è più una preoccupazione dello scrittore che non del lettore, il quale sorvola sul verbo di attribuzione (in altre parole, il “disse” è una convenzione invisibile)

  7. Interessantissimo!
    Sto al momento lavorando all’editing del romanzo (con piccolo aiuto da gente che ne sa più di me) e devo constatare ogni volta come i dialoghi siano in effetti una questione delicatissima. Sto sfrondandone molti, perché diciassette anni fa facevo dire troppo ai miei personaggi, sto lavorando a renderli essenziali ed efficaci.
    Il teatro in tal senso insegna molto. I dialoghi in palcoscenico devono essere serrati e motivati.

    1. Ciao Luz, l’editing professionale è la marcia in più dell’opera, sicuramente. Scrivere dialoghi sembra facile, si rivela complicatissimo farlo bene☺

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